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Il giorno dopo Clay decise di non andare a scuola, si sentiva troppo stanco e aveva bisogno di una piccola pausa.

Avvertì Jed che, come ogni mattina, era venuto in camera sua e Jed lo comunicò alla mamma che chiamò la scuola avvisandoli.

Quando si svegliò fu solo per colpa della vibrazione del telefono contro il comodino.
La vibrazione faceva muovere in avanti il telefono, aprì gli occhi nello stesso momento in cui questo cadde a terra.

Imprecò. Allungò un braccio e prese il telefono, rispose senza neanche guardare chi era.

«Ciao!» La voce allegra del suo migliore amico lo fece quasi svegliare. Quasi.

Bofonchiò qualcosa di simile ad un "ehi"

«Uhm» Fece una piccola pausa nel quale Clay si stava quasi riaddormentando.
«Come mai non sei venuto a scuola? È successo qualcosa?»
Il suo tono sembrava tranquillo, ma Clay avvertiva una punta di preoccupazione.

Cercò di trovare la forza di parlare.
«Si, sono solo stanco»

Probabilmente a Sean sembrò una scusa perché poco dopo disse: «Clay, puoi dirmi tutto, lo sai»

Il ragazzo sospirò.
«Sean, ieri ho dormito poco, sono davvero stanco, va tutto bene»
Si girò sulla schiena.
«Ora vorrei davvero tornare a dormire»

«D'accordo...»

Clay, convinto che la chiamata fosse giunta al termine, allontanò il telefono per chiudere la chiamata, ma la voce di Sean lo richiamò.

«Credo che tu piaccia a Ray»

Il castano ridacchiò.
«Davvero?»

Lui non aveva fatto niente per stargli simpatico.

«Mi sa che gli piacciono i tipi misteriosi»

«Sarei misterioso solo perché non ho voluto dirgli subito il mio nome?»

«Probabilmente. Credo voglia essere tuo amico»

«Io no»

«Insopportabile. Gli ho dato appuntamento martedì prossimo. Chris e Olivia verranno con noi»

Clay si tirò su con la schiena appoggiandosi alla spalliera; ormai era impossibile per lui riaddormentarsi.

«Chris e Olivia dicono sempre che vengono, ma poi ci danno buca e soprattutto perché martedì prossimo?»

«Perchè no? E i due non ci daranno buca, sono stato molto chiaro.»

«Non sarebbe meglio dargli appuntamento tipo... mai?»

«Insopportabile» Ripeté l'amico e Clay scoppiò a ridere.

«Vengo da te dopo scuola. Ora le lezioni mi chiamano. Ciao ciao Layc»

«Non osare di nuovo con-»
Ma la chiamata si chiuse.
Clay rimase a guardare il telefono e poi lo posò sul comodino infastidito.

Layc era un soprannome che tanto tempo prima gli aveva dato proprio Sean.

«Tutti hanno un soprannome»

«Tu no»

«Si invece! A casa mi chiamano Seanie»

Clay si era girato verso di lui.
«È orribile. Non osare darmi un soprannome così»

Era appena iniziato il secondo anno. Lui e Sean si erano incontrati al primo.

«Lo dirò alla mamma!»
Un Sean con ancora il volto da bambino lo guardava arrabbiato. Ma con in testa il cappello di Spiderman e la maglietta rossa con le ragnatele non faceva così tanta paura.

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