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Non sanno come, ma Manuel e Simone si svegliano la mattina seguente con un bambino tra loro. Durante la notte Bruno deve essersi arrampicato sul letto e deve aver dormito con loro per la maggior parte del tempo.

Più precisamente, Simone si sveglia perché qualcuno gli sta scompigliando i capelli, e quel qualcuno non puoi che essere Bruno.

«Topo tu dormi troppo poco» biascica, risvegliandosi.

Bruno, con l'innocenza tipica dei bambini, ride, a sentire la sua voce, e si sposta sullo stomaco del padre, per svegliare anche lui.

«Papi» urla, schiaffeggiandolo con le sue piccole mani che prontamente il padre sposta, fermandolo.

«Dormiamo sempre così?» chiede d'un tratto, rivolto a Simone, come se quella scelta dipendesse solo da lui. In realtà lo fissa sempre come se Simone possedesse le risposte a tutte le sue domande, e questo lascia il ragazzo sempre un po' sconcertato.

«Sempre?» chiede, osservando anche il padre del bambino.

«Sempre»

Manuel non interviene, nonostante Simone lo vorrebbe. «Qualche volta, poi vediamo, mh?» decide di proporre Simone, prendendo una manina nella sua.

«Va bene» cede Bruno.

Improvvisamente poi Manuel sembra avere l'idea dell vita. Sposta gentilmente Bruno, facendolo sedere sul materasso e si sporge su Simone, gli sorride, trovando sul volto dell'altro la stessa espressione. «Lo faresti l'albero con noi?» chiede.

Simone ridacchia imbarazzato. «L'albero di Natale?» chiede, sebbene abbia capito.

«No quello de fichi Simò» sbuffa Manuel, che però non riesce a trattenere una risata.

L'altro rotea gli occhi e «certo» afferma, guadagnandosi un bacio a stampo.

***

Quello che nessuno dei due aveva considerato, quando avevano deciso di uscire per comprare un abete, è come l'avrebbero poi trasportato, ed è per questo che si trovano al vivaio da mezz'ora cercando di legare l'albero sopra la macchina di Manuel.

«Simò se non la smetti de lamentarti te faccio tornà a piedi co l'albero»

«Manuel non ti rispondo solo perché c'è il bambino»

Manuel sbuffa, stanco di quel battibecco. «Mi aiuti?» domanda.

«Ci sto provando Manuel, se tu sei basso non è colpa mia»

«Stronzo» sibila Manuel, «io non sono basso, tu sei troppo alto» afferma, facendo ridere Simone.

Dopo qualche secondo ride anche lui, mentre entrambi cercano di far passare la fune attorno all'albero. Non l'ha mai sentito tutto quell'amore Manuel, se ne rende conto in quel momento.

Alla fine riescono nell'impresa e dopo un'ora o poco più sono a casa, con l'albero ad occupare quasi tutto il soggiorno e Bruno che saltella perché non vede l'ora di decorarlo.

«Avviso mio padre che non torno per pranzo» comunica Simone a Manuel, all'improvviso, e la conversazione che ha con Dante lo lascia turbato, al punto che l'altro ragazzo nota il cambiamento nella sua espressione.

«Che succede?» sussurra delicatamente nel suo orecchio, avvicinandosi a lui qualche minuto dopo.

«Niente... credo? Mio padre mi ha detto una cosa e ora non riesco a non pensarci» ammette Simone, che ha preso a giocare con il suo anello, per il nervosismo.

«Cosa?»

«Che passo più tempo qua che a casa» ridacchia il minore, più per l'imbarazzo che per altro, e Manuel lo abbraccia alle spalle, poggiando le mani sui suoi fianchi.

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