CAPITOLO 24 - Le erbe

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La vita di Daya continuò, nelle settimane successive, esattamente come prima: i suoi incontri segreti interrompevano la monotonia delle sue giornate, l'unica sua altra occupazione le ore passate con Max a insegnargli a leggere e fare di conto.

A Robert ormai quasi non pensava più. Nelle rare occasioni in cui lo faceva, tuttavia, si sorprendeva lei stessa dell'astio che provava per quell'uomo. Ormai erano mesi che non aveva più sue notizie. All'arrivo di ogni messaggero, il re le comunicava distrattamente che Robert mandava i propri saluti: niente di più e niente di meno. Per Daya, invece, ogni lettera mancata era un mattoncino in più sul muro d'odio che oramai stava costruendo. Lo disprezzava e avrebbe voluto non vederlo mai più, lo disprezzava come poche persone nella sua vita erano riuscite a farsi odiare da lei. Suo padre, forse solo lui, era in grado di provocare in lei sentimenti tanto violenti da non riuscire a controllarli. Eppure suo padre aveva avuto una vita intera a disposizione, Robert invece solo qualche mese, la maggior parte dei quali, oltretutto, non si erano neppure visti. Sapeva bene perché lo odiava tanto: suo padre, re Miren, era sempre stato un orco, un violento che aveva regnato da sempre con il terrore sul suo popolo e sulla sua famiglia. Era odiato da tutti, la sua unica forza il terrore che istillava in chiunque lo circondavano. Robert, invece era tutta un'altra storia. Il grande comandante del Nord, uomo d'onore, uomo giusto, uomo di parola: non c'era persona che avesse mai udito che avesse mai mettere in dubbio le qualità morali di quell'uomo, nemmeno origliando certe conversazioni. Certo, aveva un brutto carattere, qualcuno diceva, erano leggendarie le sue esplosioni di rabbia e, questo sì, aveva udito più volte che in battaglia era stato più volte accecato dall'impulsività che avevano portato a sconfitte e gravi errori. Tuttavia, era opinione comune che fosse un uomo di sani principi e di grande caratura morale.

E allora come mai, proprio con lei, aveva deciso di comportarsi senza il minimo riguardo, senza sentimenti? Si era comportato come il più squallido dei mercanti: aveva stretto l'accordo e portato a casa la merce. L'aveva usata e poi lasciata in un angolo, in attesa che dovesse di nuovo servire. Non lo odiava per averla sposata pur con l'intenzione di non voler avere nulla a che fare con lei: lo odiava perché le aveva fatto credere che con lui avrebbe potuto trovare un po' di serenità! Lei era a pezzi, sola e spaventata, ma come sempre avrebbe trovato un modo per rimettersi in piedi. Lui le aveva teso una mano e l'aveva poi lasciata proprio nel momento in cui lei gliel'aveva afferrata con fiducia. L'aveva mandata in mille pezzi, questa volta ancora più difficile riprendersi. Lo odiava per questo! E lo odiava ancora di più perché tutti lo consideravano un uomo da ammirare.

Erik, dal canto suo, si era sempre presentato come una persona semplice, nessun peso del mondo sulle sue spalle, nessun sentimento di superiorità. Quell'uomo era per lei come una droga, un magnifico anestetico che non le faceva sentire il peso di una vita vuota e inutile. Ogni tanto si ritrovava a fantasticare di possibili fughe ma poi scuoteva la testa e tornava alla realtà. Era il figlio di una delle casate più potenti del Regno del Nord e anche se aveva praticamente vissuto la sua vita come ostaggio ad Arsalah era un uomo con grandi ambizioni che non avrebbe mai rinunciato al suo futuro per mettere a rischio la sua famiglia e le sue terre. Erano solo amanti, una fantastica necessità per due persone sole e a lei bastava così.

Era appena rientrata nelle sue stanze da uno di quegli interminabili thè con Eleonor e le sue dame di corte quando qualcuno aveva bussato alla sua porta. Già una volta, con grande imprudenza, Erik si era infilato nelle sue stanze e perciò Daya, non sapendo chi altri potesse venire a cercarla, si era precipitata subito alla porta per evitare che qualcuno lo vedesse. La sorpresa era stata grande quando si era trovata lady Seana difronte, un sorriso forzato che cercava di camuffare paura e preoccupazione.

«Buonasera lady Dayanara, mi spiace disturbarvi ma... io, avrei bisogno di parlarvi. Siete sola?»

«Sì, sono sola» rispose Daya sorpresa. «State bene?"

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