II capitolo

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Oh no, I see
A spider web and it's me in the middle
So I twist and turn
Here am I in my little bubble

(Coldplay)

"Dove vuoi andare?"

"Da nessuna parte, non sarei qui se non mi avessi costretto, figurati se ho voglia di andare da qualche parte."

"Stiamo qui, allora."

"Ok."

Leonardo era esattamente come l'avevo lasciato. Non era cambiato di una virgola, né esteticamente né caratterialmente. Parcheggiò l'auto, testimone di tutti i giorni di sofferenza trascorsi con lui, e iniziò a parlare.

A ogni sua parola il mio stomaco si ribaltava, pronto a espellere la bile che solo la sua presenza riusciva a farmi produrre in quantità così esorbitanti.

"Mi sei mancata." Mi disse, toccandomi i capelli e attorcigliandosene una ciocca attorno alla mano.

"Tu no, sinceramente." Alla mia risposta la sua mano scese con uno scatto verso il basso e tirò con sé i capelli, strappandomeli. Per effetto della sua presa anche il mio volto seguì il verso stabilito dalla sua forza e in un secondo mi ritrovai con il viso a un palmo dal freno a mano.

Leonardo si avvicinò al mio orecchio e, schiacciandomi contro la leva, avvicinò le sue labbra calde e umide al mio orecchio. A denti stretti, mi disse:

"Non lo vuoi capire che io sono pazzo di te? Io in questi mesi non ti ho cercato o scritto non perché non me ne frego ma non l'ho fatto soltanto per far calmare le acque e per capire se un po' hai riflettuto. Io ti dico che se vorrai tornare sui tuoi passi, io ti prendo ancora a braccia aperte."

Il ferro continuava a premere contro il mio naso e la sua presa a strapparmi il cuoio capelluto. Potevo sentire distintamente un unico filo di capelli tirare più fastidiosamente degli altri e lacrime di frustrazione presero a scorrermi lungo le guance.

"Mi fai male, mi fai male, mi fai male!" ogni ripetizione raggiungeva delle ottave più alte, finché la sua mano destra scivolò a tapparmi la bocca.
Non ne capii il motivo: nessuno mi avrebbe sentito e, in ogni caso, non era quello il mio intento. Volevo solo che smettesse di tirarmi quel maledetto capello.

"Quello che stai patendo tu adesso è niente a confronto con quello che ho passato io. Mi hai fatto soffrire come una bestia, tutti l'hanno saputo, tutti. Ho sofferto come un cane ma mi è servito, mi è servito a maturare. Ho fatto la svolta, da bambino a uomo, e ho capito che io voglio te nella mia vita. Ti voglio e non per trattarti come una principessa ma come una regina."

La bile iniziava seriamente a percorrere la sua strada verso la gola. Il mio viso era cosparso di fluidi, di lacrime, di muco e di saliva. Leonardo mi teneva ferma nella sua morsa, impedendomi di respirare, e la smorfia di dolore mi costrinse a tenere la bocca aperta. Provai a fare quello che già un tempo avevo tentato senza riscuotere alcun successo.

Le sue dita erano perfettamente allineate ai miei denti, così provai ad aprire la bocca per quanto concesso dalla sua mano e morsi più forte che potei.

Affondai i denti, trovando la forza nella consapevolezza che la mia libertà dipendesse da quell'unico momento propizio di sua distrazione.

Purtroppo, un dettaglio fondamentale sfuggì alle mie considerazioni. Gli sportelli della sua auto erano bloccati a causa delle sicure e quando lasciò la presa non ci fu verso di aprirli, nonostante i miei ossessivi tentativi e il mio accanimento nei confronti della maniglia.

Your eyes. My eyesWhere stories live. Discover now