La mietitura

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Il silenzio che mi circonda è assordante.
Ci saranno mille ragazzi e ragazze di ogni età accanto a me eppure nessuno riesce a proferir parola, si può solo immaginare quello che stanno pensando attraverso gli occhi spaventati, velati di terrore, con la paura di non tornare più a casa, ad abbracciare le proprie famiglie.
Casa.
Ci hanno tolto anche questo, non abbiamo più nulla, se non le persone che amiamo, le poche sopravvissute alla guerra.
La mia famiglia ne è uscita distrutta, in passato siamo sempre stati uniti, mia madre Melody amava con tutta se stessa suo marito Seneca Crane e da quell'amore così vero e puro eravamo nati mio fratello Derek, mia sorella Katherine ed io. Mi piace la storia del loro primo incontro, quando eravamo piccoli mia madre ce lo raccontava sempre, anche se raccontarlo a me, la piu piccola, nata dopo la morte del marito, era più doloroso.

Erano sedicenni, lei stava andando a comprare del pane e lui stava uscendo dalla porta del panettiere, cosi si erano scontrati finendo cosi per innamorarsi al primo sguardo.

Prima della guerrta abitavamo in uno dei tanti palazzi di Capitol City, vivevamo nello sfarzo, anche se siamo stati educati fin da piccoli ad aiutare i meno fortunati. Mio padre era stato il capo degli strateghi, un lavoro che lo esauriva, i miei fratelli mi raccontavano che quando era ancor vivo, tutti i giorni, appena tornava a casa, scoppiava in lacrime tra le braccia di mia madre che lo cullava come un bambino.
Non eravamo cattive persone, facevamo quello che potevamo per vivere sotto il dominio di Snow che non temeva di uccidere chiunque lo astacolasse.
Seneca Crane è stato avvelenato, mio fratello Derek ucciso durante la guerra e Katherine è sparita senza lasciar traccia dopo la fine della grande rivolta dei distretti.
Siamo rimaste solo io e mia madre, distrutta, a pezzi, un guscio vuoto che passa ore seduta su una sedia di legno davanti alla finestra.
I ribelli ci hanno portate via dalla nostra casa, hanno ucciso gli animali da compagnia che tenevamo con noi e distrutto tutto ciò che rimaneva all'interno dell'appartamento, poi siamo state trasferite in una catapecchia del distretto tre.
I vecchi abitanti dei distretti ora abitano i nostri palazzi, hanno costruito sui resti distrutti dei distretti uno e due e hanno trasferito gli ex abitanti di Capitol City nei restanti, il tre, il quattro, il cinque e il sei, gli unici distretti ancora in piedi.
Katniss Everdeen e suo marito Peeta Mellarck hanno instaurato una specie di parlamento formato dagli ex vincitori degli hunger games dove hanno deciso di fare un'ultima edizione dei giochi con noi, i figli degli abitanti di Capitol City.
Le vittime si sono trasformate in carnefici e ora moriranno dodici persone innocenti, di nuovo. Alcuni dei ragazzi accanto a me sono miei amici di infanzia, gente che ho conosciuto in passato, tutti spogliati di ogni luce, ogni sorriso.
Tutte le parrucche colorate, i capelli stravaganti, i vestiti sfarzosi sono spariti, sostituiti da una tristezza silenziosa, struggente, trattenuta.
Ora siamo numeri, stretti nelle divise da lavoro logore e usurate.

