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Una settima dopo...

<Dai, non ti fare pregare!> Sbuffo lanciando il cuscino a Davide che afferma prima che potesse schiantarsi con la sua faccia.
<Non ho voglia> vuole convincermi a farmi andare a una festa, ma non ho voglia, preferisco rimanere a casa a guardarmi una serie strappa lacrime e ad abbuffarmi di cinese.
<Non puoi continuare a mangiare cibo spazzatura> metto le mani sui fianchi.
<E questo chi lo dice?>
<Il tuo stomaco che chiede pietà> sbuffo.
<Dai> roteo gli occhi.
Ho già malditesta.
<Ok ok, vengo, ma a una condizione> alza un sopracciglio.
<Sarebbe?>
<Decido io come vestirmi> mi guarda pensando alle mie parole prima di annuire, sul mio volto appare un sorriso che mi fa alzare dal letto.
<Perfetto> vado verso l'armadio dove tiro fuori un pantaloncino a jeans e una semplice maglietta.
<Scherzi? Non ti lascerò venire combinata così>
<Avevamo fatto un patto, o questo o niente festa> mi guarda male.
<Ma non puoi venire con quei così> dice indicandoli.
<Invece verrò proprio con questi> dico entrando in bagno chiudendo la porta alle mie spalle.
In bagno decido di farmi una doccia veloce per poi tamponare pian piano il mio corpo con l'asciugamano.
Prendo l'intimo posato nel lavandino, un reggiseno semplice abbinato a degli semplici slip neri.
Quando mi vesto bagno i capelli con la schiuma per poi truccarmi un po' mettendo un filo di eyeliner.
Adesso sono pronta.
Esco dal bagno trovando la mia camera vuota, Davide?
<Davide?> Dico scendendo le scale, mi guardo attorno in salotto, ma è vuoto così entro in cucina dove lo trovo a mangiare la crostata alle ciliegie che ho fatto quando sono tornata da scuola.
<Che succede, sei rossa in volto>
<Mi hai fatto spaventare, ti ho cercato ovunque> dico sedendomi davnati a lui prendendone una fetta anch'io.
<Molto buona> dice prima di morderla, sorrido contenta, la torta alle ciliegie è una delle poche cose che so cucinare.
<Chi ci sarà a questa festa?> Chiedo
<Tutti>
<Tutti chi esattamente?> Dico posando il piatto nel lavello.
<I ragazzi, Stella, Cloe e altri?> Annuisco.
<E tu per chi ci vai esattamente?> Chiedo sorridendo con un sopracciglio alzato, per poco non soffoca.
<Emily, dio santo> soffoco una risata.
<Dai, andiamo> dico prendendo il cappotto e la borsa uscendo seguito da lui.
O no.
Quando arrivo in questa "festa" vorrei tornarmene a casa, ma è troppo tardi, Davide mi prende e mi conduce dentro infilandosi in mezzo ai corpi sudati.
Ad un tratto si blocca facendomi andare a sbattere contro il suo petto, che male.
<Vuoi da bere?> Annuisco e prima che possa dirgli cosa se ne va lasciandomi lì in mezzo a tutta quella gente.
Mi guardo attorno confusa ricevendo spinte da tutti, decido di levarmi dai piedi.
Mi dirigo verso i divani dove trovo dei ragazzi baciarsi, mi siedo in un piccolo angolo aspettando Davide.
Ad un tratto un odore abbastanza conosciuto si intrufola nelle mie narici.
No, non può essere quel profumo.
Non può essere il suo profumo.
Non può essere lui.
Mi giro pregando con tutta me stessa che non sia lui, ma purtroppo la sfortuna è dalla mia parte.
Davanti a me trovo un Cristian che si scrolla di dosso una ragazza tutta scombinata, con il rossetto sbavato.
I suoi occhi incontrano i miei, subito mi sento a disagio.
<E TU CHE CAZZO CI FAI QUI?> mi alzo senza interrompere il contatto visivo tra noi.
<Tu che ci fai qui?> Dico, non risponde.
Mi guarda dal basso verso l'alto.
<Rispondi>
<Non darmi ordini> ringhio, subito con la sua mano stringe la presa sul mio braccio.
<non lo ripeterò un'altra volta, che cazzo ci fai qui?>
<Non vedi, sono a una festa> dico ovvia levando la sua presa dal mio braccio.
<Adesso tu te ne vai> dice spingendomi verso l'uscita.
<Io non vado da nessuna parte> dico allontanandomi.
Mi guarda e senza dire nulla se ne va.
Presa da mille pensieri mi avvicino al tavolo dove prendo diversi bicchieri che butto giù in un sorso solo.
Sento la gola pizzicarmi, ma non ci faccio caso, una scarica elettrica mi percorre il corpo dandomi un ondata di piacere che mi incinta a riempire il bicchiere e a buttarlo giù.
Continuo così per non so quanti di alcol, ma smetto quando davanti a me vedo il doppio.
Mi allontano dal tavolo balcollando di qua e di là, un senso di nausea si impossessa di me.
Un bagno, ho bisogno del bagno.
Non sapendo dove andare salgo le scale facendo attenzione a non cadere.
Arrivata alla fine delle scale mi trovo davanti un corridoio dove ci sono poche parsone rispetto a giù.
Guardo le porte fino a trovare una porta con la scritta toilette.
La apro senza bussare trovandomi davanti una scena al quanto disgustosa.
Devo mettere una mano in bocca per non vomitare davanti a loro.
Cristian che si alza i pantaloni e la ragazza di poco fa che si abbassa il vestito.
Guardo Cristian disgustata.
Sposta il suo sguardo su di me, ma quando lo fa sposto lo sguardo sulle piastrelle bianche del bagno.
<Devi stare qui?> Chiede.
<ho bisogno del bagno> dico posando la mano sulla pancia dolorante, non so ancora per quanto riuscirò a resistere.
Il suo sguardo si posa lì e sembra addolcirsi almeno fino a quando non  ritorna nei miei occhi.
<Aspetta il tuo turno> dice alzandosi la cirniera, sto per ribattere quando mi avvicino al lavandino dove butto fuori anche l'anima.
<Oh merda> sento.
Le lacrime bagnano il mio viso per il troppo sforzo offuscandomi la vista.
Due mani toccano i miei capelli, dai brividi capisco che si tratta di Cristian, solo lui fa questo effetto al mio corpo.
Vorrei allontanarlo, ma non ho le forze.
Mi tiene i capelli in modo da non farmeli sporcare.
Quando dopo dieci lunghi minuti di inferno smetto mi sciacquo la bocca.
<Grazie> dico tenendomi appoggiata al muro, mi gira la testa.
<Stai bene?> Chiede, scuoto la testa.
<Dai, ti riporto a casa> alzo un sopracciglio.
<Tu?> Annuisce, non so perché, ma scoppio a ridere.
Mi guarda come se fossi pazza, forse lo pensa già.
<Che cosa c'è di divertente?> Chiede infastidito, smetto di ridere.
<Niente solo che mi sembra strano che tu mi porta a casa> non dice nulla per poi alzare le spalle e dire
<Siamo amici, tra amici si aiuta> alzo un sopracciglio.
<Siamo amici?> Chiedo.
<Penso di sì> dice e per un attimo mi sembra di averlo visto imbarazzato.
<Vuoi essere mio amico Cristian?> Chiedo con voce sensuale, che sto facendo.
Vedo lui guardarmi per poi tirarsi indietro i capelli dicendo
<Quanto cazzo di domande fai, mi scoppia la testa> sbuffo sorridendo.
<Dai, andiamo> dice avvicinandosi.
<Riesci a camminare?> Chiede, non rispondo, subito mi trovo tra le sue braccia.
<CHE STAI FACENDO, METTI GIÙ>
<Stai zitta per qualche minuto> dice stanco della mia voce, sbuffo coccolandomi a lui.
<Che stai facendo?> Chiede.
<Ho freddo> dico, annuisce.
<Quanto hai bevuto?> Chiede uscendo dal bagno.
<3...5...8...non so, ho perso il conto> dico con un pizzico di vergogna sul volto,non ho mai bevuto così tanto.
<Ohhh, quindi non sei così santa come vuoi far credere>
<Come voglio far credere?> Dico guardandolo infastidita, annuisce.
Cerco di dimettermi da sopra di lui facendolo sbuffare e stringere ancora di più la presa, in modo da dimettermi tocco il cavallo dei suoi pantaloni, subito mi blocco spostando lo sguardo su di lui.
<Scusami io...> Dico imbarazzata abbassando lo sguardo cercando di non far notare il rossore sul mio volto, lo sento sorridere e avvicinarsi al mio volto facendomi all'improvviso sentire accaldata.
<Tranquilla, non basta una sfiorata a farmela alzare> sento le guance andarmi a fuoco.
<Non ci riusciresti nemmeno se ti impegnassi> sussurra, mi irrigidisco per poi spostare lo sguardo sul suo petto per non scoppiare a piangere.
Voglio andare a casa.

Cristian.
<Non ci riusciresti nemmeno se ti impegnassi> dalla sua espressione capisco che ci è rimasta male.
Merda.
Sono un coglione, lo so, ma è la verità.

Una fottutissima settimanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora