Capitolo 36

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«Siete consapevoli del fatto che ci vorrà tempo?»

Adam era seduto su una sedia della cucina, giocherellando con il tappo della bottiglia di prosecco mezza vuota sul tavolo.

L'avevamo trovato così: mezzo ubriaco, addormentato completamente sul tavolo e con una puzza di alcool sui vestiti. Si era giustificato col fatto che avesse litigato con Esmeralda, e la mia situazione non lo aiutava affatto. Soprattutto il fatto che non avesse capito prima quello che stavo passando, e che non fosse riuscito a proteggermi come doveva.

Mi ero sentita in colpa nel avergli causato tutto quel dolore.

Invece i miei se ne erano andati a mangiare fuori, dopo che papà aveva bruciato accidentalmente la cena.

La torta era ancora chiusa sul tavolo, l'avremmo mangiata il giorno dopo tutti insieme.

«Si lo siamo.», rispose Kendal sicuro di sé.

Sbattei più volte le palpebre «Di cosa state parlando? Scusate non stavo ascoltando.»

Ero avvolta completamente nei miei pensieri.

«Dell'adozione, amore», Kendal appoggiò una mano sulla mia coscia stringendola, gli accarezzai il dorso sospirando.

«Sorellina, in questo momento sembro più presente io mezzo ubriaco, che tu completamente sobria», mi prese in giro mio fratello ridacchiando.

«Taci, Adam», borbottai alzandomi di scatto dalla sedia, presi la bottiglia con il prosecco e la chiusi con un altro tappo.

L'odore dell'alcool mi stava dando alla testa.

«Va bene...Comunque dovete esserne sicuri. Cosa farete se un giorno vi lasciaste? Per esempio prima che l'assistente sociale vi dia il via libera. Non potete tornare indietro!»

Sbuffai, non sapevo cosa mi stesse prendendo in quel momento, mi stavo innervosendo per un motivo a me sconosciuto.

Avevo bisogno di stare da sola.

«Io me ne vado a dormire», posai un veloce bacio sulle labbra di Kendal uscendo subito dopo dalla cucina.

Mi rinchiusi nella mia stanza, andai in bagno abbassandomi vicino al cassettone. Cercai le pillole che prendevo prima di scappare da questa casa, misi in rassegna ogni cosa, buttai in giro scatole contenenti medicine scadute e cose inutili. Non c'erano. Da nessuna parte.

Controllai anche negli altri cassetti appoggiai la schiena sulla parete. Nulla.

Non sapevo perché ma in quel momento mi sembrava giusto prenderne una, anche se ormai la cosa, o per meglio dire, colui che mi faceva sentire bene era al piano inferiore.

Portai le mani sulla faccia trattenendo un grido di disperazione.

Mi sentivo tremendamente sbagliata, completamente inadeguata per lui.

Mi aveva rivelato i suoi sentimenti, si era messo completamente a nudo, e dio mi sentivo un idiota per aver detto quelle cose. Sentivo davvero qualcosa per lui, ma mi rifiutavo di ammetterlo ad alta voce, forse per la paura di non essere abbastanza per lui. Ma alla fine non lo ero veramente.

Come poteva volere una ragazza completamente vuota come me? Non potevo dargli nulla di quello che lui vorrebbe, ero stata completamente privata di ogni cosa che mi distingueva in passato. Mi odiavo per non essere alla sua altezza e non poterlo rendere felice come dovrebbe essere.

«Stavi cercando queste?», alzai la testa di scatto guardando Kendal con terrore.

In mano aveva il flacone contenente le pillole, le scosse ripetutamente.

ANGELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora