Capitolo 48

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Quella sera lui dormì nella camera da letto e mi lasciò dormire in santa pace nella mia stanza. Mi diede la chiave della mia stanza e del bagno come segno e promessa di fiducia. Sentii un rumore, più che un rumore era qualcuno che bussava alla porta. Mi alzai ed andai ad aprire. Mi ritrovai davanti Damiano. Non gli importava di niente e di nessuno. Quando lo vidi il mio cuore incominciò a battere sempre più forte.

<<Sei pazza che sei venuta qua?>> Dice prendendomi per un braccio

<<Lasciami>>
<<Perché?>>

<<Perchè? Mi dici pure perché? Ti sei baciato con Maggie. Vi ho visti..>>

<<Io non l' ho baciata>>

<<Ma lei si e tu non l' hai respinta>>

<< Se tu fossi rimasta lì tre minuti in più avresti visto che..>>

<<Avrei visto cosa? Il mio cuore che si frantumava?>> Lo interruppi

<<No, lei mi ha minacciato>>

<<Non ti credo>>

<<Mi ha detto che ti avrebbe licenziata e che io non avrei più cantato lì>>

Lì il mio cuore si ruppe ancor di più. Avrei preferito che avesse minacciato il mio posto di lavoro e non il sogno di Damiano.

<<Come sono andate le cose?>>

<< Lei mi ha baciato e dopo che l' ho respinta mi ha minacciato, ma a me non me ne frega niente di lei, a me interessano due cose nella vita: Tu e la musica>>

Lì cedetti.

<< Perché non ritorniamo a casa?>> Mi sussurra
<<Non posso. Mio padre mi ha promesso una vita migliore>>

<< E tu gli credi?>>

<<Si, ho visto i suoi occhi erano diversi>>

<< Non cambierà mai, Bella. Torniamo a casa dai, c'è Leo che ci aspetta>>

<<Non posso>>

<<Cazzo come puoi rimanere qui dopo tutto quello che ti ha fatto?>>Dice Damiano urlando e non curandosi che dall'altra parte ci fosse mio padre  che dormiva.
<<Chi è tesoro?>> la voce di mio padre si avvicinava sempre di più.

<<Nessuno, qualcuno che ha sbagliato>> Mentii chiudendo la porta, ma Damiano la bloccò con il piede.

<<Lascia che ci pensi io>> Ammette mio padre venendo verso la porta ed aprendola.

<<Chi cazzo sei tu?>> Continua
<< Se la tocchi solo con un dito io ti ammazzo con le mie stesse mani>> Dice Damiano e mio padre che gli scoppiò a ridere in faccia.

<< Tu chi cazzo saresti? Te lo richiedo per l' ultima volta >>

<<Il fidanzato di sua figlia>>

In quel momento mio padre non capì più nulla e gli diede un pugno sul naso che incominciò a sanguinare.

<<Papà finiscila>> Urlai mettendomi in mezzo. <<Come stai?>> continuai

<<Come vuoi che stia? come uno che ha appena ricevuto un pugno nel naso>> Dice mio padre

<<Papà puoi andare gentilmente lì dentro?>> Provai ad essere il più gentile possibile.
<<Si, fai andare via questo ragazzino>> Dice andandosene.
<< Vieni qua bastardo>> Lo minaccia Damiano.
<<Cosa vuoi farmi eh? Pensi che un ragazzino come te possa mettermi timore o paura?>> Dice mio padre ritornando
<< Papà va a letto, ora se ne va>> Dico cercando di  convincerlo ad andarsene a letto.
<< Nemmeno lei mi mette paura o timore>> Dice Damiano.
<< Ora basta. Ci penso io papà>>
<<Sarà meglio così. Ti aspetto a letto>> Dice andandosene.
Damiano era appoggiato al muro che si teneva il naso sanguinante.

<<E' rotto?>> Chiedo sentendomi in colpa.
<<No, sto bene>> Mente Damiano. <<Ho voglia di ammazzarlo>> continua

<<Vuoi entrare?>> domando
<< Per ammazzarlo? Volentieri. >>
<< Entra lascia che ti curi>>
<<Non ci metterò mai un piede in questa casa e dovresti non metterglielo nemmeno tu Bella. Ti ho già detto che è stato uno sbaglio quello di Maggie, non si avvicinerà più. Ma tu... ma tu dovresti darmi ascolto e venire con me a casa.. questo posto non fa per te>>

<<Damiano io non p..>>

<<Non puoi o non vuoi? Certe volte penso che tu te le vai a cercare determinate cose. Sei testarda>> Ammette rompendomi il cuore in mille pezzi quel 'te le vai a cercare' . Poi se ne andò senza aggiungere altro, lasciandomi sulla soglia della porta.

...

L' indomani mio padre sembrava aver assorbito tutto l' alcool e quando mi vide sembrò quasi non si ricordasse nulla della sera precedente.

<<Tesoro sei rimasta>>

<<Si, ti ricordi cosa mi hai promesso ieri sera?>> Domando speranzosa

<<Non ricordo un cazzo, ma non importa sei qua>> Una pugnalata alle spalle avrebbe fatto meno male.

<<Papà mi hai promesso una vita migliore>> Cercai di ricordarglielo.

<< Si, certo ora ricordo>> Aprì il frigorifero e si prese la solita birra.

<<Vado a lavoro>> Dico

<<A che ora finisci? pensavo che potevamo stare un pò insieme>>

<< Alle 14:00 sono a casa, ma per favore non bere di mattina>>Gli levai la bottiglia dalle mani e lui mi rispose con una pacca nel sedere... Feci finta di nulla ed uscii di casa. Camminai a lungo ed in largo, presi la metro che mi portò proprio difronte al cimitero. Non lavoravo di mattina, ma solo di sera. La verità è che non avevo voglia di stare con mio padre, volevo stare solo un pò da sola. Il cimitero non era un posto tetro come immaginavo, ma era un posto tranquillo, dove la gente portava i fiori ai propri cari. Mi fermai da un fioraio, situato proprio davanti l' entrata e comprai dei fiori.. Mi sarebbe piaciuto poter portare i fiori preferiti di mia mamma, ma non sapevo quali fossero, così li scelsi a caso. Mi fermai in una portineria e domandai di Maria Cordòva. Sapevo solo la data della morte, che coincideva con la data del mio compleanno, perchè mia madre, di quanto mi raccontò mio padre, era morta durante il parto. La signora, che fu molto gentile e disponibile mi portò davanti la tomba dell' unica persona morta in quel giorno e che portava quel nome. Quando mi lasciò da sola, mi inchinai e passai la mano nella foto impolverata e rimasi stupita di quanto somigliassi a lei... Lasciai i fiori e me ne andai, non ebbi il coraggio di dirle nulla.

Un angelo senza le aliWhere stories live. Discover now