Capitolo Sette

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DEKU E KACCHAN

Un nome.
Cos'è un nome? Non è forse quella cosa che identifica qualcuno? Non è forse il modo di riferirsi a qualcosa?
Un nome, altro non è, che una parola. Ma è il modo in cui un nome viene detto che cela i sentimenti di chi lo pronuncia.

La voce del ragazzo dai grandi occhi verdi superò quella del vento, riecheggiò nell'aria e giunse chiara alle orecchie del biondo che camminava stanco nella neve alta. Katsuki si fermò, bloccato dallo shock. Il suo respiro si spezzò, accelerò e un suono strozzato lasciò la sua bocca. Il ragazzo che correva verso di lui non arrestò il suo andare, non preoccupato del fatto che il biondo si fosse fermato. Katsuki sbatté le palpebre cercando di rimanere composto e ricominciò a camminare, più veloce, verso l'altro. Una volta che fu abbastanza vicino spalancò le braccia e accolse Izuku quando andò a sbattere contro il suo petto. Lo strinse andando a far sprofondare il volto fra i capelli soffici di lui, inspirando a fondo il loro dolce profumo.

Izuku si strinse nell'abbraccio, come se non ne avesse mai ricevuto uno nella sua vita.
Il pastore poteva sentire il cuore del biondo battere veloce nel suo petto e sentiva anche il respiro spezzato di Katsuki che cercava, in ogni modo, di non dare a vedere cosa provava.
Un nuovo nome lasciò la bocca del biondo, un nome che Izuku non aveva mai sentito pronunciargli, ma il modo in cui lo disse gli fece inumidire gli occhi e tirare sù con il naso.

− Deku.

La voce di Katsuki era roca, impastata dal poco utilizzo, ma chiara e morbida. Quel nome non lasciava le sue labbra da tredici anni e mai si era aspettato di ripronunciarlo al diretto interessato. Izuku alzò il capo, andando ad appoggiare il mento sul petto dell'altro e fissò i suoi occhi in quelli rossi.
Il sole morente donava sfumature rosate a quegli occhi fieri che, nonostante i tentativi del biondo di non darlo a vedere, erano velati di lacrime.

Finalmente anche il lupo giunse dal biondo e iniziò a camminare in tondo attorno ai due, ancora abbracciati. Il verde si rese conto della situazione e delle tre paia di occhi che li stavano osservando vicino alla sua casa, così si staccò da Katsuki e indietreggiò di un paio di passi. Katsuki non disse nulla, non si oppose ai movimenti del verde e lo lasciò andare accontentandosi di quell'abbraccio inaspettato.

Mentre lo seguiva verso il calore della casetta, si chiese quand'era stata l'ultima volta che Izuku lo avesse abbracciato. Probabilmente era stata la stessa volta in cui era stato cacciato dal villaggio e da quella volta, senza pensarci due volte, Katsuki aveva rifiutato qualsiasi altro abbraccio che non provenisse dalle braccia del suo Deku.

Katsuki non si fermò fuori a salutare le tre comparse che chiacchieravano curiose con il verde e si diresse direttamente in casa, si tolse le scarpe e la sciarpa, si arrampicò sul tatami e si accoccolò vicino al fuoco con il lupo grigio al suo fianco. Con una mano prese ad accarezzare sovrappensiero la testa dell'animale, mentre l'altra disegnava dei cerchi sulle tempie. Teneva gli occhi chiusi e rimasero tali anche quando la porta si chiuse e il chiacchiericcio divenne sempre più forte e assordante, segno che i quattro erano rientrati e si erano messi attorno al focolare con lui. Le voci sconosciute erano tre: una gracchiante, una stridula e una bassa e seriosa. L'unica voce che però non sentiva era l'unica che le sue orecchie cercavano, così aprì un occhio e ispezionò la zona in cerca del pastorello. Lo trovò seduto di fronte a lui, in silenzio e con lo sguardo basso, le lentiggini nascoste da un leggero rossore.

− Oi, Izuku.

Nessuna risposta, ma il vociare diminuì un poco.

− Oi. Oi, Deku!

Il verde alzò di scatto la testa e i loro occhi s'incrociarono ancora, quelli verdi appena dilatati e quelli rossi indagatori.

− S-si?
− Tsk... Niente.

Il Ragazzo che Gridò al Lupo.Where stories live. Discover now