Epilogo

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La cabina privata della nave con cui di Kirson e Ariel avevano attraversato l'oceano era degna di un ufficiale. Un ampio letto era inchiodato al pavimento e sulle pareti erano fissati perfino dei quadri. Solo il tavolo di legno grezzo e pieno di incisioni stonava con il resto dell'arredamento, segno che il capitano doveva averlo sostituito per qualche motivo. A Kirson non importava, era più che sufficiente per ciò che doveva fare.
Lasciò cadere la cera sciolta sul foglio e applicò il sigillo facendo attenzione a non produrre sbavature. Consegnò il foglio alla moglie che lo diede a Kyle: il capitano della Sky Tiger attendeva accanto alla porta.

L'aviatore guardò la cera da vicino e agitò leggermente il foglio. «Ha fatto la scelta giusta, signor Kirson.»

Ariel gli aprì la porta. «Quanto impiegherà ad arrivare in occidente?»

«Devo fare rifornimento, andare a Luvia a prendere il carico e poi traversare l'oceano. Direi poco più di un mese.»

Kirson pulì il sigillo dai rimasugli di cera. «In tal caso arriveremo prima noi. Le faremo trovare il pagamento già pronto... se rispetterà il contratto.»

Kyle arrotolò il foglio e lo picchiò delicatamente contro lo stipite, mentre usciva. «Non avete di che temere. Buon viaggio.»

Ariel richiuse la porta. «Ti fidi di quell'uomo?»

Kirson riavvolse il blocchetto di cera nell'incartamento. «Più di quanto mi fidavo degli altri.»

Ariel mise le mani dietro la schiena e camminò fino alla vetrata: la distesa del mare proseguiva ad ovest fino a collegarsi al cielo. Inarcò la schiena e guardò il marito. «Ci vorrà ancora mezza giornata prima che la nave sia pronta a partire.»

Kirson si alzò e bloccò la porta con il fermo. «Sarà una lunga attesa, forse ci converrebbe trovare un modo per passare il tempo.»

Lei gli camminò intorno e fece scorrere il dito lungo il petto. «Avevi in mente qualcosa di preciso?»

Kirson la trascinò a sé e la baciò. «Si, qualcosa di molto preciso.»

Il Cielo di AshburyWhere stories live. Discover now