3. Fiducia, mamma, ti amo

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Io e Mattia eravamo fidanzati da ormai tre mesi. Agli occhi di molti poteva sembrare poco tempo, ma non per noi. Ci eravamo capiti subito, prima ancora di metterci insieme, e la nostra complicità era evidente a tutti. Chiunque ci vedesse pensava che fossimo una coppia sposata.

Eppure, c'erano due cose che premevano sul mio petto. Per primo, non avevo ancora scoperto il motivo dell'attaccamento di Mattia alle rose bianche. Non volevo assolutamente forzarlo a dirmelo, era una sua decisione. Eppure, sapere che ci fosse qualcosa di lui che io non conoscessi, faceva regnare in me uno stato di irrequietezza.
Per secondo, mi ero accorto di amare Mattia. Non nel senso che ne fossi innamorato, no. Quella fase l'avevo ormai superata da un pezzo. Nel mio cuore era chiaro che io amassi Mattia. E volevo dirglielo. Ma se fosse stato troppo presto e si fosse spaventato? Amare è una parola grossa, ma io per lui sentivo di provarla tutta. Lo amavo completamente, con tutto me stesso.

Decisi che per vivere più serenamente, avrei dovuto levarmi almeno uno dei due pesi che portavo sul petto. Quello era il giorno giusto: avrei detto a Mattia che lo amavo. Mi alzai dal letto e presi il cellulare, per poi scrivergli un messaggio.

Buongiorno Matti🤍
Passeggiata al parco?
[08.38]

Attesi una sua risposta per ore, ma non arrivò. Strano: Mattia rispondeva sempre ai miei messaggi. Preoccupato, afferrai le chiavi della macchina, pronto per dirigermi verso casa sua.

Suonai il campanello, ma ad aprirmi la porta non spuntò la solita testa bionda riccioluta, ma una castana liscia. Daniele: il fratello di Mattia.
«Ciao Christian, come mai qua?» Mi chiese il ragazzo, con la voce stanca.
«Ciao Daniele, cercavo Matti, non mi risponde da ore e sono preoccupato per lui. È in casa?» Gli dissi.
«No, non è in casa.» Mi rispose.
«E allora dov'è?» Chiesi, sperando di ottenere una risposta.
Il ragazzo esitò, e non rispose.
«Ti prego, ho davvero bisogno di sapere dove sia.» Aggiunsi allora, nella speranza che Daniele mi dicesse dove diavolo si trovasse Mattia.
«Mi dispiace, non posso dirtelo.» Mi rispose lui, per poi chiudere la porta, lasciandomi spiazzato.

Perchè non voleva dirmi dove si trovasse il mio ragazzo? L'ansia cominciò a salire, così decisi di scrivergli nuovamente.

Matti, ti prego rispondi, sono preoccupatissimo. Sono pure stato a casa tua e tuo fratello mi ha detto che non poteva dirmi dove ti trovi. Stai bene? Dove sei?
[11.48]

Tornai a casa e mi sedetti sul divano, in trepidante attesa della risposta che avrei dovuto ricevere. Avevo lo stomaco chiuso dall'ansia e quindi non pranzai. L'unica cosa che mi interessava in quel momento era sapere se Mattia stesse bene.

Decisi di chiamarlo; non ce la facevo più ad aspettare una risposta che non sarebbe arrivata. Dopo uno squillo, sentii la segreteria telefonica, segno che avesse rifiutato la mia chiamata. Mi chiesi se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Avevo sempre cercato di trattarlo nel migliore dei modi. Non aveva senso il trattamento che mi stava riservando, e non era assolutamente da lui. Mi impanicai, provando a chiamarlo nuovamente. Rifiutò anche quella chiamata. Allora decisi di scrivergli ancora una volta.

Per favore...rispondi. Lo sai che ci sono sempre per te; se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo tranquillamente, come abbiamo sempre fatto.
[12.16]

Finalmente, dopo i numerosi tentativi, vidi le spunte dei messaggi diventare blu e apparire 'sta scrivendo' sulla barra in alto.

Matti🤍
Chri scusami, non volevo farti preoccupare...ci ho pensato a lungo e ho deciso che meriti di sapere. Vieni al nostro posto, ti dirò tutto.
[12.18]

Meritavo di sapere che cosa, esattamente? Nella testa iniziai a crearmi un miliardo di ipotesi, mentre mi avviavo correndo verso la macchina.

Arrivai al parco e lo vidi seduto sulla nostra panchina. Mi avvicinai e notai che il suo efebico volto era segnato da due profonde occhiaie, mentre i suoi meravigliosi occhi azzurri erano arrossati e lucidi. Immaginai che avesse pianto, e non poco. Immediatamente mi preoccupai e iniziai a correre verso di lui.

«Matti! Cosa è successo? Stai bene?» Gli chiesi, sedendomi accanto a lui. Per cercare di farlo rimanere tranquillo iniziai ad accarezzargli la coscia.
«Chri scusami...io-io non volevo ignorarti è solo che oggi è un giorno particolare e-»
Singhiozzò.
Iniziai ad accarezzargli i capelli.
«Ehi, ehi, tranquillo. Con calma.»
Si mise a piangere e io lo strinsi a me.

Quando, dopo qualche minuto, si calmò abbastanza da poter parlare, riprese il discorso da dove l'aveva interrotto.
«I-io penso che sia arrivato il momento di dirtelo e a-anche di dirti perché io mi sia comportato così oggi. È un giorno particolare perché- perché.» Singhiozzò.
«Perchè è l'anniversario della morte di mia mamma.»
Iniziai a stringerlo a me ancora più forte, in modo che potesse percepire il mio affetto.
«Io...non ti ho risposto ai messaggi perché...quando arriva questo giorno, lo passo tutto con lei al cimitero e taglio i contatti con chiunque. Mi fido tanto di te Chri, per questo vorrei fartela conoscere e-e vorrei che lei conoscesse te.»

In quel momento pensai che qualsiasi parola fosse superflua, ma che volessi comunque dimostrargli il mio affetto e la mia vicinanza. Quindi continuai a stringerlo, facendogli delle dolci carezze. Gli feci appoggiare la testa sul mio petto e poi parlai.
«Grazie per queste parole Matti, veramente. Il fatto che tu me la voglia far conoscere è stupendo, e io non vedo l'ora di farlo.» Continuai ad accarezzarlo.
«Non sei arrabbiato perché non ti ho risposto, vero?» Mi chiese, con lo sguardo di un cucciolo bastonato.
«Certo che no, Matti. Come potrei?» Gli risposi, e lui si girò per stamparmi un bacio.
«Grazie per farmi sentire così...bene. Prima di conoscerti non mi sono mai sentito in questo modo.» Mi disse, sorridendomi.
Ci baciammo, e per qualche minuto rimanemmo soli nella nostra bolla, dove tutto ciò che c'era all'esterno non era rilevante. L'unica cosa che importava eravamo noi.

Ci guardammo e lui mi prese la mano.
«Andiamo. È ora che tu conosca mamma.» Mi disse, per poi incamminarci verso il cimitero, che non era molto distante dal nostro parco.

Arrivati davanti alla tomba, mi accorsi subito di un dettaglio: sopra di essa c'erano delle rose bianche.
Lui parlò.
«Ciao mamma, sono tornato. Lui è Christian, il ragazzo di cui ti parlavo.»
Poi si rivolse a me.
«Chri, lei è Silvia, la mia mamma.»

«Buongiorno Silvia, piacere di conoscerla.» Dissi, mentre continuavo a tenere la mano al mio ragazzo, accarezzandogliela.

«Sai Chri, lei è stata l'unica persona ad avermi sempre supportato e amato incondizionatamente. È stata la prima con cui ho fatto coming out. Vedi le rose bianche lì sopra?» Indicò la tomba, e io annuii.
«Ecco, le abbiamo sempre coltivate insieme nel nostro giardino, e poi ho iniziato a portargliele. Sono simbolo di amore puro, e per questo sono il mio fiore preferito. Quando ho visto che me le avevi regalate, preferendo quelle alle semplici rosse, ho capito che fossi quello giusto.»

Alle sue parole mi scapparono delle lacrime e ci abbracciammo. Era un abbraccio che sapeva di consapevolezza, quella di aver trovato la persona giusta, e così, glielo dissi.

«Ti amo, Matti.»

Lui mi guardò stupito, per poi rispondermi.

«Ti amo anche io, Chri.»

Lui non mi aveva detto un semplice 'anche io', no. Lui aveva detto 'ti amo anche io', per poterlo dire, per poterlo rimarcare, che mi amasse.

Rose bianche [zenzonelli]Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum