Verso il Bahrein

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"Katerina questo lavoro è importante per te quanto per noi, non fare come tuo solito. Ci affidiamo a te". Alzai gli occhi al cielo e lasciai sfuggire un leggero sospiro.

La ramanzina del mio capo, d'obbligo ogni volta che prendevo parte ad un progetto, finiva sempre così come a ricordarmi di tenere a bada me stessa e il mio acido sarcasmo, spesso e volentieri non gradito.

"Non avete nulla di cui preoccuparvi, sarò la perfetta giornalista poco sincera che regala agli ascoltatori solo i lati positivi delle situazioni oppure i disastri di cui tutti parlano, dopotutto è il mio lavoro"

"Parlavo proprio di questo..." sentii trapelare dalla sua voce un tono di disperazione e un sorriso mi solcò il viso, mi piaceva farlo preoccupare, mi divertivo con poco. 

Quando arrivai al paddock parcheggiai la macchina nella zona riservata ai giornalisti e ai collaboratori. Non usavo spesso i taxi, al contrario preferivo noleggiare i mezzi per spostarmi, ero più indipendente. Girai lo specchietto dell'auto in modo da valutare le mie condizioni,sistemai il pass che avevo al collo e raccolsi i capelli con un mollettone. Allungai il busto verso il sedile del passeggero afferrando la busta con i tacchi. Una volta pronta scesi dall'auto e decisi di dare un'occhiata al'agenda su cui appuntavo tutto sul mio lavoro. 

11.30 a.m. : intervista a Carlos Sainz, sezione 4 di Sky Sport

Controllando l'orario mancavano ancora due ore prima del mio incontro con il pilota spagnolo della Ferrari quindi potevo tranquillamente fermarmi a colazione dentro il paddock. Una volta entrata decisi di dirigermi verso quello che sembrava un baretto. Ordinai il mio immancabile cappuccino ,accompagnato da una brioche vuota. 

Mi sedetti in uno dei tavolini a fare colazione e mi gustai il cappuccino fino all'ultimo sorso. Non era male , ma ne avevo bevuti di migliori. Una volta finita la colazione misi da parte tazzina e piattino e mi misi a strutturare l'intervista di questa mattina.

Non ero un'amate dell'ordine, ma nel lavoro lo esigevo. Un lavoro disordinato non portava ad altro che a risultati insufficienti, e per quanto mi riguarda non era nelle mie corde. Mano a mano che il tempo passava vedevo impiegati delle scuderie fermarsi anche per un solo caffè al banco. La vita di un lavoratore in scuderia dev'essere tutt'altro che semplice, pensai.

"Posso sedermi qui?" chiese qualcuno mentre tenevo china la testa sulla mia agenda. Alzando di poco lo sguardo vidi Sebastian Vettel in completo Aston Martin con un caffè e una mela in mano. Dal vivo faceva un effetto diverso, il pilota che seguivo da anni si voleva sedere al tavolo con me. 

"Certo faccia pure" non osai dare del tu a uno dei piloti più forti del suo tempo, un uomo come Sebastian meritava il massimo rispetto da chiunque, a parer mio.

"Oh ti prego dammi del tu, il lei mi fa sentire così vecchio e inadeguato tra questi giovani" sorrise sedendosi dinnanzi a me. Curvai le labbra e chiusi l'agenda dopo aver finito di trascrivere qualche nota.

"Tu devi essere la nuova giornalista, sai ne ho visti tanti nella mia carriera, ma poche erano le donne che mi intervistavano. Sei molto giovane, primo lavoro?" mi chiese mentre tagliava a spicchi la mela.

"Terzo, ho lavorato per il campionato di serie B di calcio e la formula due. Non sono andati a buon fine, ma nonostante tutto mi hanno permesso di arrivare a questi livelli, è un'onore per me che amo questo lavoro e questo sport" non era mio solito sentirmi in imbarazzo, ma forse parlare con Sebastian mi metteva in soggezione.

"Oh wow, non chiedo altro allora! Sarai una ragazza piena di sorprese, ora scusami tanto ma il lavoro mi chiama" disse bevendo tutto d'un fiato il caffè. Lo salutai e lo guardai allontanarsi dal tavolo realizzando solo dopo di aver avuto una conversazione con il pilota che mi ha fatto appassionare di formula uno.

La sottile linea tra odio e amore || Pierre GaslyWhere stories live. Discover now