Vigilia di Natale

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Stavo in piedi sulla soglia della biblioteca
con una tazza fumante di cioccolata stretta tra le mani. Il calore era quasi insopportabile, ma continuavo a fissare la figura seduta a una delle scrivanie di legno scuro, curva e concentrata su un vecchio volume dalle pagine ingiallite.

Ero incapace di fare un altro passo nella sua direzione, tantomeno di allentare la presa delle mie dita sulla calda ceramica, nonostante iniziasse a causarmi dolore. Non so da quanto tempo fossi lì intenta a studiarlo. Troppo.

Rari erano i suoi movimenti e probabilmente la maggior parte di essi sarebbero stati quasi impercettibili agli occhi di altri spettatori, se solo ce ne fossero stati, ma non per me. Ero concentrata o meglio rapita da quella figura sempre così enigmatica.

Anche da lontano individuavo il lieve e ritmico movimento del petto che si sollevava a ogni respiro sotto la sua spessa veste scura e le sopracciglia che regolarmente si aggrottavano a ogni cambiamento di paragrafo.

Amavo osservarlo leggere. Era l'unico momento in cui ero al riparo da quello sguardo, che era sempre in grado di farmi vacillare.

La biblioteca era deserta, regnava l'assoluto silenzio. Avevo la sensazione di poter sentire il battito del mio cuore.

Il pizzico di follia che quella sera mi aveva spinto ad abbandonare la festa con una scusa e a salire fin lassù era svanito nel nulla, lasciando spazio alla codardia. In fondo in fondo volevo convincermi che fosse solo il buon senso a frenarmi dal palesarmi a lui con quella piccola attenzione nei suoi confronti, ma era chiaro che non fossi così impavida in fatto di amore. Era la vigliaccheria a paralizzarmi.

Hermione Granger e il suo buon senso. Al diavolo. Hermione Granger e la sua viltà piuttosto.

Erano veramente poche le cose che ormai mi facevano paura, dopo tutto ciò che avevo vissuto nel corso degli ultimi anni. La guerra, la morte e la sofferenza in ogni sua forma erano stati una costante delle mie giornate per lungo tempo. Ero ormai una donna tutto d'un pezzo, forte e decisa, testona e caparbia o almeno così mi avrebbe descritta chiunque aveva incrociato il mio cammino fino ad allora.

Affrontare quell'uomo purtroppo continuava a essere in cima alla lista dei miei timori più grandi.

L'amore era un terreno sconosciuto per me, avevo così poca esperienza e purtroppo era argomento che non si studiava sui libri di testo.

Amore, dacci un taglio.

Eravamo soli, avrei forse potuto osare un approccio, non c'era nessun testimone nella biblioteca.

Non hai nulla da perdere, il tuo è solo un gesto carino, non una dichiarazione d'amore.

Era la vigilia di Natale, il Castello era semi deserto e i pochi rimasti tra le sue mura erano intenti a gustare il ricco banchetto nella Sala Grande addobbata a festa. Un'occasione unica per provare a stabilire un contatto con lui.

Il Natale a Hogwarts era qualcosa di magico, soprattutto per me che una famiglia non l'avevo più.

All'improvviso l'uomo alzò la testa verso la grande finestra alla sua sinistra e osservò la neve cadere leggera e silenziosa. Percepii un profondo sospiro. Un'ondata di tristezza mi colpì in pieno. Le mie gambe traballarono. Forse Severus Snape si sentiva solo.

Vai.

I miei piedi si mossero automaticamente verso la grande tavola ricoperta di libri. Lentamente, ma decisa, avanzai passo dopo passo verso di lui.

Erano trascorsi tanti anni, da quando ero stata studentessa tra i muri del Castello, da quando avevo incrociato per la prima volta il suo cupo sguardo, ma quell'uomo mi faceva sempre lo stesso effetto. Per lungo tempo avevo tentato di convincermi che la mia era stata solo una cotta adolescenziale senza importanza, ma il mio ritorno all'inizio dell'anno scolastico a Hogwarts mi aveva messa davanti all'evidenza. Il sentimento che provavo nei suoi confronti era qualcosa di vero e profondo, qualunque fosse stata la sua natura. La lontananza e il passare del tempo lo avevano lasciato immutato.

Mi costava ammetterlo, ma a volte avevo l'impressione che quella attrazione fosse addirittura cresciuta.

Nonostante tutto, ero sempre inspiegabilmente affascinata da quell'individuo così cupo e burbero, così come una falena poteva essere stupidamente attirata da una fiamma. Come lei mi sarei probabilmente scottata, ma era giunto il momento di affrontarlo.

Il misterioso Professor Severus Snape sarebbe sempre stato il mio rimpianto più grande se non avessi agito. L'esperienza mi aveva insegnato che la vita era troppo breve, non potevo permettermelo.

Giunsi al suo fianco, fu solo allora che si accorse della mia presenza. Levó lentamente i suoi neri occhi su di me, così come lo aveva fatto mille volte, ma questa volta percepii una punta di stupore. Rimase in silenzio.

<<Buon Natale Professor Snape>> dissi in tono fermo senza abbassare lo sguardo.

Ero a disagio, ma lo camuffai bene. O almeno lo speravo. Volevo apparire una donna ai suoi occhi, non una ragazzina intimorita.

Poggiai la tazza di cioccolato sulla scrivania e la spinsi verso di lui. Attesi una qualunque reazione, ma quella non arrivò. Collera, disgusto, magari riconoscenza. Nulla. Quell'uomo dal viso severo e i tratti affilati si limitava a guardarmi. Mi resi conto che avevo smesso di respirare, mi morsi un labbro e avvampando mi allontanai verso la porta con il cuore che batteva a mille, ma a passo lento. Avevo la sensazione che potesse balzarmi fuori dal petto.

<<Granger>> disse freddo.

Mi portai la mano all'altezza del cuore come per trattenerlo e mi voltai. Il Professore si era alzato dal tavolone e veniva verso di me. Il suo mantello nero oscillava a ogni passo. Ero ipnotizzata.

Nonostante ora fossimo colleghi, provavo sempre la stessa soggezione nei suoi confronti. Avevo l'impressione fossimo sempre il Professore e l'alunna.

<<Granger>> ripeté. Lo guardai, incapace di proferire parola, sperando che non notasse il rossore sulle mie guance. <<Lo sai che è severamente vietato consumare cibi e bevande nella biblioteca>>.

Stupida stupida che sei. Non cambierà mai.

<<Mi dispiace>> risposi in un sussurro.

Rigida nella mia posizione, avevo sicuramente gli occhi velati di lacrime. Ero sul punto di cedere alle mie emozioni. La diga stava per crollare, a causa del suo palese disinteresse nei miei confronti.

Eppure nel corso degli anni erano stati numerosi gli episodi, i gesti e soprattutto gli sguardi che mi avevano convinto del contrario. Da che ne avevo memoria c'erano sempre stati momenti, seppur fugaci, in cui avevo percepito il suo chiaro interesse nei miei riguardi. Condividevano un legame dalla misteriosa natura. Non era frutto della mia immaginazione, lo sguardo non poteva mentire. I suoi occhi color carbone mi cercavano in continuazione, più o meno discretamente secondo le occasioni. C'era qualcosa tra noi ne ero certa, ma ora ero mi interrogavo. Quella freddezza metteva in dubbio tutte le mie certezze.

Quando fui sul punto di crollare, accadde l'impensabile.

<<Buon Natale Hermione>> disse lui.

I suoi tratti si erano addolciti per un istante, la sua voce si era fatta più calda e profonda.

Hermione. Quella voce rimbombava nelle mie orecchie. Mi aveva chiamata Hermione.

Vigilia di Natale a Hogwarts  (Snamione)Where stories live. Discover now