"Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,
che ti porti l'i...
"Diventare donna è un nascere per strappi reiterati, per lacerazioni là, ai margini, dove l’erba dirada."
(12 Ottobre 1923, Napoli - 8 Dicembre 1992, Milano)
Sicuramente è poco conosciuta rispetto alle altre poetesse italiane, ma Armanda Guiducci è stata una donna che si è sempre fatta sentire, tra le manifestazioni femministe a cui partecipava e le poesie scritte contro "uomini - coltello" e "padri padroni".
All'inizio della sua carriera letteraria Guiducci ha altri interessi: quando arriva a Milano, si laurea in filosofia, collabora in tante riviste culturali e nel 1955 ne fonda una sua, "Ragionamenti", con Franco Fortini, Luciano Amodio e Roberto Guiducci, per poi diventarne la direttrice.
Qualche anno dopo Armanda Guiducci inizia a tradurre testi letterari di autori famosi come John Donne, Katherine Mansfield e Virginia Woolf, di cui traduce "Una stanza tutta per sé", "Notte e Giorno" e "Orlando".
Woolf diventa un punto di riferimento per Armanda Guiducci, che inizia a occuparsi della poesia con la raccolta "Poesie per un uomo" (1965), già piena di temi femministi, che iniziano a essere più approfonditi.
Infatti, nel 1974, la poetessa entra nel movimento femminista italiano e pubblica "La mela e il serpente", un racconto autobiografico dall'infanzia all'età adulta pieno di ricordi e sogni.
Questo è il primo di una lunga serie di libri femministi, in cui Armanda Guiducci accusa la società occidentale dell'esclusione e del silenzio della donna e di difendere di più le ricche donne di città rispetto alle semplici contadine.
Quindi decide di occuparsi anche di queste ultime nei libri "Due donne da buttare", con due ritratti sulla casalinga e sulla prostituta, e "La donna non è gente", che raccoglie nove testimonianze di contadine di tutta Italia.
Invece, per analizzare meglio la condizione delle casalinghe e la loro "obbligata servitù", Armanda Guiducci scrive "Donna e serva", che condanna senza giri di parole lo stereotipo dell' "angelo del focolare", perché alla fine le donne non sono sante che realizzano ogni desiderio e volontà.
Per quanto riguarda la poesia, Armanda pubblica un altro libro, "A colpi di silenzio" (1982), dove predominano l'amore, descritto sempre da un punto di vista femminista, e una sorta di dialogo tra i mondi maschile e femminile, che devono trovare punti d'accordo ed essere trattati allo stesso modo, senza che l'uno sia sottomesso all'altro.
Quindi Armanda Guiducci non condanna l'altro sesso, un "necessario opposto", ma sottolinea la necessità della liberazione dalla "stanza per sé" di cui parla Virginia Woolf e da una gabbia che imprigiona ogni uomo retrogrado grazie a troppi stereotipi: l'ignoranza.
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(Copertina del libro "Virginia e l'Angelo", scritto da Armanda Guiducci e dedicato a Virginia Woolf)
"Uomo"
"Altro da me in tutto… maschio, estraneo, altra carne, altro cuore, altra mente, pure, il mio stesso corpo prolungato, la voce che si sdoppia, e mi continua: ciò che si oppone, e ciò che mi compone come un discorso teso, mai concluso, o l'altro occhio: il raggio che converge al rilievo, allo scatto delle cose - mio necessario opposto, crudele meraviglia è amare te: godere di due vite in questa sola, avere doppia morte."
"Nudo"
"Nudo ti porto in me, nudo come sei veramente – gettata la divisa del giorno, o se pensi, soffri, ami; nudo, come nessuno mai t’ha avuto; come la prima volta che ti vidi nudo e, dritto in mezzo a quella stanza, mi offrivi l’irruenza del tuo slancio; e come tutti gli anni poi venuti a spogliarci, a segnarci. Nel letto del riposo, del male, dell’amore. Quando accelera il battito del petto o volano le reni. Ti conosco nudo, come nessun altro cuore sa, come nessuna spiaggia ti ricorda – e come tu neppure ti conosci. Così, ti penso: ogni volta nudo di infinite nudità. Non c’è specchio che a te renda un corpo più profondo quanto la durata del mio amore."
