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Apro gli occhi e...cavolo che dolore.
Mi tocco la testa mentre cerco di ricordare cosa è successo ieri sera visto che ho ricordi offuscati.
Allungo il braccio verso il mobiletto dove trovo il mio cellulare, un bicchiere d'acqua e una pasticca.
Alzo un sopracciglio.
Prendo il bicchiere e la pasticca che metto in bocca che butto giù in un colpo solo, mentre lo faccio vedo un biglietto, lo prendo.
<Questo è il mio numero, se hai bisogno di qualcosa chiamami, amica> alzo un sopracciglio mentre tutte le immagini mi affacciano all'improvviso facendomi spalanca gli occhi.
Vi prego, ditemi che non ho vomitato davanti a lui.
Prendo il telefono, scarico ovviamente, lo metto sotto carica e quando si accende mi rendo conto che sono le 6:12.
Sbuffo alzandomi dirigendomi in cucina dove non so con quale voglia inizio a fare i pancakes tanto è ancora presto e poi a scuola devo entrarci alle 9:00.
Mentre cucino l'ultimo pancakes sento il campanello suonare, chi sarà mai alle 6:45 di mattina?
Mi copro con la vestaglia prima di aprire la porta dove trovo un Cristian pettinato, pulito e profumato a differenza mia che sono sporca, faccio puzza di alcol e vomito insieme e i miei capelli...osceni.
<Che ci fai qui?> Mi lamento, già di prima mattina me lo devo trovare davanti?
<Buongiorno anche a te, ho portato il caffè> dice entrando dirigendosi in cucina.
Perché è entrato a casa mia?
E poi, con quale permesso?
<Accomodati eh, fai come se fossi a casa tua> dico ironica sbattendo la porta prima di raggiungerlo in cucina dove trovo il bancone pronto provvisto di piatti, caffè (portato da lui), i miei pancakes e il barattolo di Nutella al centro.
Sorrido a quella vista.
<Vuoi stare ancora lì impalata o facciamo colazione?> Decido di annuire solamente prima di sedermi seguita da lui.
La colazione la passiamo in silenzio nonostante i continui sguardi da parte di entrambi.
Quando finiamo mi alzo per sparecchiare e con mia sorpresa mi aiuta, si è offerto pure di lavare i piatti mentre io li asciugo.
<Mi fa male la testa> mi lamento.
<Non cominciare a lamentarti> mi ammonisce passandomi un piatto, lo guardo male per poi fargli una linguaccia che provoca in lui una risata, stronzo.
Ad un tratto faccio una cosa che non so se me ne pentirò dopo, ma gli schizzo l'acqua addosso.
Mi guarda incazzato, penso che mi griderà addosso, mi dirà che sono pazza e se ne andrà (finalmente), ma mi stupisce prendendomi iniziandomi a fare il solledico, o no.
Scoppio a ridere e la stessa cosa fa lui che aumenta la presa sulla mia pancia.
Continua facendomi ridere fino a farmi mancare l'aria.
Vuole uccidermi per caso?
<Smett-> mi interrompo per le risate.
<Cristia-> continuo.
<Pregami e io smetto> cosa?
<Te l-o s-ogni> dico ridendo.
<Allora continuo> questa cosa continua per altri 10 minuti fino a quando...
<Ok ok, mi arrendo>
<Quindi?> Aspetta, alzo gli occhi in alto.
<Smettila di farlo>
<Cosa?> Chiedo
<Di alzare gli occhi in alto> lo rifaccio.
<Ti punisco> il fiato mi si mozzia nei polmoni.
<Cos-a?> Dico con voce tremante.
<Vuoi essere punita Emily?> Mi sussurra all'orecchio, sento la gola farsi secca.
<Tu vuoi punirmi?> Chiedo guardandolo ritornando seria.
Mi guarda per poi portarmi il ciuffo dei capelli indietro mentre sussurra
<Non farei mai qualcosa che non vorresti> non mi aspettavo una confessione del genere da parte sua.
Deluitisco guardandolo e la stessa cosa fa lui avvicinandosi facendo sfiorare le sue labbra con le mie.
Butto fuori un sospiro mentre lui mi cinge la vita con le sue braccia.
<Cosa vuoi Emy?> Il cuore batte forte, le gambe quasi cedono, le mani tremano come la mia anima in questo momento.
<Te> sussurro, nei suoi occhi vedo un lampo di passione e di speranza, come se sperava questa risposta da me.
<Quindi mi vuoi?> Sussurra, lo voglio?
<Io...> Non mi fa finire che girandomi mi sbatte nel bancone dove in questo momento si trova la mia faccia spiaccicata.
Nel mentre la vestaglia si è alzata.
<Se mi vuoi non mi fermo, se non te la senti...smetto> cosa? No, io non voglio che smetta, ma allo stesso tempo sono spaventata, io non ci so fare con i ragazzi lui invece è abituato a portarsi a letto persone più esperte e belle inconfronto a me.
<QUINDI?> ringhia dandomi uno schiaffo sul sedere, porto avanti il bacino per il dolore.
<Mi stai torturando> dice sbattendomi di dietro la sue erezione gonfia che spinge dal cavallo dei pantaloni.
Oddio...
Mi tira un altro schiaffo facendomi riempire gli occhi pieni di lacrime, basta.
<Fermati> sussurro, come aveva detto si allontana da me facendomi tornare a respirare.
Mi giro verso di lui che guarda un punto fisso, il mio sguardo si posa sulla mano che trema.
Da quanto continua?
Perché non me ne sono mai accorta?
<Cristian> dico avvicinandomi, scuote la testa e dice
<Scusami io...non volevo> scuoto la testa avvicinandomi a lui che indreteggia.
<Non allontanarti da me>
<Non voglio farti del male> dice nascondendo la mano tremante nella tasca, è questo il suo problema?
Ha paura di farmi del male?
Sto per dire qualcosa quando nel suo volto qualcosa cambia.
<È meglio che vai a farti una doccia, sei nauseante> spalanco la bocca disgustata da questa persona che mi trovo davanti, un attimo fa voleva scoparmi e adesso...
<Vado a farmi la doccia, quando torno non ti voglio trovare> dico per poi sparire dalla stanza dirigendomi in bagno dove alcune lacrime cadono, ma li asciugo subito, non merita le mie lacrime.
Mi spoglio e sto per entrare in doccia quando nello specchio vedo il mio sedere rosso con la forma della sua mano ancora, mi limito ad accarezzarla, ma sussulto dal dolore.
Faccio una smorfia davanti allo specchio prima di entrare nella doccia dove apro lo sciacquone beandomi dell'acqua calda che fa scomparire tutti i problemi dalla mia testa.

Una fottutissima settimanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora