Stanchezza

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Genere: angst
Parole: 711
tw: malattie autoimmuni
Pov: Manuel








<<Manu, ehi, ti sei addormentato di nuovo>> Simone gli passa una mano tra i capelli, lo fa delicatamente, cercando di non svegliarlo in modo brusco.

<<Scusa, Simò. Non ce la faccio>> si stropiccia gli occhi mentre si stacca dal pugno chiuso sul quale aveva appoggiato la testa.

È stanco. Troppo stanco.
Stanco se lavora, stanco se studia, stanco se sta tutto il giorno a letto, stanco se non fa nulla, stanco se respira.

Non riesce nemmeno a descriverla quella stanchezza, perché gli mangia le ossa e la vitalità che ha sempre avuto. E non succede una volta ogni tanto, nei periodi più stressanti o più pieni di cose da fare, da studiare, succede sempre.

E lui è stufo.
Stufo di stare così perché ha solo diciotto anni.

Chissà cosa si prova a dormire la notte e svegliarsi riposati?

Lui nemmeno se lo ricorda più.

<<Quando hai il controllo?>> la voce di Simone rimane delicata e la mano non si sposta dai suoi capelli. Continua a lasciargli carezza e Manuel non si staccherebbe mai da quel tocco.

<<Tra du' settimane>> risponde.

<<Mh>>

Lo vede dai suoi occhi incupiti, dalle sua fronte che si corruga come ogni volta che è preoccupato.
Lo vede dalle sue attenzioni.
Lo vede che è preoccupato.

<<Non fa' così. Guarda che sto bene, l'ha detto pure la dottoressa. Altrimenti mica me dilungava i tempi tra 'n controllo e l'altro>> nasconde il fatto che sia preoccupato anche lui.

L'ha sempre nascosto, a chiunque.

Ricevere una diagnosi, avere una risposta al suo malessere, era stata una salvezza. Purtroppo però con le malattie autoimmuni ci si può solo convivere perché non si guarisce, hanno una terapia ma non una cura e Manuel aveva dovuto farci i conti.

Fare i conti con tutto quello che comportava, le visite, i controlli, le analisi, aveva persino smesso di avere paura degli aghi. Ma non aveva ancora fatto i conti con il terrore che lo assaliva quando si avvicinavano i controlli. Il terrore di trovare qualche problema in più, il terrore di dover cambiare terapia e in tutto ciò far finta di nulla.

Come se - non essendo visibile - il problema non ci fosse.

E lui continuava a non darlo a vedere perché odiava lamentarsi, anche se poi scoppiava facilmente proprio perché tratteneva troppo.

<<Sì, però negli ultimi tempi mi sembri non stare bene>>

Ci ha fatto l'abitudine. Simone notava qualsiasi cosa. La notava quando erano solo migliori amici e ora che avevano preso la decisione di stare insieme, gli sembrava lo notasse ancora di più.

<<È solo la solita stanchezza>>

No, non lo è. Eppure cerca di autoconvincersi perché un'altra diagnosi e un'aggiunta di terapia - in così poco tempo - non lo aiuterebbero minimamente.

In più a breve ci sarà la maturità e lui vuole assolutamente arrivare alla fine, chiudere quel capitolo, dimostrare che ce l'ha fatta. Solo che - tutto quello - gli ha messo i bastoni tra le ruote e non vede abbastanza nitidamente per finirla in tranquillità.

Forse è il suo destino non avere nulla di calmo nella vita.

<<Ma è la solita stanchezza cronica che avevi prima della diagnosi>> Simone lo sottolinea e Manuel sa che ha ragione.

Però preoccuparlo di più non avrebbe senso. Era già la terza volta che si addormentava senza accorgersene quel giorno, quindi stava letteralmente peggiorando. In più non riusciva nemmeno a stare dietro a ciò che gli diceva perché la mente era annebbiata.

Gli avevano spiegato che i sintomi erano come un effetto a cascata e soprattutto collegati tra loro, quindi si intrecciavano portando solo altri problemi.

Alcuni giorni ti svegliavi bene, mentre altri facevi più fatica, ma aveva capito che ce la poteva fare.

<<Simò, davvero, n'è niente. Stavamo a parla' delle derivate, no?>> spera che così non ci pensa più.
Il ragazzo annuisce e in quel momento Manuel riprende a parlare.
<<Ecco, me spieghi come so' collegate agli integrali?>>

Conclude il discorso così, sapendo per certo che Simone non avrebbe smesso di preoccuparsi così come non l'avrebbe fatto lui, ma consapevole del fatto che ci sarebbe sempre stato.

Ci sarebbe stato in quei momenti, a tutte le visite, a svegliarlo dolcemente quando si addormentava nei momenti inopportuni o quando soffriva per i dolori.

Ci sarebbe stato nonostante le diagnosi.

Simone sarebbe stato il suo porto sicuro.





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