Epilogo

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Sono passati dieci anni. Dieci anni in cui Tancredi ha potuto elaborare il lutto. Dieci anni in cui il dolore si è attenuato quel tanto per permettergli di sopravvivere. Non è sparito, è convinto (o forse consapevole) che non se ne andrà mai del tutto. I primi anni, quando era quasi sopportabile, tornava nei posti che erano diventati i loro posti, si sdraiava sull'erba di San Paolo e ricordava. Piangeva tutte le sue lacrime, finché il dolore agli occhi diventava tremendo, finché non aveva bisogno di bere per togliersi il gusto salato dalla bocca, finché non sarebbe stato consapevole che dalla gola irritata avrebbe sputato sangue. Lo faceva perché si sentiva in colpa, come poteva diventare sopportabile quel dolore anche solo per un attimo? Gli sembrava di mancare di rispetto a Lele in quel modo, lui meritava di soffrire.
Poi con il tempo è cresciuto, è maturato e ha capito che no, non lo merita. Che non l'ha mai meritato. Si è trovato un buon lavoro, sta cercando di far funzionare una relazione che non va bene da due e prova a vivere una vita normale. Torna ancora nei loro posti, a volte piange, a volte sorride perso nei ricordi, a volte - ma molto più raramente di come succedeva poco dopo la sua morte - ha alcune di quelle crisi isteriche.
È cambiato tutto. Dieci anni cambiano tutto che si voglia o no: lui ci ha provato, ci ha provato davvero ad essere un fratello migliore con Chiara, ma qualcosa è andato storto ed ora non hanno più un rapporto. Vede la sorella, il cognato e la nipote a quelle feste in famiglia a cui è costretto a partecipare. Com'è costretto a sentire sua madre che rimprovera la figlia (quando sa che nè Simone né Gloria possono sentire) per essere stata troppo avventata ed avere una figlia di quattro anni quando lei ne ha appena ventidue. Giulia si è trasferita con suo marito in America tre anni prima. Sono ancora amici, ma ovviamente non si sentono, ne tanto meno si vedono, più come prima. Tancredi aveva sperato che la futura figlia della sua migliore amica un giorno l'avrebbe chiamato zio, ma probabilmente ora Jane non sa neanche chi sia. Con la mamma di Lele non si vedono da anni (anche se è abbastanza convinto che la sua continui ad esserle amica). Questa cosa gli dispiace. Raffaella è una donna squisita, ma quando quei due sono nella stessa stanza, il dolore è così forte da rendere l'aria irrespirabile. Ci sono sempre troppi ricordi e fa sempre troppo male, anche dopo tutto quel tempo. È riuscito a farsi nuovi amici, non molti, ma almeno ha iniziato a provarci.
C'è solo una cosa che non è cambiata di una virgola in dieci anni però. Era una cosa che faceva dopo la morte di Lele e che fa ancora oggi. Se qualcuno, invece della classica domanda "come stai?" avesse pronunciato la frase in modo che suonasse "come va la vita?" Tancredi avrebbe guardato il cielo, avrebbe immaginato le stelle se fosse stato giorno, e avrebbe risposto.
"Non lo so, ma spero che stia bene."

Fine

Chiedimi Se Sono InnamoratoWhere stories live. Discover now