XXIV. Regole

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Ochaco's POV

"E se Dabi e Toya Todoroki fossero la stessa persona?"

Anche quella volta mi accorsi di aver pronunciato quelle parole ad alta voce troppo tardi. Mi girai nuovamente verso il ragazzo dai capelli rossi. La sua espressione era un misto tra la confusione e l'incredulità. Probabilmente lo stesso identico sguardo che avevo io proprio in quel momento.

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto (presumibilmente, purtroppo la mia concezione del tempo era particolarmente alterata) a riflettere su quel dubbio per poi arrivare alla conclusione che fosse inutile. A cosa sarebbe potuta servire quella informazione? A meno che... Mi fermai improvvisamente. Era troppo sconvolgente anche solo da pensare. Lui non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Ne ero sicura. 

Nonostante tutto, quel terribile pensiero rimaneva impresso nella mia mente in modo persistente, impossibile da eliminare. Da qualche tempo, ormai, si vociferava che i Villain conoscessero le nostre mosse prima di attuarle, come se le prevedessero o meglio qualcuno li aiutasse a prevederle. Per questo motivo si iniziò a pensare che, tra gli studenti o persino tra il corpo docenti, si nascondesse una talpa, una spia che informava l'Unione per tempo. Più riflettevo sulla situazione, più mi convincevo che la mia ipotesi sarebbe stata più che fondata ammesso che Dabi fosse davvero il fratello maggiore di Todoroki.

Mi scambiai uno sguardo con Kirishima-kun. Immaginai che fosse giunto alla mia stessa conclusione. Mi sentivo strana, come se qualcosa mi stesse bloccando lo stomaco. Stavo dubitando di uno dei miei amici più stretti. Ero estremamente combattuta. Mi impegnai al massimo per seppellire quella riflessione sgradevole nella parte più nascosta e profonda del mio cervello.

Guardai l'ambiente circostante. Le pareti, il pavimento, il ragazzo che avevo davanti a me. Tutto sembrava più scuro, offuscato e mobile. Sembrava che ogni cosa mi girasse attorno. Percepivo le palpebre pesanti, sempre di più. Cercai inutilmente di rimanere sveglia. Non volevo nuovamente essere presa alla sprovvista. Tutto fu inutile. I miei occhi si chiusero lentamente costringendomi ad appoggiarmi con la testa alla parte superiore dello schienale prima di crollare sfinita.

Izuku's POV

Entrai nella camera di Kacchan, ora illuminata dalla flebile luce emanata dalla neonata alba che si intravedeva dalla portafinestra aperta. L'aria frizzantina contribuiva a quel senso di tremore e freddo che provava già da qualche tempo. Come nelle altre stanze, era possibile scorgere un balcone che dava sul cortile della struttura. Ogni cosa in quel locale era al suo posto, dagli scaffali alla scrivania al letto appena rifatto. Solo una cosa sembrava fuori posto: una familiare bandana bianca poggiata sul tavolo ligneo a lato della stanza. In quel momento, non seppi attribuirle un proprietario, ma ero convinto di averla già vista da qualche parte. Non mi sembrava che Kacchan indossasse quel tipo di accessori. Nonostante tutto non stonava in tutto quell'ordine. Sembrava lì, apposta per dare un significato a tutta l'organizzazione caratterizzante la camera.

Mi girai verso Kacchan che, nel frattempo, si era seduto sul materasso con un manubrio da allenamento in entrambe le mani. Aveva uno sguardo truce sul volto. Inizialmente non capii il motivo di quel repentino cambiamento d'umore, poi ricordai dove avevo visto quella bandana ed una forte tristezza si impossessò di me. Era strano non averci pensato subito, ma quella era la bandana immancabile nell'outfit quotidiano di Kirishima. Da quanto ricordo, lo aiuta a tenere i suoi capelli in ordine.

"Non toccare nulla, Merdeku." sputò acido il biondo. Fece una breve pausa prima di aggiungere: "Rimarrai incantato ancora per molto? Non ho tempo da perdere a differenza tua." 

Riscosso dai miei pensieri, mi affrettai a seguire il suo sguardo per capire dove voleva che mi sistemassi. Mi sedetti ai piedi del letto, poco lontano dal mobile, per lasciare a Kacchan il proprio spazio. Aspettai qualche minuto in attesa che cominciasse a parlare.

In criminal handsWhere stories live. Discover now