12.Veritá

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La sveglia del telefono suona all'improvviso e io, dallo spavento, cado giù dal letto. Mi alzo imprecando e la spengo. Mi rimetto sotto le coperte e ripenso a quello che è avvenuto due ore fa, circa. A Chloe e a Dick...
Nemmeno io so tutto di lui, perché dovrei essere la prima a raccontargli di me e del mio fottuto passato?!

Ci ripenso e ci ripenso fino a quando sento la maniglia della porta abbassarsi. E se fosse lui? Impossibile. Mi metto su un fianco e chiudo gli occhi. D'altronde sono solo le 5:46 di mattina, un po' di privacy no?

Poi sento il cigolio della porta accompagnato dai dei pesanti passi di scarpe...non è Dick.
Mi costringo a non girarmi e vedere chi è, ma poi sento altri passi pesanti venire verso il mio letto, e poi una voce.

«Non volevi tornare a casa eh? Bhe ti ci riportiamo con le cattive» appena finisce di dire l'ultima parola sento uno schiocco di dita e delle braccia cercare di alzarmi. Appena sento che mi stanno sollevando, gli do un pugno sul naso e mi lasciano; esco di lì e corro al piano terra, sperando che si sia svegliato già qualcuno. Vedo un ciuffo verde spuntare dalla cucina.
«Gar! Grazie a Dio!» urlo mentre gli vado in contro. Quando il ragazzo si gira nella mia direzione mi fa un sorriso a trentadue denti. Ha la faccia ancora addormentata e due occhiaie che gli segnano l'insonnia.

«Buongiorno Vi'»mi saluta mentre prende il caffè. Poi accorgendosi del mio sguardo preoccupato, appoggia la tazza sul bancone e mi guarda serio.
«Vi' che succede?» mi chiede
«Gar, aiutami,ti prego, c'è mia zia di sopra, vuole riportarmi in quel manicomio!» non so che fare.
«Ei, tranquillizzati adesso, era solo un incubo» cosa?!
«No Gar, era reale, stavano cercando di portarmi in quel posto pieno di psicopatici, per favore credimi!»

«Vieni» mi dice prendendomi per mano
«Andiamo a controllare» e ci dirigiamo di sopra. Andiamo in camera mia ed effettivamente non c'è nessuno..ma che diamine?!»
«Visto? Ora sei più tranquilla?» dopo che ha pronunciato quella frase, un uomo in nero appare dietro le sue spalle e cerca di colpirlo, ma Gar si sposta perché, bhe, ha dei buoni riflessi, ottimi direi.

Lo guardo con un pizzico di paura.
«Corri!»mi prende di nuovo per mano e saliamo ancora di più. Entriamo in una stanza a caso, chiudiamo immediatamente la porta dietro di noi  e ci sediamo per terra con la schiena appoggiata alla porta.
«Ma che diavolo?! Gar?  Vic? Che cosa ci fate in camera mia?!» la camera di Donna Troy.

«Donna...ti prego...ci serve il tuo a-aiuto» cerco di riprendere fiato.
«Respira, e poi mi racconti va bene?»annuisco e faccio un respiro profondo
«C'è mia zia, è entrata qui, e ora mi sta cercando perché vuole riportarmi con lei in quel posto di matti, ma io non ci voglio riandare»

«Merda, sono arrivati quassù»mormora Gar.
«Torno subito, voi nascondetevi e non fate alcun rumore» ci raccomanda Donna, mentre io e Gar ci nascondiamo nel suo armadio.
«Dove vai?»chiedo a Donna.
«A chiamare gli altri» mi risponde lei e poi chiude l'armadio.

«Non posso starmene qui» mi confessa Gar
«Perché?» gli domando un po' confusa, ma lui devia la mia domanda
«Ti mando Dick, io vado a cercare Rachel» ed esce dall'armadio e, consecutivamente,dalla stanza. Ma perché mi lasciano tutti da sola oggi?

Ma vengo riscossa dai miei pensieri. Sento dei passi avvicinarsi delicatamente all'armadio, mi tappo la bocca così che, chiunque ci sia qui fuori, non senta il mio respiro che si è fatto più pesante e più affannoso di prima. Mano a mano che i secondi passando, sento il mio cuore che mi martella nel petto, tanto che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Sento l'anta dell'armadio aprirsi e, come per istinto, chiudo gli occhi e li strizzo talmente forte che li sento bruciare.
«Andiamo, mia cara, non sono poi così brutta»merda. Vedendo che non mi muovo e che non li apro, ricomincia a parlare.
«Se non vuoi venire con me con le buone, dovrò farti portare via» dice e, vedendo che non funzionano le minacce con me, ci riprova.

«Bene, l'hai voluto tu» sento un rumore tipo lattice e, pochi secondi dopo, una mano afferrarmi il polso e scaraventarmi giù a terra. Riapro gli e occhi vedo una scarpa vicino al viso ma, con un rapido gesto, rotolo via. Sento un dolore lancinante sulla testa, metto una mano sul punto doloroso e sento qualcosa di liquido strisciarmi sulla nuca, mi porto la mano davanti alla faccia e noto che mi esce del sangue dalla testa. Cazzo se fa male.

«Be'? Adesso cosa vorresti fare? Non ci sono i tuoi stupidi amichetti a salvarti, specialmente quel Duck, Donk?» fa finta di non saperlo, incredibile.
«È Dick, e tu lo sai benissimo!» la riprendo mentre mi appoggio al mobile vicino a me per tirarmi in piedi.

«Signora, non l'abbiamo trovata» una "guardia" in nero compare alle mie spalle e io salto in aria.
«Bene siete arrivati in tempo»mi guardia con un ghigno psicopatico e con una scintilla negli occhi diabolica.  Non mi sta piacendo per niente questa situazione.

Mi giro verso la persona in nero
«Bhe, sono fregata ma...provate a prendermi» dico e colgo l'occasione in cui le persone lì presenti si scambiano sguardi confusi, per scappare via, in cerca di una via di fuga. Corro più veloce che posso. “Certo che in questo momento Flash mi servirebbe” penso mentre continuo a correre guardando, a volte dietro di me, ma finisco a sbattere contro il petto di una persona, rimbalzo e cado a terra.

«Sta più attenta la prossima volta» quella voce mi fa riaprire gli occhi e, per un momento, non mi ricordo più neanche il motivo per il quale stessi correndo.
«Scusa io-»
«Devo andare, ho cose di meglio da fare che sentire le tue stronzate Victoria»dice in tono arrogante e fa per andarsene via ma lo fermo da un braccio.
«Dick, ti prego non fare lo stronzo, ti dirò tutto quello che vuoi ma devi aiutarmi» lo scongiuro con gli occhi lucidi. Lui mi guarda di sottecchi con uno sguardo serio. Ci pensa su e poi si arrende e, con un cenno del capo, mi dice di continuare la mia richiesta e io annuisco ringraziandolo, ma, prima che possa aprire bocca e spiegargli quello che sta succedendo, sento uno sparo, e, poi, la mia gamba destra che crolla.

Vedo Dick andare nel panico. Sento un altro sparo e, stavolta mi prende la spalla sinistra. Sento che sto per svenire. Dick mi parla ma io non sento quello che mi sta dicendo.
«Non ti sento, Dick» ammetto debolmente. Lui, sentendo quelle parole, mi prende in braccio, portandomi in quella che credo sia camera mia, ma non ne sono sicura, vedo tutto così sfuocato e mosso che non saprei nemmeno riconoscere un orso, se spuntasse davanti a me.

Vedo altre facce, sempre molto confuse e sfuocate, ma riconosco gli sguardi; impauriti, pieni di dolore e che hanno il colore della rabbia, chiedono vendetta. Io chiudo i miei senza più forse di tenerli aperti e mi lascio andare dalla paura che prende il sopravvento.

"Just friends"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora