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«Com'è andata la giornata topo?»

Manuel ha sempre avuto l'abitudine di trascorrere almeno mezz'ora con Bruno la sera, prima che questi si addormenti. Lui non ha mai voluto che gli si leggessero delle favole, ha sempre voluto soltanto parlare un po' con i genitori.

«Bene così!» afferma emozionato Bruno, spostando le braccia da sotto la coperta per allargarle il più possibile, ridacchiando, per mostrare quanto bene sia andata quella giornata.

Manuel sorride, come sempre quando vede suo figlio sereno, e si stende accanto a lui, accarezzandogli la pancia.

«A te?» chiede improvvisamente il bambino, lasciandolo perplesso.

«Bene, perché me lo chiedi?»

Un'espressione a metà tra il furbo e il felice si delinea sul suo volto.

«Perché anche tu hai toccato i capelli di Simo!» esclama, contento come se quella mattina avesse incontrato il suo supereroe preferito, o Babbo Natale, o fosse andato ad un'esposizione di dinosauri, o tutte quelle cose insieme.

Manuel seriamente non si spiega perché il figlio sia rimasto così tanto colpito dai capelli di Simone, ma non ha molto tempo per domandarselo perché troppo impegnato a non avere un colpo al cuore ogni volta che il suo amico viene nominato, cosa che accadrà drammaticamente spesso, ormai.

«Sono belli, è vero» si arrende.
Poi Bruno passa una manina anche tra i suoi e «anche i tuoi» aggiunge, prima di addormentarsi beato, con un sorriso sul volto.

Non riesce a credere che tutta quella felicità sia dovuta al fatto che abbia trascorso meno di metà giornata con Simone, lo stesso Simone che aveva su di lui lo stesso effetto.

E ce l'ha ancora, perché lui, per tutta la notte, non chiude occhio.

Si rigira tra le lenzuola e tutto ciò a cui riesce a pensare è la voce di Simone.
È esattamente come la ricordava e forse anche più bella.

E i suoi capelli. I suoi capelli sono sempre bellissimi, lui Bruno lo capisce. Sorride da solo a pensarci, si sente esattamente come lui.

È quasi certo che accompagnare Bruno all'asilo diventerà il momento più emozionante della sua giornata, e non gli importa di non aver dormito, quando sente la sveglia suonare sospira e si precipita in cucina per preparare la colazione.

«Topo» lo chiama, avvicinandosi poi al suo letto, per lasciargli un bacio in fronte, come ogni mattina.

«Sveglia topo, dobbiamo andare a scuola»

Bastano quelle parole per far aprire gli occhietti vispi al bambino.

«Scuola» ripete, contento.
«Simo!» aggiunge dopo qualche secondo, facendo diventare Manuel completamente rosso in viso, senza motivo, oltretutto.

«Si, Simo» ridacchia Manuel, «ma ce l'hai qualche amichetto Bru? O passi il tempo col maestro?» chiede poi, realmente curioso.

«A me piace Simo, Simo e basta»
«Che?»

Manuel è confuso.

«Gli altri lo chiamano maestro Simo, io Simo e basta, lui lo sa» spiega il bambino, scrollando le spalle, facendo ridere il padre.

«E che t'ha detto lui?» chiede.

«Che va bene, io sono Bruno e basta»

Non può non essere terribilmente felice Manuel, di fronte a quella spensieratezza, a quella gioia. Aveva chiesto un parere persino ad uno psicologo, per assicurarsi di fare per Bruno tutto il possibile, per aiutarlo al meglio, e gli si scalda il cuore a vedere che forse ci sta riuscendo, e soprattutto che, in parte, lo deve anche a Simone.

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