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Los Angeles, oggi

Scendiamo in cucina per mettere in bocca qualcosa di veloce visto l'incredibile ritardo accumulato, mamma ci ha scaldato un pasticcio di patate al volo. La casa è impeccabile come al solito, ma quest'oggi ancor di più.

«Mmm bonissimo Amber. Grassie.» con ancora il cibo che penzola dalla bocca John si rivolge a nostra madre. Matt tace e ha un terribile mal di testa, in questo siamo proprio gemelli.

Anche io sono silenziosa, rigiro nel piatto scarti e pezzi di cibo e non ho alcuna intenzione di mangiare, mi si è chiuso lo stomaco.

Il campanello suona e mamma va ad aprire. Una decina di persone sfilano con delle delicate decorazioni bianche, poi Carl gli fa strada.

Alzo il collo alla ricerca di ciò che sto aspettando da giorni, o meglio alla ricerca di una persona.

Poi dei capelli spettinati e degli occhi segnati dalle poche ore di sonno ma perfettamente blu come la notte, come l'oceano, fanno capolino.

Non appena Evan ricambia il mio sguardo qualcosa in lui si trasforma, non so dire con chiarezza cosa, un dettaglio, una smorfia, un cenno con la testa.

La forchetta cade ai miei piedi causando un rumore sordo che squarcia l'aria già tesa.

Mi alzo e trascino la sedia sul pavimento e quasi saltellando raggiungo mio fratello.

Evan spalanca le braccia quasi come un gesto involontario e in poco tempo mi ritrovo al loro interno, chiusa in una morsa.

Mi stringe e mi protegge con il suo corpo, come se non avesse fatto altro nella vita.

Lo stringo come se da questo abbraccio dipendesse la mia vita.

Poi ecco che succede... e lo accolgo come si accoglie un giorno di pioggia durante la siccità, le lacrime escono senza che io possa più controllarle.

Come se avessero aspettato questo preciso istante per liberarsi e dare sfogo alla tristezza che ho accumulato per giorni, mesi, anni.

Il dolore che provo è lo stesso di Evan.

Il dolore per un amore che abbiamo sempre condiviso e che, in alcuni casi, ci ha fatto arrabbiare, scontrare e allo stesso tempo riconoscere.

So che il mio pianto ha trovato la giusta collocazione solo tra le sue braccia.

«Finalmente.» riesco a tirare fuori ancora stretta nel suo abbraccio.

«Scusami, prima mi era impossibile arrivare. Sono stato preso dai preparativi...» poi i nostri occhi tornano a sfiorarsi e leggere anche ciò che non viene detto a voce alta.

«Avrei dovuto aiutarti di più.»

«Non ti preoccupare. Hai fatto quello che potevi.»

«Anzi, hai trovato la musica giusta?» aggiunge dandomi un buffetto affettuoso sul braccio.

«Penso di sì. Ma non credo di riuscire a parlare. Sai...» confesso, ma lui sa.

«Non fa niente.» gli occhi blu, nonostante la tristezza, sorridono con dolcezza.

Poi, anche John e Matt ci raggiungono.

«Amore, scusami.» Carl ci interrompe, chiedendo l'attenzione di Evan.

«Mi han chiesto dove vuoi che vada sistemata la composizione di gigli bianchi in giardino.»

«Glielo mostro io. Grazie.» Così sparisce di nuovo dalla visuale insieme al suo fidanzato.

Carl conobbe Evan al nostro terzo anno di università, durante le vacanze natalizie, quando il tedesco mi accompagnò a casa dalla mia famiglia.

Non fu amore a prima vista, almeno non per mio fratello, perché Carl prese subito una sbandata per lui.

Evan, come al suo solito, ci mise un po' a capire quali fossero i sentimenti che lo legavano al mio compagno di college.

Solo qualche anno fa sono andati a convivere insieme dalle parti di Stanford, non troppo lontano rispetto a dove frequentò l'università Evan.

Nonostante non siano poi a così tanti chilometri di distanza da me, le volte che riusciamo a incontrarci sono rare, spesso entrambi siamo impegnati con il lavoro o con la nostra vita.

Eppure, in questi giorni, ho sentito la sua mancanza come l'aria.

Lui è sempre stato l'unico in grado di capirmi fino in fondo.

Perché noi abbiamo sempre condiviso qualcosa di importante che, in tempi e modi diversi, ci ha fatto lentamente piegare e soccombere sotto la sua forza.


Finalmente anche la reunion con Evan

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Finalmente anche la reunion con Evan. Avete già capito di cosa si tratta questo misterioso evento che incombe?

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