Capitolo 30

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JOY

La sala dove i Purple si riunivano a cenare e pranzare aveva la stessa metratura della media di  un appartamento al centro di New York. Al centro del lunghissimo tavolo in marmo bianco un enorme centro tavola oro che riprendeva le sedie anche quelle pregiate e del solito materiale. C'era così tanto bianco che a tratti infastidiva la vista. La tavola era abbellita con ogni tipo di addobbo Natalizio sempre rimanendo su uno stile molto elegante e mai banale o pacchiano, ogni posto era apparecchiato con cura e attenzione ad ogni piccolo dettaglio, dei grandi vassoi d'orati erano già posizionati al centro del tavolo mostrandoci ogni tipo di ben di Dio fatto dalla cuoca personale dei Purple. Era tutto un luccichio di luci a led colorate, neve finta sparsa qua e la e alberi di natale maestosi che abbellivano sia l'ingresso che la sala principale. In sottofondo una playlist di canzone natalizie risuonava tra le spessi pareti. Per qualcun altro sarebbe stato un sogno cenare per la vigilia di Natale in una casa del genere ma io ero Joy. E per me, era come essere entrata nel mio peggior incubo, odiavo il Natale e qualsiasi cosa lo ricordasse. Non amavo stare delle ore con i piedi sotto al tavolo, non amavo particolarmente il cibo elaborato, i baci tra parenti , i regali e fingere di stare bene insieme con persone che magari non parli da tutto l'anno o peggio ancora che sopporti, ma che ci vuoi fare? noi uomini siamo stupidi e inventiamo feste come queste per abbuffarci di cibo e arrivare al limite della sopportazione con le persone che si hanno accanto. I miei occhi si illuminarono quando un cameriere vestito di bianco con un papillon nero portò bottiglie pregiate di vino rosso e le appoggiò delicatamente al tavolo stando attento a non rovinare nulla. Il vino sì, quello lo amavo. Mi accorsi solo dopo che ero rimasta in piedi da sola , sul ciglio della grande porta che dava sulla sala, mentre Lionel ed Oceane avevano già preso posto a tavola vicino a Marilyn e mi guardavano sorpresi dal mio comportamento. 

< Che ci fa lei ancora qui?> la voce disgustata di Marilyn mi fece riprendere completamente dai miei pensieri e mi riportò con un tonfo alla realtà.

< Si ferma a cenare con noi, Marilyn > gli rispose di fretta e noncurante Oceane , mentre con la mano indicava il vino e prontamente uno dei tanti camerieri dietro di loro si affrettava a soddisfare la sua richiesta versandogli del vino nel suo grande calice d'orato.

< Cosa?!> urlò Marilyn sbattendo il tovagliolo sul tavolo come protesta

< Nonna siediti, per favore  > gli suggerì Lionel accarezzandole delicatamente la mano per cercare di farla tranquillizzare

< Si nonnina, stai tranquilla > gli dissi ironicamente fissandola 

< Joy così non ci stai aiutando. Vieni a sederti e smettila di comportarti come una bambina > mi corresse Oceane mentre si portava il calice alla bocca per berne un sorso

Avanzai nell'immensa sala accompagnata solo dalla musica natalizia di sottofondo. Mi sedetti affianco a Marilyn e gli feci uno dei miei migliori sorrisi finti. Non appena mi sedetti, Lionel che era seduto proprio di fronte e a me mi sferrò, sotto al tavolo, un calcio , immaginai che lo fece , per farmi smettere di fare la stronza. Lo guardai in cagnesco e lui mi rispose facendo diventare i suoi occhi due piccole fessure. Sbuffai e feci per prendere la bottiglia quando, il cameriere prontamente mi anticipò versandomene un po' nel bicchiere.

< Non c'è bisogno che fai questo con me. Signor?> gli chiesi

Il cameriere sembrò stupito dal fatto che qualcuno in quella casa si era degnato di rivolgergli parola. Lo analizzai meglio, era un ragazzino, avrà avuto qualche anno in meno di me , aveva i capelli corti neri e gli occhi marroni e le sue mani tremavano così tanto che fu costretto a nasconderle dentro alla giacca. Il cameriere ritornò composto al suo posto dietro di noi assieme a tutti gli altri e non mi rispose.

Rebel - Non puoi cambiarmiWhere stories live. Discover now