CAPITOLO 4.

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Silvia

La nostra conversazione a quanto pare è giunta al termine.

Lui mi sfila l'accendino dalla mano e si avvia dentro casa, senza dire una parola.

Bene. Ora che faccio?

Se lo seguo probabilmente sembrerò ossessionata da lui, e non è proprio questa l'impressione che vorrei dare. Ma che faccio fuori sola, senza sigarette e in maglietta?

Fanculo. Entro.

Lui c'è ancora. Sta riprendendo le sue sigarette e un mazzo di chiavi dal tavolo della cucina. Si è accorto che sono rientrata, ma non mi degna neanche di uno sguardo. Lo vedo avviarsi verso la porta, afferrare al volo una giacca di pelle dall'appendiabiti, e girare la maniglia.

Prima di andarsene si gira verso di me e mi sorride.

"Beh, allora ciao ragazzina" sussurra, con quella sua voce bassa e calda.

Poi chiude la porta alle sue spalle e se ne va.

D'un tratto, rimasta sola, la mia mente viene inondata da dubbi e domande.

Chi era quell'uomo? Perché conosce Gojo? Che cosa voleva da me? Che immagine si sarà fatto di me?

Non so rispondere a nessuna di queste domande.

Non so neanche il suo nome.

Ma di certo c'è qualcuno che ne saprà più di me, che riuscirà a togliermi qualche dubbio: Gojo!

Mi precipito in camera sua: le ragazze che prima erano nel letto insieme a lui sono sparite: in compenso lui dorme ancora profondamente.

"Ma ti vuoi svegliare? Guarda che è tardissimo!"

"Mh?" risponde Gojo, in stato di dormiveglia.

"Andiamo Gojo, la casa è un disastro, non puoi rimanertene a letto così!"

"Ah, sei tu, mi sembrava di sentire un'odiosa vocina familiare" sorride, lanciandomi il suo cuscino. "Perché piuttosto non vieni a farmi compagnia?"

"Non ci provare, io con te non ci casco, lo sai" rispondo io, lanciandogli addosso il cuscino con forza.

"Va bene, va bene. Quanto sei noiosa!"

"Senti, visto che è già ora di pranzo e io ho lezione in pomeriggio, ti va di andare a mangiare qualcosa insieme?" 

"Perché no" risponde Gojo "sto morendo di fame!"

Finalmente si alza dal letto. Indossa solo un paio di boxer neri forse un po' troppo piccoli per lui. «Ti sta bene la mia maglia" continua, guardandomi.

Giusto. Mi ero dimenticata di stare indossando i suoi vestiti.

"È un problema se per oggi la tengo? Non so proprio dove siano finiti i miei vestiti ieri sera."

Gojo scoppia a ridere e mi guarda: "Già, un classico."

Si volta verso l'armadio per scegliere che cosa mettersi: io intanto lo osservo. Ha delle spalle davvero ampie, è molto alto e i suoi capelli, senza quella ridicola benda che tiene sempre, sono leggeri e morbidi, di un bianco brillante unico. È davvero un bel ragazzo. Ma sembra così piccolo comparato all'uomo di prima.

Non riesco proprio a togliermelo dalla testa. Devo saperne di più.

"Pronta?" Gojo mi distoglie dai miei pensieri. Ha indossato una camicia azzurra e dei pantaloni neri. 

"Pronta" rispondo io.

"Il posto lo decido io però!"

"E perché?"

"Perché tu hai osato svegliarmi."

"E questo che c'entra, prima o poi ti saresti svegliato lo stesso, no?"

"Sí, ma tu mi hai svegliato BRUSCAMENTE."

"Va bene, va bene, non voglio litigare per una cosa così stupida. Scegli pure il posto che più ti aggrada, ma bada che se mi porti in uno di quei soliti fast food vicino all'Accademia, ti lascio mangiare da solo e me ne torno a casa."

"Non ti preoccupare. Vedrai che ti sorprenderò."













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