CAPITOLO 18

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Facciamo colazione per la maggior parte in silenzio: non è un silenzio imbarazzante. Non del tutto, almeno. 

Al primo morso, sopraffatta dalla bontà di questi dannati pancake, mi lascio sfuggire un gemito di piacere: mi erano mancati, questo è certo. <<Cristo, Jasmine.>> lo sento imprecare sottovoce mentre stringe la forchetta tra le mani, facendomi arrossire leggermente. <<Scusami. Sono molto buoni.>> gli dico, tenendo lo sguardo rivolto verso il piatto. Lui si schiarisce la voce.

<<Ho chiesto a Magnus di rubarmi un ricordo secondario per ricreare la stanza degli addestramenti al posto della cantina dei nonni, così possiamo allenarci con tutto il necessario. Ho preso diverse tute anti-ferita e ci sono molti materassi di ricambio, visto il tuo vizio di squarciarli tutti con i tuoi dannati pugnali.>> mi dice mentre finisce la sua colazione in due morsi. Lancio un'occhiata al mio piatto ancora quasi totalmente pieno e prendo un boccone enorme, con nonchalance. <<Non è un vizio. Quando combatto, non mi accorgo di ciò che accade intorno a me. Sono troppo concentrata nell'uccidere per pensare ai materassi, Alexander.>> gli dico, un po' aspra. 

<<Hai intenzione di uccidermi?>> mi chiede, quasi divertito, mentre lascia il suo patto nel lavandino e si appoggia con la schiena al bancone in marmo bianco. 

E' bello da togliere il fiato, su questo non c'è dubbio. All'inizio l'ho sempre e solo visto in abiti da combattimento, da Shadowhunter, e qualche volta l'ho visto elegante al Pandemonium; tuttavia, vederlo in pigiama dopo essersi svegliato da poco, fa tutto un altro effetto. Non credo che sarò mai immune alla vista di questo gigante tatuato e terribilmente muscoloso. 

<<Non dicevo letteralmente, Alexander. Ci alleniamo per questo: essere in grado di uccidere, se ci dovesse servire.>> gli spiego come fossi una maestra di prima elementare. Lui mi guarda stizzito e con un sopracciglio alzato. <<Grazie della spiegazione, non ne ero a conoscenza. Comunque sia, ti ho lasciato una tuta sul letto. Ti aspetto tra dieci minuti in cantina.>> mi risponde mentre si sta già avviando verso la nuova sala per gli addestramenti. Io lascio andare un sospiro teatrale, poi mangio l'ultimo boccone, metto via il mio piatto e vado in camera a cambiarmi. 


Mi ero dimenticata quanto fossero difficili da indossare e dannatamente strette queste tute: mi sembra di indossare un serpente pronto a stringere ancora di più la sua morsa ad ogni mio movimento. Guardandomi allo specchio provo una punta di imbarazzo: queste tute sono come una seconda pelle, si vede chiaramente ogni singola curva del mio corpo, anche quelle che mi rendono più insicura. Alzo le spalle e sospiro. 

Quando scendo in cantina, mi sembra di essere stata catapultata di nuovo all'Istituto: davanti a me c'è una replica esatta della nostra sala per gli addestramenti. Ogni arma è nel punto esatto in cui si trova a Brooklyn, ogni quadro appeso alle pareti è identico a quelli dell'istituto... è una sensazione strana. 

Alec è in piedi davanti alla cote diamantata: sta affilando una spada. Mi schiarisco la voce per annunciare il mio arrivo. Quando si gira, rimane qualche secondo ad osservarmi partendo dal viso e scendendo con lo sguardo, terribilmente lento, fino ai piedi. Chiude gli occhi per un millesimo di secondo, poi scuote la testa come se si fosse risvegliato da una tranche. 

<<Mi ero dimenticato di quanto fossero strette queste tute.>> mi dice, la mascella serrata. <<Si, sono impossibili. Sembro ancora una rana?>> gli domando, forse per smorzare la tensione che si è chiaramente impossessata della stanza. Lui sorride e mi squadra ancora una volta. 

<<No, per niente.>> 


SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutt*! 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia e che la storia vi stia piacendo! Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa credete accadrà nei prossimi capitoli!

A presto! 

Un bacio,

Feda <3 


FALL IN LOVE WITH MY RUNES II - SHADOWHUNTERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora