Chapter 3: In Acque e Katsudon Agitati

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Izuku non aveva mangiato nulla.

Si era messo a letto a guardare il cielo azzurro prima diventare tramonto e poi spegnersi nella notte.

In un primo momento aveva dato ascolto a tutti i suoi pensieri, le sue ansie e le sue paure, poi, lentamente la sua mente si era chiusa in un silenzio assordante. Era diventato apatico.

La sua mano non aveva mai smesso di accarezzarsi il ventre. Sapeva di non essere completamente da solo ma ancora non aveva la forza di uscire da quell'irreale situazione.

E pensare che solo un paio di settimane prima lui e Katsuki erano stati spediti a Cape Horn per l'avidità di Akihito Matsusawa. Questo lo fece sospirare pesantemente.

Alla fine non era venuto nessuno a trovarlo; che quella cameriera gli avesse mentito?

Ma non finì neppure di continuare quel pensiero che sentì uno scatto proveniente dalla porta. Izuku si fece più guardingo mentre si tirava seduto dalla posizione semi-sdraiata in cui era rimasto per molte ore.

Una delle ante della porta si aprì e la luce fu accesa.

Izuku socchiuse gli occhi. Non era abituato, si era lasciato cullare dalle tenebre.

«Mi dispiace per questo trattamento, my lady ma era necessario».

Kei era entrato a torso nudo, i piedi altrettanto e con un pigiama di seta bianco a coprirgli la metà inferiore del corpo. I suo occhi stranamente gentili caddero sul vassoio dove il cibo era rimasto intatto.

«Perché non hai mangiato?» chiese con una punta di preoccupazione.

«Era avvelenato».

Kei sbuffò una risatina. Prese lentamente posto sul lato del letto matrimoniale ed accavallò una gamba sull'altra con una certa eleganza.

Aveva appena fatto il bagno, sapeva di pulito. Il suo odore era forte, completamente diverso da quello addolcito percepito nella mattinata.

«Tu sei un Alpha» disse piano Izuku, circospetto.

«Oh, sì. Lo sono, ma sono nato con una malformazione genetica. Quando uso il mio Quirk Bubble, il mio odore cambia facendomi sembrare un Omega».

Kei sollevò una ciocca dei suoi capelli. Izuku si stupì di vedere il medesimo colore degli occhi notato nella cameriera.

«Per non confonderti inutilmente... ti faccio l'esempio del Number Three Hero, Shoto Todoroki. Prova a pensare al suo Quirk Mezzo Fuoco, Mezzo Ghiaccio. E' diverso ma allo stesso tempo la medesima cosa».

Izuku comprese tuttavia non cancellò l'espressione gelida ed apatica.

«Se avessi voluto avvelenarti, probabilmente di avrei già ucciso soffocandoti con le mie bolle. E invece ti ho portato qui perché ti voglio, Izuku».

Questo ebbe effetto sull'Omega. I suoi occhi ebbero un guizzo, il suo corpo si tese, la mano volò sulla pancia con fare protettivo.

Kei si rabbuiò un po' e avvicinandosi gli disse in un orecchio: «Non hai ancora intenzione di rinunciare a quel bambino? Se ne avessi uno tutto nostro la tua gravidanza procederebbe a gonfie vele».

«Mai!» ringhiò Izuku.

«Il tuo Alpha, Katsuki Bakugo, ha una prestanza fisica fuori dal comune ma non è adatta per il tuo corpo minuto. Ecco perché quel bambino ti ucciderà. Sarà troppo grande per te».

Izuku tremava di rabbia cieca. Kei sospirò: gli prese una mano tra le sue. Tracciò con la punta dell'indice le vecchie cicatrici sul dorso.

«Ho dovuto bloccare il tuo Quirk per impedirti di scappare. E' stata un'iniezione semplice, non durerà per sempre. Quando mi dimostrerai di voler rimanere qui con me allora ti somministrerò l'antidoto, Izuku».

Katsu, la Nostra più Grande VittoriaWhere stories live. Discover now