Capitolo 9 ( Natalie )

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Per tutto il 1956, dopo la pubblicazione del singolo, il colonnello ci fece partecipare a diversi show televisivi per ampliare il nostro successo intorno al globo. Da quando Elvis aveva firmato l'accordo con lui io cercavo in ogni modo di evitare il suo contatto e parlavo solo se mi domandava qualcosa. Grazie ai numerosi impegni e la presenza di Elvis la notte gli incubi non mi venivano più a cercare e dormivo più serenamente. Un giorno EP mi propose di partecipare ad uno dei suoi film che voleva realizzare sotto la Paramount Pictures ma io fui dubbiosa a riguardo. Suonare su un palcoscenico era una cosa ma guardare una cinepresa senza sapere la reazione che potevano avere gli spettatori era un'altra. Non era mai stato uno dei miei sogni. Ci ripensai quando vidi una delle sue pellicole, " Love me Tender ", in cui baciava, anche se per finta, la protagonista. Ormai eravamo più che legati e vedere una ragazza che aveva avuto tale fortuna fece scattare qualcosa in me. Dopo tale visione feci un sogno che mi fece arrossire come un pomodoro la mattina seguente: mi trovavo nel nostro salotto quando lui mi si avvicinò mettendo le sue mani sui miei fianchi; stavamo ballando un lento mentre cantava. Poi le sue labbra toccarono le mie unendosi in un bacio che sapeva di amore e passione. Sentivo qualcosa di potente scattare in me. Qualcosa che non avevo mai avvertito fino a quel momento. Era una strana sensazione. Indefinibile. Ci staccammo per riprendere fiato e lui mi portò tra le braccia nella nostra camera da letto. Il mio cuore batteva all'impazzata ma non avevo paura. Batteva per lui. Soltanto per lui. Mi iniziò a spogliare lentamente fino a quando non rimasi solo in intimo. Baciò ogni singola parte del mio corpo. Era tutto così strano anche se lo avevo già vissuto con mio padre numerose volte. Sentivo crescere il desiderio. La voglia di essere solo sua. Piccoli orgasmi uscivano dalla bocca riempiendo il silenzio della stanza. Quando arrivò in basso, in quella parte già tante volte violata dal mio genitore, ero pronta per lui. Non mi avrebbe fatto male perché mi amava e io contraccambiavo. Facemmo l'amore. Sì, quella volta, anche se in sogno, potevo dire che era AMORE. L'amore che legava una coppia di innamorati perduti come Romeo e Giulietta destinati a morire giovani. L'amore puro e vero. Quando mi svegliai ero sudata e i capelli neri scompigliati. Mi vergognai di aver fatto un simile sogno su Elvis. Eravamo solo migliori amici, giusto? Anche se dentro di me pensavo il contrario.

Dopo quel sogno stranissimo decisi di andare nel luogo dove si svolgevano le riprese del film di Elvis per chiedere se potessi essere aggiunta al cast del prossimo film. Quando EP mi vide, visto che da tempo alloggiava in hotel nelle vicinanze della località nella quale si eseguivano le registrazioni, mi abbracciò fortissimo e comprese che il suo scopo era stato raggiunto. Il primo film in cui fui protagonista si intitolava " Loving You " e mi ricordo molto bene che fu proprio su quel set che ci scambiammo il nostro primo e vero bacio. Dovevamo girare la scena finale della pellicola in cui Deke Rivers ( interpretato da Elvis ) e Susan Jessup ( interpretata da me ) si dichiaravano il proprio amore e il bacio doveva essere finto. Semplice finzione cinematografica. Successe il contrario. Il mio cuore aveva iniziato a correre impazzito quando le sue labbra vennero a contatto con le mie. Fui io a prendere l'iniziativa e schiusi la mia bocca facendo incontrare la lingua con la sua. Era una danza magnifica che io avevo atteso da tempo. Tutto il mondo aveva iniziato a scomparire mentre ci eravamo solo noi due. Volevo passare allo step successivo ma il regista, che a quanto pareva stava tentando di richiamarci più volte, interruppe il nostro momento romantico. Ci guardammo rossi in volto e sorridemmo.

Durante le riprese della nostra terza pellicola, il 19 marzo 1957, Elvis decise di acquistare quella che diventò la nostra dimora: Graceland. Una parte della profezia raccontata dalla chiromante si stava avverando e io ero sempre più preoccupata. Eravamo fidanzati e felici nonostante le pressioni di Parker e l'odio che il governo riversava su Elvis riguardo i suoi movimenti sconci sul palco. Graceland era la vera dimora dei sogni: era rivestita prevalentemente in pietra calcarea e si sviluppava su tre piani, di cui uno interrato. Il grande portico di ingresso che caratterizzava la facciata principale era decorato in stucco bianco ed era costituito da quattro colonne in stile corinzio sovrastate dall'ampio timpano, mentre ai lati della scalinata esterna troneggiavano due grandi leoni in pietra accucciati. La proprietà comprendeva anche un vasto parco di oltre cinque ettari con una dépendence, una piscina, una scuderia per cavalli, aree di svago e il "Meditation Garden". Gli interni erano composti da ventitré ambienti distribuiti sui tre piani dell'edificio, di cui otto camere da letto e svariate stanze da bagno, per un totale di circa 1 630 metri quadri.

Proprio durante la lavorazione del nostro quarto film, " King Creole "  il 20 dicembre , Elvis fu chiamato per la leva militare. Ciò ovviamente sconvolse i piani e i progetti a breve scadenza che il colonnello Parker stava elaborando per la sua carriera e conseguentemente egli cercò di ottenere un rinvio della partenza. Il tentativo ebbe successo ed Elvis ottenne allora una particolare dispensa dai comandi militari che gli consentì di posticipare la data della chiamata alle armi. In tal modo riuscimmo a portare a termine la lavorazione della pellicola. Il 24 marzo 1958 però dovette comunque presentarsi presso il locale distretto militare per la visita di leva. Io non volevo che una cosa simile accadesse ora che stava andando tutto bene e che eravamo finalmente felici. Quando ricevemmo la notizia eravamo nella nostro soggiorno a Graceland e mi ricordo che piansi veramente tanto:

«Non è possibile! Non può essere vero! Se serve per raddizzare il suo comportamento sul palco è una cosa inutile! E' il suo modo di ballare e di essere se stesso.»

Parker, che si trovava con noi, mi guardò negli occhi e la mia rabbia nei suoi confronti stava per erompere. Per lui Elvis era solo una macchina per fare soldi, nient'altro:

«Signorina Taylor, la leva militare o la galera. Sarebbe scandaloso se il celebre cantante finisse in prigione, non trova?» Aveva ragione. Terribilmente ragione. Sarei stata due anni senza di lui. Gli incubi sarebbero tornati prepotenti come una volta e nessuno mi avrebbe aiutata. Nemmeno Jessie ci sarebbe riuscita:

«Lei lo accompagnerà, vero? Si assicurerà che starà bene.» Nel suo sguardo vidi comparire qualcosa di strano che molti anni più tardi mi diede da pensare. Sembrava paura mista a preoccupazione. Che cosa poteva nascondere un colonnello del suo calibro?

«Non posso, signorina Taylor. Ho paura di volare e poi so benissimo che se la caverà. Non si deve preoccupare di niente.» Si avvicinò a me per abbracciarmi ma non gli diedi tale soddisfazione. Non volevo che mi toccasse. Si sarebbe portato via Elvis a causa del suo gioco d'azzardo, di cui all'epoca non ero a conoscenza, e non volevo essere debole nei suoi confronti. Fu una giornata molto triste per tutti. Nel tempo che ci rimaneva, tra una ripresa e l'altra, godemmo della nostra compagnia guardando molti film insieme e stando abbracciati. Il 24 marzo arrivò come un fulmine a ciel sereno e lui dovette partire. Quando si allontanò da me mi sentii come se mi avessero tolto l'ancora della salvezza a cui stavo aggrappata per non sprofondare nell'oblio della disperazione. In quei cinque mesi, in cui lui stette via, gli incubi erano tornati e neanche i sonniferi che prendevo di solito riuscivano a scacciarli. In quei momenti presi l'abitudine di Elvis molti anni più tardi: grazie ad alcuni barbiturici molto potenti i demoni se ne stavano alla larga ma la mia salute ne risentiva. Il 14 agosto di quello stesso anno morì Gladys e Elvis fece ritorno per partecipare ai funerali. Era devastato. Sua madre era l'unica ragazza che aveva veramente amato dal profondo del cuore addirittura prima di me. Prima che ripartisse, il 1° ottobre, trascorremmo molto tempo insieme sapendo con certezza che per due lunghissimi anni non ci saremmo visti. Ci baciammo a lungo fino a quando l'arrivo del mese ci divise.  Fu distruttivo e lo furono anche mesi seguenti di cui non ho ricordo se non le lettere che lui mi spediva puntualmente dal fronte in Germania.

Unchained Melody ~ Elvis PresleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora