Chapter 7: Sforzando, Glissando

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Oboro guardava Izuku che era seduto sul palcoscenico, con le gambe piegate lateralmente, le mani congiunte e la testa china. Il body blu che brillava sotto i cinque fari bianchi del soffitto evidenziavano la sua schiena nuda, la colonna vertebrale così esposta da forzare la pelle sottile e malata e gli avvallamenti delle costole.

Le calze azzurrate e le scarpette bianche da ballo non facevano che accentuare la sua magrezza estrema.

«Oggi non mi sembri in gran forma».

Izuku sollevò appena lo sguardo vitreo e gli sorrise debolmente mentre accettava la bottiglia d'acqua con mano tremante. Oboro gli si sedette accanto, con le gambe incrociate.

La sua camicia nera di raso era accompagnata dalla solita calzamaglia bianca e gli scarpini di raso candidi.

«Com'è andata la cena di ieri sera?».

«Male».

Oboro ebbe un guizzo sorpreso: Izuku prese un sorso d'acqua prima di scuotere leggermente il capo.

«L'ho rivisto, sai, Oboro-kun?».

«Chi?» chiese l'altro ma comprese la risposta ad uno sguardo infinitamente addolorato quanto profondo. «Aspetta! Non dirmelo! Hai rivisto Kaccha?».

«Sì, Kacchan» ed Izuku gli raccontò tutto, ogni cosa.

«Diavolo. Che brutta situazione» sospirò alla fine Oboro. «Quindi che cosa vuoi fare?».

Izuku si rimise in piedi, a tre quarti. Oboro non poté fare a meno di constatare quanto fosse pericolosamente magro. Le braccia parevano due rametti, in mezzo alle cosce il thigh gap era terribilmente pronunciato, le caviglie così esili come pronte a spezzarsi.

Il collo lasciava intravedere molte vene verdastre.

«Niente cambierà la mia vita. Gli ho chiesto di lasciarmi perdere».

«Però, da quanto ho capito, ha insistito molto sulla questione delle lettere» precisò Oboro, anche lui ormai in piedi. «Quindi perché non dargli una possibilità?».

Izuku scosse il capo. Era stanco di soffrire.

All'improvviso la sua vista ebbe un calo e poco dopo un capogiro gli fece perdere l'equilibrio. Izuku avvertì le gambe diventare deboli e barcollò all'indietro. Oboro, veloce, riuscì a sorreggerlo nella piegatura di un braccio.

«Izuku!» esclamò spaventato.

Il verdino tenne gli occhi chiusi fino a quando la vertigine non passò. Ne dischiuse uno ma tutto sfarfallava ancora. Il viso di Oboro era sfocato, così come tutto il resto, avvolto da aloni biancastri.

Il suo cuore batteva furiosamente, una sensazione acida rimbalzava dal suo dolorante stomaco alla bocca, tremava in modo incontrollabile e i brividi correvano lungo gli arti.

«Izuku, dov'è Tenko?» chiese, miseramente, Oboro.

«Con mio padre... sono nel prossimo teatro in cui ci esibiremo...».

«Ah, ho capito. Fanno i soliti sopralluoghi, eh? Allora abbiamo tempo» Oboro lo sollevò facilmente tra le braccia e lo portò su alcuni divanetti nel corridoio alle spalle del palco.

Izuku rabbrividì ma emise un sospiro di sollievo a una coperta pesante sul suo corpicino malnutrito.

«Hai bisogno di mangiare, Izuku. Non va bene. Il tuo corpo è al limite» disse, con una carezza alla fronte imperlata di gelido sudore.

«N-no... non posso ingrassare o... la mia mamma...».

Oboro socchiuse gli occhi. Sapeva che Hisashi non era un uomo disposto a scendere a compromessi e sarebbe stato perfino di macchiarsi di orribili colpe per raggiungere i suoi scopi. Non conosceva bene il retroscena del perché Izuku fosse lì e lontano da sua madre ma voleva aiutarlo disperatamente.

BakuDeku - Arabesque in Fa MaggioreWhere stories live. Discover now