Capitolo Tredici

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"MI DISPIACE"

Izuku entrò in casa e si sedette sul gradino rialzato che separava l'ingresso dal tatami. Si tolse con calma i calzari e quella giacca pesante con cappuccio che lo stava facendo soffocare. Katsuki però era rimasto fuori, come in attesa di qualcosa.

− Kacchan? Tutto bene?
− Si, credevo di aver visto quello stupido lupo...

Izuku si trascinò fino al focolare e ravvivò piano il fuoco. Le ultime braci si stavano per spegnere e, nonostante il caldo dovuto dall'alcol, avrebbero avuto freddo se il fuoco si fosse completamente spento.

Katsuki si tolse i suoi indumenti e si diresse al catino d'acqua appoggiato vicino alla finestra e si sciacquò il viso nella speranza di riottenere un po' di lucidità. Aveva fatto segno al rosso di aspettare trenta minuti prima di entrare in azione e Katsuki non aveva idea di come avrebbe fatto a tenere impegnato il verde per tutto il tempo necessario, affinché Capelli di Merda potesse svolgere il suo compito.

Dei rumori sommessi giunsero dalle sue spalle e si voltò piano, scoprendo Deku intento a sistemare i due futon, uno accanto all'altro, ma non troppo vicini, come a voler lasciare un po' di spazio fra loro. Katsuki restò fermo ad osservarlo finché Izuku non alzò gli occhi verdi e incontrò i suoi. Un sorriso sghembo si impossessò del volto del biondo mentre quello del verde si colorava di rosso.

Izuku cercò di regolare il respiro. Era da quando avevano lasciato la locanda che non faceva che fissare il biondo, cercando di studiarne i movimenti. Mentre camminavano le loro mani si erano sfiorate più volte e il suo corpo si era avvicinato inconsciamente a quello dell'altro, alla disperata ricerca di un contatto più lungo e intenso. Il pastore scosse forte la testa, cercando di non perdersi in quei pensieri poco puri ma ottenendo solo il risultato contrario. Si affrettò nel cambiarsi, sfilandosi la maglia e, per errore, anche la canotta. Un rumore di saliva mal deglutita arrivò dalle sue spalle, così si voltò piano non sapendo che così facendo stava solo peggiorando la situazione per il cacciatore alle sue spalle.

Katsuki aveva visto la schiena nuda di Izuku mostrarsi piano a lui, candida e ricoperta di lentiggini, causandogli un accelerazione del battito. Poi il verde si era voltato piano, lentamente, verso di lui mostrandogli le braccia incrociate sopra la testa e dandogli una bella visuale del suo petto, con i capezzoli turgidi e rosei, il ventre dagli addominali definiti e quel piccolo ciuffo di peluria verde, sotto l'ombelico, che lo invitava ad indugiare più in basso con lo sguardo. Il tutto costellato da quei piccoli puntini neri e marroni che erano nei e lentiggini, qui e lì qualche cicatrice di vecchi graffi o ferite.

Il cuore del biondo batteva forte contro le costole non lasciando il tempo alla saliva di formarsi che già sentiva il bisogno di deglutire. Senza saperlo mosse dei primi passi verso quel corpo invitante che aveva davanti, quel corpo che bramava da tutta la sua povera vita.

Izuku sentì la temperatura della stanza salire e il calore raggiungere il suo viso. Non aveva mai visto quello sguardo in Katsuki, uno sguardo predatorio e voglioso. Solo che quella luce negli occhi rossi era contagiosa. Ora che Izuku si era mostrato a lui, non faceva che chiedersi come fosse fatto il corpo del biondo: sarebbe stato più muscoloso di lui? Avrebbe avuto anche lui delle cicatrici sul petto o sulla schiena? La pelle di Katsuki sarebbe stata setosa o più ruvida?

La curiosità vinse su di lui, forse grazie all'Amasaké, e colmò la distanza che lo separava dal biondo. Andò a sollevargli piano la maglia, portandogliela fino al petto e Katsuki comprese. Il biondo si tolse l'indumento scoprendo il torace dalle spalle larghe e muscolose. Gli occhi verdi si persero a guardare quello che sembrava il corpo di un eroe leggendario: le spalle erano larghe, pulite e muscolose; il petto che si abbassava e alzava rapidamente era gonfio con i bottoncini rosa appena accennati. Izuku sfiorò piano il ventre del biondo stupendosi di quanto fossero scolpiti i suoi addominali. Le sue dita sfregiate sfiorarono la pelle sotto l'ombelico e Katsuki trattenne il fiato, desideroso che quel contatto non venisse interrotto.

Il Ragazzo che Gridò al Lupo.Where stories live. Discover now