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Ogni tanto ti penso, sai? Lo faccio distrattamente, più che altro guidato da una vecchia abitudine che difficilmente vuole lasciare il posto che ha preso nel mio cervello. Lo faccio quando sono sul letto, lo faccio quando mi salgono i vecchi rimpianti che difficilmente mi vogliono lasciare, quanto avrei voluto che tutto fosse andato diversamente.
Più che altro ho sempre in testa dei vecchi ricordi di noi due. Ti ricordi di quante volte ti portavo al mare ad ammirare il tramonto? Ecco resta uno di quei giorni il mio momento preferito, impresso  nella mia mente, dove riesco ancora a vederti sorridente sulla mia auto mentre mi parli, mi parli in continuazione e io ti sto lì ad ascoltarti, ad ammirarti mentre ridevi. Quanto mi piaceva ascoltarti ridere, lo avrei fatto per ore. Ogni volta che ti fissavo così sorridente avevo una voglia irrefrenabile di avvicinarmi verso il tuo viso, stringerti le guance e stamparti un bacio sulle tue belle labbra. Già ti vedevo mentre abbassavi lo sguardo imbarazzata e io che me la ridevo maliziosamente per come ti comportavi.
Ricambiavi il mio sguardo con un occhiataccia.
«Che c'è? Ah? Ho qualcosa che non va?» ti sussurravo avvicinandomi più possibile alle labbra. Riuscivo a sentire i tuoi brividi.
«Cosa vuoi fare?» Continuavi a fissarmi aggiungendo un po' di malizia, riuscivo a leggere nei tuoi occhi cosa volevi da me, cosa desideravi da me.
«Non lo so tu che dici?» ti rispondevo sostenendo ancora il tuo sguardo pieno di sfida.
E cosa credevi che non avrei accettato? Lo sai come adoravo quel modo di sfidarci. Mi mettevi sempre alla prova, mi lanciavi continuamente sfide, sapevi benissimo come mi eccitavi quando ti comportavi in quel modo. E se ricambiavo facendo lo stronzo eri tu quella si eccitava, perché ti faceva impazzire chi riusciva a tenerti testa.
Poggiavo la mia mano sulla tua coscia, mi sfidavi di finirla, di non toccarti mentre non facevi nulla per sfuggire al mio tocco che saliva sempre più su, fino all'orlo della maglietta che non vedevo l'ora di sfilartela, di ammirarti mentre stavi in reggiseno, di toccare i tuoi seni, di leccarti. Iniziai a baciarti lentamente, scendendo verso il collo, leccando per scendere sempre più giù, torturando i tuoi capezzoli. Ti sentivo già godere attraverso il tocco della mia lingua. Mi sussurravi all'orecchio:»Fammi divertire, fammi quello che vuoi».
Non me lo feci dire più volte.
Continuavo ancora a morderti il capezzolo, a succhiartelo, mentre con la mano destra scendevo sempre più giù. Ti sbottonai i pantaloni, infilando la mano dentro le mutandine, sorrisi beffardamente notando l'effetto che ti provocavo. Mi allontanai guardandoti mentre stavi con i capelli sfatti, le guance rosse, eccitata a mai finire. Mi tiravi verso di te perché avevi una voglia matta di me. Mi volevi.
«Allora ti diverti?» ti sussurrai all'orecchio mordendoti il lobo.
Mi rispondesti ansimando «Fammi godere...»Non me lo feci ripetere, ti accontentai.
Ti abbassai i pantaloni insieme alle mutandine. Cominciai a leccarti dal seno scendendo sempre più giù, verso il paradiso. Iniziai a muovere la lingua su e giù, su e giù. E più ti sentivo godere e più avevo voglia di farti raggiungere l'orgasmo. Avevo voglia di sentirti gridare, sentirti pronunciare il mio nome.
Finché non ti sentii sotto il mio tocco venire.
Salii sopra, guardandoti negli occhi, «Contenta? Divertita?»
Mi sorridesti maliziosamente mentre facevi no con la testa. Sapevo già quanto eri insaziabile.
Presa dall'eccitazione ti mettesti sopra di me, entrai dentro di te senza esitare. Dio, come stavi impazzendo saltando su di me, mentre non facevi altro che sussurrarmi:«Fammi impazzire, fammi godere!»
Ormai avevo perso la testa per te.

NostalgiaWhere stories live. Discover now