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La tua casa non è dove sei nato

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La tua casa non è dove sei nato.
Casa è dove cessano i tuoi
tentativi di fuga
-Naguib Mahfouz



🦂






Pov's Harry

Il completo elegante mi calzava addosso come se gli stilisti si fossero cimentati in un disegno corporeo. Tutta quella stoffa nera non faceva altro che ostacolare i miei movimenti mentre cercavo di muovermi nell'enorme salone di casa. Non mia, o meglio lo era stata e forse un po' lo sarebbe stata per sempre, ma di mio padre che aveva organizzato quell'enorme pagliacciata.

Quel party era cominciato da poco, eppure già ne avevo le tasche piene. Speravo che il tempo trascorresse velocemente, così sarei potuto tornare alla mia vita, dimenticandomi, per quanto fosse possibile, di essere uno Styles. 

Mossi il calice  distrattamente e i miei occhi si fermarono ad osservare le increspature del vino rosso.
Chissà cosa stava facendo Kim in quel momento. Non l'avevo più vista ne sentirà da quando si era permessa di attaccarmi il telefono in faccia e lei, dal canto suo, non era tornata a casa. Non che io ci fossi stato più del dovuto ad aspettarla, ma avevo chiesto ad Anne di avvertirmi del suo rientro, cosa che non era avvenuta. Forse era di nuovo con quel pagliaccio di Cullen, infondo li avevo visti molto affiatati, soprattutto quando quel gran pezzo di merda si era permesso di stamparle un bacio a fior di labbra, prima che andassero via insieme da quella fottuta mostra.

E lei? Era rimasta ferma lì, senza spostarsi, cazzo, e poi il giorno dopo si era arrabbiata con me perché pensava che io avessi scopato con un'altra. Incredibile!

Strinsi più forte le dita intorno allo stelo del calice e un improvviso fuoco mi animò il petto. Chissà come sarebbe stato scopare Kim. Mi guardai intorno per distrarmi, ma non potei evitare di pensare che se ne avessi avuto la possibilità l'avrei piegata sul tavolo di cristallo poco distante da me, o l'avrei presa contro il muro, tra un quadro e l'altro. Avrei voluto sentire i suoi sospiri, i suoi gemiti, le fusa che avrebbe fatto solo per me e quante volte avrebbe urlato il mio nome, mentre la scopavo così forte da far tremare quella fottuta villa.

Una mano mi si posò sul petto e io alzai gli occhi davanti a me. -Ti piace il mio vestito?- mi chiese Olivia mostrandomi il tessuto rosa che le fasciava tutto il corpo minuto, -da quanto non mi vedi senza?- ammiccò provocatrice. -Da quando stamattina hai fatto quella sceneggiata a casa mia-, mi scrollai la sua mano di dosso, -e spero sia stata anche l'ultima-. Mi portai il calice alle labbra e presi un abbondante sorso di vino, con la speranza che calmasse i miei bollenti spiriti o avrei preso la mia auto e sarei corso a fare quello che stavo immaginando già da troppo tempo.

-Forse hai scambiato il mio corpo per quello grasso del tuo nuovo giocattolino-. Mi irrigidii così tanto che il vetro del calice si frantumò nella mia mano grazie alla presa ferrea che stavo esercitando. Non mi curai che molti si voltarono a guardarci e nemmeno del fatto che Olivia avesse sgranato gli occhi come non aveva mai fatto. Ma esattamente come si permetteva? Grasso poi! Il fatto che lei non avesse curve non significava che Kim, che per la mia gelosia ne aveva fin troppe, fosse grassa ma che semplicemente avesse un sedere fin troppo sodo e..., dovevo smetterla di pensare a lei! Mi mossi a disagio perché ebbi un principio di erezione, merda!

Farmakon (Φάρμακον)Where stories live. Discover now