CAPITOLO QUATTORDICI

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Mi trovo nella via principale del quartiere degli Abneganti. Indosso abiti Abneganti. La strada è deserta, ma dopo qualche secondo sento dei passi pesanti provenire alle mie spalle. Un gruppo nutrito di Intrepidi si avvicina armato di fucili. Quando sono abbastanza vicini, noto che mia sorella Beatrice si trova in prima fila. Ha lo sguardo vago. Tutti hanno questa espressione impressa sul viso. Mi sorpassano senza nemmeno sfiorarmi ed iniziano ad abbattere le porte degli Abneganti. Portano la gente fuori e la posizionano in lunghe file, dopodiché premono il grilletto. Una pozza immensa di sangue si allarga sotto i miei piedi. Poi, improvvisamente, tutti gli Intrepidi svaniscono. Mi ritrovo con un fucile in mano e con abiti Eruditi. «Complimenti, Caleb Prior. Grazie per averci aiutati a mantenere l'ordine» dice l'intensa voce di Jeanine.

Mi sveglio di soprassalto. Sono sudato fradicio e non riesco a smettere di tremare ed ansimare.
Aveva ragione Daniel; se resterò fra gli Eruditi, vivrò in una fazione di assassini. Forse dovrei andare via come ha fatto lui. Ma non sopporterei di essere un Escluso. E poi, io credo in quello che la mia fazione vuole fare, ovvero mantenere la pace. Soltanto che il prezzo da pagare, mi sembra un po' troppo alto. Torno a letto provando a dormire e decido che, domani, racconterò ai ragazzi ciò che mi ha detto Daniel.
* * *
«Robert ha preso il posto di Daniel, perché lui se n'è andato» dico a Greg. L'orario di lezioni è finito, ed adesso, mi trovo con i ragazzi in biblioteca per studiare. Però, oggi stiamo facendo tutt'altro. Sto lentamente raccontando loro quello che Daniel mi ha raccontato prima di andare via. Tom e Michael non sembrano per nulla sorpresi. «Mio padre mi aveva già accennato qualcosa del genere, ma non volevo farne parola se prima non ne fossi stato completamente sicuro» ci rivela Michael. Era scontato che, essendo figli di Eruditi, sapessero già parte del piano di Jeanine, ma in un primo momento non gli ho dato molta importanza. Loro sapevano da molto tempo cosa lei progettava di fare, ma oramai non serve a niente pensarci. Piuttosto, voglio sapere cosa hanno intenzione di fare loro adesso. Ma dato che non accennano affatto all'andare via, non apro il discorso. Tom ci dice soltanto «Dico solo che, io credo nei principi degli Eruditi e, se hanno deciso di proseguire in questo motivo, vuol dire che lo fanno per una buona causa. Greg, Julie e Melanie fanno un cenno con il capo. Adesso ho la conferma che hanno intenzione di rimanere tutti fedeli alla loro nuova, o vecchia, fazione. Nemmeno io, quindi, dovrei farmi così tanti problemi. «Mi sono ricordata solo adesso che domani è il giorno delle visite» dice ad un tratto Melanie «Spero solo che nostra madre non si faccia viva» stringe la mano della sorella rabbrividendo. Il giorno delle visite. Chissà se i miei genitori verranno a trovarmi. In teoria non dovrebbero farlo, dal momento che li ho abbandonati. Però, dovrebbero anche capire, che non l'ho fatto con cattive intenzioni. Stavo solo seguendo il mio cuore e la mia ragione. «Non vedo l'ora di rivedere il mio fratellino» dice invece Greg. Beato lui. Può rivedere suo fratello dato che fa ancora parte dei Candidi e non ha ancora raggiunto l'età per partecipare alla Cerimonia della Scelta. Io invece non potrò vedere Beatrice. Lei adesso è un'Intrepida. Quanto vorrei poterla abbracciare anche solo per un minuto. Ma purtroppo non è possibile. Anche lei, come me, sta vivendo la propria Iniziazione. È con questi pensieri che cado in un sonno profondo, dopo essere atterrato sul mio comodo materasso.
* * *
«Iniziati, aspetterete qui i vostri parenti. Avrete novanta minuti per i saluti. Poi tornerete alle vostre abituali manzioni» ci dice Robert verso le dieci di mattino. Siamo stati portati in una grande e luminosa sala vuota all'interno della Sede Centrale. Stiamo aspettando già da un paio di minuti ed io non so cosa aspettarmi. Da una parte vorrei riabbracciare i miei genitori, dall'altra vorrei non si presentassero nemmeno, per poter così evitare di vedere le loro facce deluse. La gente inizia ad entrare ed assisto a genitori che abbracciano figli in lacrime, a fratelli e sorelle che si ritrovano. Aspetto fino all'ultimo secondo che qualcuno venga verso di me, ma nessuno mi raggiunge. Rimango dentro la sala fino a quando anche l'ultima persona è andata via. I miei genitori non sono venuti. Probabilmente non mi considerano più loro figlio dopo l'affronto che gli ho giocato. Vorrei piangere ed urlare, ma sarebbe inutile. Ormai hanno deciso.

The Divergent series: CalebDove le storie prendono vita. Scoprilo ora