Sale sul palco Johanna Mason, Katniss Everdeen,che sfoggia un delizioso pancione, Peeta Mellarck e gli altri ex vincitori.
Ci fissano con freddezza, cominciando ad estrarre nomi. Le urla rimbombano nel silenzio, strazianti.
Ragazzi e ragazze vengono accompagnate sul palco allestito per l'occasione, volti conosciuti e non, giovani che andranno a morire
:-Alyssa Crane-
Il cuore mi scoppia nel petto, sento le urla di mia madre mentre salgo sul palco.
Il mondo sembra essersi fermato. Tutti gli occhi sono puntati su di me, sono l'ultima, la dodicesima. Vedo lo sguardo di Katniss vacillare, sembra esageratamente triste.
Le lacrime cominciano a farsi strada lungo il mio viso.
Questa non è giustizia, siamo obbligati a pagare colpe non nostre, per un'uomo che in passato ha deciso di distruggere milioni di vite.
Mio padre non avrebbe voluto vedermi abbattuta, ne sono certa, eppure non riesco a non piangere, pensando a mia mamma che è così fragile, non potrà sopravvivere ad un'altra perdita.
Le faccio un piccolo sorriso prima di essere trascinata dentro un treno merci, niente comodità o agiatezze, siamo tutti stipati come animali nei vagoni
:-Allora ascoltarmi tutti- Urla Peeta per sovrastare il frastuono e i pianti :-Sapete come funzionano gli Hunger Games quindi inutile che ve li spieghi, tutto sará svolto normalmente, sfilate, interviste e poi l'arena, non avrete sponsor e noi vecchi abitanti dei distretti guarderemo ogni singola vostra morte, pagherete per gli sbagli compiuti dai vostri genitori- Detto questo si zittì, il treno cominciò ad accellelare segno del fatto che stavamo partendo.
Caddi a terra piangendo. Sono passati 18 anni dalla fine della guerra, anni in cui sembrava che ci avessero finalmente lasciati in pace nei distretti, quando invece ora siamo costretti ad affrontare l'inferno.
Osservo gli altri 11 ragazzi, sono tutti persi, nessuno di loro ha mai impugnato un'arma, nei loro volti regna la paura
:-Ragazzi-
Non so da dove prendo il coraggio di parlare, ma so che devo farlo.
Mi alzo in piedi attirando lo sguardo di tutti, compresi gli ex vincitori dei giochi
:-Dovete avere coraggio, so che sono solo una di voi, una sedicenne che non sa nulla della vita. Ma posso promettervi una cosa, noi ce la faremo. Morti o vivi saremo vincitori, renderemo fieri i nostri famigliari morti. Stiamo pagando colpe non nostre ma dobbiamo farlo, qualcuno ha deciso così. Combattiamo per i nostri genitori, per quelli che saranno i nostri figli e i figli dei nostri figli. Una volta qualcuno disse "Finchè c'è vita c'è speranza". Ed è così, non abbattetevi, anche quando esalerete l'ultimo respiro-
gli occhi di Katniss si riempiono di lacrime, accarezza il suo pancione, il suo secondo figlio, come se fosse lui a dover andare a morire.
Peeta le stringe la mano e fa un cenno con il capo come per dire "Dobbiamo essere forti" Osservo attentamente i ragazzi, uno per uno, facendo un piccolo sorriso
:-Siete forti-
Una piccola ragazzina comincia a piangere e la prendo subito tra le braccia, nascondendo le lacrime che cominciano a scendere sul mio viso.
Questa non è giustizia.
Moriremo tutti, tranne uno, che sará un sopravvissuto, non un vincitore.
L'ultimo superstite degli Hunger Games.
Vedo il paesaggio cambiare attraverso il finestrino, ci stiamo avvicinando alla nostra vecchia amata città.
Mi alzo in piedi e, dopo aver rassicurato tutti, mi siedo di nuovo, guardando fuori, sperando di sopravvivere per la mia amata madre, ucciderò, per lei, la donna che mi ha dato tutto, compresa la vita. Non posso sprecarla
:-Siamo quasi arrivati, preparatevi per essere scortati nei vari alloggi-
Dice Johanna con voce fredda, eppure anche lei sembra celare un velo di tristezza.
Non gli abbiamo fatto nulla per meritare questa fine, forse se ne rendono conto.
O forse vorrebbero semplicemente tornare a casa, dai propri mariti o dalle proprie mogli, fingendo che nulla sia successo.
Sarebbe più facile che ammettere a se stessi di avere ucciso 11 innocenti che avevano la sola colpa di essere nati da genitori che in passato avevano compiuto lo sporco lavoro ordinato da un presidente malato e pazzo.

Tutto questo è colpa di Snow, che regna ancora, nonostante sia morto.

Gli Hunger Games di Capitol CityWhere stories live. Discover now