01/06

25 3 0
                                    

Restavo in piedi davanti alla stazione con il mio bagaglio in mano, non riuscivo a muovere un passo, non riuscivo ad immaginare le conseguenze dell'azione che stavo per compiere, però dovevo farlo, dovevo prendere quel treno e andarmene perché ormai era diventato insopportabile vivere in una città dove in ogni luogo, in ogni angolo, su ogni panchina, in ogni bar, in ogni coppia, in ogni spiraglio di mondo, io vedessi te.
Non potevo più trovarti tra la gente ma non trovarti accanto a me,
e quindi dovevo partire
devo prendere quel treno e poi quell'aereo, solo per capire al momento del decollo quanto fosse inutile andarsene.
Ed ero a conoscenza dell'inutilità di quel gesto, perché nella mia vita non ho fatto altro che scappare in ogni situazione, in ogni contesto, in ogni momento, ogni volta che la vita mi presentava davanti una opportunità, una nuova sfida, una nuova possibilità di essere felice, io scappavo.
E scappavo perché non credevo che quell'opportunità, quella sfida, mi avrebbero mai portata veramente alla mia più grande realizzazione, perché quest'ultima nella mia testa comportava che ci fossi tu al mio fianco
e tu non c'eri
quindi ogni cosa diventava inutile, diventava stupida e futile, quindi scappavo.
E alla fine uno si rende conto di non star scappando veramente, perché non scappi dall'unico luogo in cui potresti rincontrare la tua persona, sarebbe una cosa stupida.
Quindi alla fine scappavo per ritrovarti
perché in quel luogo, in qualsiasi minuscolo spiraglio di vita io non ti trovavo.
Quindi non scappavo,
ti cercavo,
semplicemente in un posto diverso, tra facce diverse, profumi diversi, occhi diversi...
e chissà se tra tutte queste persone nuove, tra tutti quei marziani io ti avrei finalmente ritrovato.

Pensieri confusionari Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora