Capitolo 3

100 4 0
                                    

 Salgo le scale. La mia mente è annebbiata da tutti i ricordi d'infanzia, da quel sentimento di angoscia che mi comprime il petto e mi strazia l'anima da quando ero una bambina. Non ho mai ricevuto amore oltre a quello dato da mia nonna, niente Natali felici, non ho mai festeggiato nessun tipo di festa, non ho mai ricevuto regali, né attenzioni da nessuno dei miei genitori. Perché sono al mondo? perché cazzo mi ha partorito quella stronza se poi non è stata in grado di darmi un'infanzia come si deve. Il cuore mi batte forte nel petto, cerco di tranquillizzarmi. 

Ho i capelli fradici e il vestito appiccicato addosso, ho bisogno di cambiarmi o per lo meno di asciugarmi. Al piano di sopra ci sono varie porte tutte chiuse, ci saranno sicuramente varie coppiette a letto, ma non me ne frega un cazzo di disturbarle, così provo con la prima porta e come immaginavo la stanza è occupata da due ragazze un ragazzo sul letto che mi maledicono, chiudo la porta e vado avanti, cerco di aprire l'altra ma è chiusa a chiave, sbuffo e vado alla prossima, la apro, controllo che ci sia qualcuno ma non vedo nessuno,così la chiudo alle mie spalle. 

Le pareti scure stranamente non mi incutono terrore ma rendono la stanza affascinante, infondo un letto king size con un copriletto nero, affianco uno scaffale pieno di libri, la scrivania è in ordine e pulita, appoggiato c'è un computer e affianco un quaderno nero con una penna sopra, la curiosità di sapere cosa c'è scritto dentro mi pervade tutto il corpo, ma prima devo pensare ad asciugarmi. Noto con meraviglia che la stanza ha un bagno dentro diviso da una porta scorrevole, il bagno ha le mattonelle arancioni e un profumo a me famigliare mi invade le narici. Scrollo le spalle e vedo finalmente un phone, lo attacco alla presa e inizio ad asciugarmi i capelli, la sensazione di bagnato addosso inizia a rendermi nervosa cosi con un colpo deciso lo tolgo e rimango in intimo di pizzo nero davanti allo specchio. Mentre mi asciugo i capelli, mi osservo allo specchio, il mio fisico è asciutto e tonico, nonostante non pratico sport da anni, risalgo con lo sguardo sopra al mio viso e mi soffermo ad analizzarlo, il trucco negli occhi è colato e con l'acqua il fondotinta e il correttore si sono tolti e hanno lasciato leggermente in evidenza i segni dell'incidente, i miei occhi sono sofferenti e quel nero colato sotto mi danno davvero un aspetto orribile da classica persona depressa, sbuffo e stacco il phone dopo essermi data un'asciugata anche sul reggiseno e sulle mutandine , mi faccio una coda alta e decido di lavarmi bene la faccia per togliere del tutto il trucco. Una volta pulito completamente il viso ed asciugata mi rifiuto categoricamente di rimettermi il vestito fradicio, così con la faccia da culo che mi ritrovo inizio ad ispezionare l'armadio del ragazzo della camera di cui mi sono irrispettosamente appropiata, inizio a guardare le varie t-shirt e ne estraggo una grigia e me la infilo subito.

< Hai finito? > 

Rimango immobile. Quella voce. Quella è la sua voce. Che diavolo sta facendo qui?. Mi giro di scatto e lo trovo disteso sul letto, con un braccio piegato dietro alla testa sorridente. 

< Che diavolo ci fai qui? mi hai seguito? ti comporti da vero stalker lo sai? non riesci a starmi neanche un secondo lontano..> lo aggredisco

< In realtà..> si intromette nel mio discorso con tutta tranquillità, si alza dal letto e si avvicina con un sorriso da bastardo poi mi guarda dall'alto verso il basso e allunga la mano verso la maglietta grigia < Questa è mia. Tutto ciò che vedi è mio. Sei in camera mia Joy. > conclude mordendosi il labbro superiore per soffocare una risata. Cazzo. Sento le guance prendermi fuoco ma continuo ad avere un atteggiamento da dura, mi avvicino ancora di più sicura di me 

< Sembra che il destino voglia farmi sbattere continuamente contro di te> sussurro seducente.

< Tu credi al destino Joy?> mi domanda stupito. 

< Che cosa ti importa in cosa credo?> gli rispondo contrariata

< Perché quando ti faccio una domanda così personale tu mi mangi la faccia?> mi chiede ponendo una distanza tra i nostro corpi. Quel distacco mi fa male. Che cosa patetica, sembro ritornata alle prime cotte adolescenziali.

Rebel - Non puoi cambiarmiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora