36- Solo un passo in più

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Se solo avessi saputo prima
che sarebbe stato un addio,
giuro,
vi avrei donato di più di un semplice sorriso.






Quanto è strana l'esistenza.

Mi ritrovai a pormi questa domanda ogni istante che seguì il mio risveglio. Ero stata vicino alla morte, ne ero consapevole, ma dentro di me sentivo che nulla fosse mai cambiato davvero.

Anzi, a dirla tutta, sentivo come se fossi rinata, in quel mese distante da loro. Che poi distante non lo fui mai davvero, ma si trattava semplicemente di mancanza di forza.

Non riuscivo a fare nulla per aprire gli occhi, ogni tentativo era invano quando cercavo di tornare assieme a loro, ma non persi mai la speranza. Non saprei dire cosa accadde dentro di me, ma ci fu un istante, quell'ultimo giorno, in cui riuscii a vedere ciò che mi circondava senza aprire gli occhi.

Platone parlava della divisione dell'uomo, scindendo l'anima umana dal corpo che la racchiude. Per lui, l'anima, è l'unica tra i due a cui attribuisce l'immortalità, mentre il corpo è solamente qualcosa di mortale, legato al nostro mondo (che lui definisce come mondo sensibile), pertanto è quella parte di noi che lui osserva quasi con disprezzo.

Per Platone, la nostra anima, potrà essere libera solo quando sarà in grado di separarsi dal nostro corpo ed io, quella notte, mi sentii libera per davvero.

Non saprei spiegarlo per bene, ma so solo che, a un passo dall'addio, riuscii a vedere tutte le persone che erano lì per me, come se non fossi più nel mio stesso corpo. Avvertii il loro dolore, udii i loro pianti, vidi la straziante sensazione di perdita di fiducia nei loro sguardi, nelle loro lacrime e nei loro pianti.

Stavano mollando prima che potessi farlo io, tutti, stavano perdendo la speranza, persino Robert che continuava a dire loro di essere forti stava iniziando a vacillare. Tutti sembravano prossimi a crollare del tutto, tutti tranne lui.

Ryan, nonostante stesse piangendo più di chiunque altro, era l'unico nel quale avvertivo la speranza, e a conferma di ciò arrivarono le sue parole. Quella sfuriata improvvisa che lo investì nell'avvertire quanto tutti si stessero lasciando abbattere fu colei che mi aiutò a farcela. Riuscii ad aggrapparmi alle sue parole, trovando quell'appiglio tale da poter sorreggere entrambi, e raccogliendo tutta la forza accumulata in quel mese riaprii gli occhi.

Non prima però di aver fatto un'ultima cosa.

Mi prenderete per pazza probabilmente, e non potrei darvi torto effettivamente, ma negli istanti che precedettero il mio risveglio... rividi mamma e papà.

Non erano felici di vedermi lì, e in un primo momento rimasi delusa da questo, ma solo dopo ne compresi il motivo. Loro non avrebbero mai voluto vedermi, perché laddove fosse successo, sarebbe significato che sarei stata ad un passo da loro.

Un solo passo, pochi centimetri, che tracciavano quel confine tra la vita e la morte.

Quando li vidi lì difronte a me però, per la prima volta, loro stavano bene. Mi sorridevano, abbracciati l'uno all'altra, dimostrandomi quanto loro fossero felici e stessero bene nonostante tutto ciò che ci aveva separati. Loro erano lì, ma quando stavo per abbracciarli mi fermarono, pregandomi di non compiere quel fatidico passo, ed ora capisco il perché. Se mi fossi avvicinata a loro, ora non sarei qui a raccontarvi ciò che ho provato in quegli istanti.

Mi sorrisero felici, ma mi pregarono di non avvicinarmi a loro, e solo dopo capii che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui li avrei visti.

Da quel giorno, mamma e papà, non riapparvero più sofferenti in quella sera del dodici Gennaio, ma solamente sorridenti, felici, e pronti a vedermi vivere la mia vita.
Quel giorno, finalmente, i miei demoni mi lasciarono finalmente libera. Ad un passo dalla morte ritrovai la vita, e questo solo grazie alla forza di mamma e papà.

Nel ricordo di noi dueWhere stories live. Discover now