"Il sonno del mattino"
"Ho dormito. Per metà della vita, ho dormito: sono stata felice. Finché, morendo, tu non m’hai svegliata e detto: «Guardalo, il tuo amore. Guarda che fragile finzione, quel che credi duraturo, eterno!». E mi ha colpito il viso il tuo alito guastato. «Tanto vale non amare. Tanto, credi, dar fuoco a tutti i ponti.» Dunque, anche tu dormivi quando m’abbracciavi? Forse, all’amore giovane, è complice dei sogni – fitti e illesi – la penombra, come nel breve sonno mattutino? Eccoci al giorno che distrugge. Svegli, ci guardiamo in faccia – ed è ben duro, continuare, in questa luce cruda."
"Dalla tua costola"
"Dalla tua costola io sono cresciuta nel pieno corpo che ti rendo adesso, quando mi cerchi e m’ami. Mai altro desiderio ebbe forza di scolpirmi nella carne viva come tu, col tuo impetuoso amore martellante. Baci su baci hai modellato il seno; curvati questi fianchi; hai tornita l’infantile magrezza delle spalle, levigato il ventre allo splendore. Non rimpiangere l’esile figura degli incontri lontani: ma contempla in me, piuttosto, la tua stessa passione."
"Mutazione 1"
"Com’eri trepido, chiaro, appassionato. Di una tenerezza quasi ridente. E senza riserve nella gioia di quell’unica cosa che eravamo. Lentamente, una forza sconosciuta ha corrotto i tuoi tratti. Ha disegnato un altro uomo in te: virile, duro; ma anche aspro, reticente, irato verso il tuo cuore stesso e me – che ami controvoglia, di nascosto, come un furto o un caro errore, un lapsus reiterato."
"Dafne"
"Ho gettato foglie come un albero, di mese in mese . Un tocco ignoto, un dio - e crebbi . Così l'alloro in Dafne . Udivo premere i rami su da oscuri nodi e biforcarsi. Alacri radici immemorabili tessere il segreto delle linfe lungo un circuito immortale - la via maestra del sangue e del respi il calvario gioioso dello scheletro. Ero la guaina, a un tempo, e il ramo. Il buio che verdeggia ed il germoglio. Ero Dafne; l'ignoto dio; l'alloro."
Buon pomeriggio e buona vigilia di Ferragosto! Spero che vi stiate rilassando abbastanza, perché qui è arrivata una poetessa (e non solo) che fa sul serio, che è la meno conosciuta ma la più femminista che abbiamo in Italia.
Armanda Guiducci infatti è stata fondamentale per i diritti delle donne, difendendo anche quelle più sottovalutate come casalinghe e prostitute, ma non si è dimenticata degli uomini, sottolineando la necessità di un'alleanza tra i due sessi per il raggiungimento della parità di genere.
Questa grande femminista è venuta a mancare poco prima dell'inizio di questo millennio, ma le sue parole sono super attuali e sembra davvero che le abbia scritte in questi ultimi anni, in cui è cambiato poco e niente e anche durante la guerra le donne sono costrette a essere giocattoli erotici di soldati dal cervello piccolo e insignificante.
Però, nonostante si dica ancora che ci vogliano 135 anni o poco più per ridurre il Gender gap, bisogna continuare a fare qualcosa, nel nostro piccolo, per educare la gente e fare capire finalmente che nessuno è inferiore a nessuno.
Armanda e altre Donne ci sono riuscite con le loro poesie e non possiamo ridurci a dimenticare questi bellissimi componimenti, bensì dobbiamo continuare a diffonderli o postarli sui social che abbiamo e fare capire che anche noi possiamo farcela!
Ma non è finita qui: possiamo anche scrivere noi stessi delle poesie che riguardano la mancante parità di genere e la forza delle donne. Quindi, se volete, potete inviare accanto a questo messaggio poesie che riguardano la donna (ma anche qualcos'altro, perché no?), perché nemmeno il vostro talento venga sottovalutato e si capisca che anche la nostra mente è sempre poetica.