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Ho sempre amato,
e te ne do la prova:
prima di amare,
io non ho mai vissuto pienamente.

Sempre amerò,
e questo il mio argomento:
l'amore è vita
e la vita è qualcosa di immortale.

Se dubiti di questo,
allora io, amore,
nient'altro ho da mostrare,
nient'altro che il Calvario.

Emily Dickinson

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Tra i scritti di Eren, c'erano parecchi versi in prosa dedicati ad Armin:si trattavano di semplici frasi o vere e proprie dediche, scritte in un momento di noia o in situazioni particolari, allo scopo di essere consegnati ad Armin. Ma spesso, non glieli consegnava e li rimaneva tra le sue bozze che nessuno aveva il permesso di toccare.

Una sera la Morte mi chiese:"cosa perderesti se Armin non ci fosse?".
Sul suo viso non lasciò trasparire tracce di curiosità.
Inanzitutto, la mia insulsa e povera anima rimanerebbe sola:senza quella pura di Armin intrecciata alla mia, essa si farebbe macchiare in pochi secondi dai peggiori e più crudeli istinti nascosti in ogni animo umano, dal male che la circonda ogni giorno e che sopportava solo con la sua presenza.
Diventerebbe sporca, non più degna di essere amata, di intrecciarsi ad un'altra anima qualsiasi per sostituire quella di Armin.
Senza più un'anima non potrei più conoscere altre anime simili o no alla mia, non potrei scrivere delle loro, sarei incapace nel mio mestiere.
Sarei uno scrittore fallito, un corpo vuoto che si muove seguendo istinti primordiali.
Ma a lei non le spiegai tutto questo per paura di annoiarla. Le dissi solo:"tutto ciò che mi è più caro". Lei mi guardò per una manciata di secondi, forse ci stava pensando. Poi annuì.
Non capì perché me l'avesse chiesto, non lo capisco nemmeno oggi.

Molti non lo direbbero, ma Armin era una delle persone più allegre e logoroiche di questo mondo. Era un suo tratto molto nascosto, riservato solo ai membri della sua famiglia e pochi amici, perlopiù perché con altre persone era timido.

Era uno dei tratti che Eren più amava:l'avrebbe ascoltato per ore e ore parlare dei suoi libri preferiti, del suo piccolo orto, dei suoi sogni e di qualsiasi cosa lo rendesse così felice.

Ascoltarlo era una della attività preferite di Eren:con quella sua voce limpida e armoniosa che trasfondeva subito in chi l'udiva un senso fiducia; guardava le sue labbra rosee e sottili muoversi e tratteneva la voglia di baciarlo, perché non voleva che si fermasse; poi guardava come agitava le mani in mille modi diversi e gli sfuggiva una risatina per come gesticolava; ovviamente era attento a ciò che diceva e pensava a quanto fosse intelligente, perché notava che aveva ampliato il suo dizionario grazie ad un suo studio individuale; di tanto in tanto, interveniva con domande per saperne di più o per commentare qualcosa; alla fine, Armin non si rendeva mai conto di quanto avesse parlato e Eren non glielo faceva mai notare;

In quei momenti gli occhi di Armin brillavano, come se contessero una luce naturale dovuta all'entusiasmo. Forse era solo un'impressione di Eren, ma si faceva rapire, incantare da quella luce così calorosa e bella. L'entusiasmo di Armin contagiava anche Eren e senza accorgersene il tempo volava.

La luce negli occhi di Armin non si spegneva mai e Eren ne era grato.

Ti prego, custodisci con cura la felicità che illumina i tuoi occhi. Non trascurarla, non provare a spegnerla per vergogna. Desidero che tu possa provarla in una vita lunga e che io possa ammirarla, custodirla tra i miei ricordi per quando non ci sei.

dialoghi con la Morte//ereminWhere stories live. Discover now