Qualche settimana più tardi, quando tornai da scuola, non trovai Flacco sull'uscio, pronto a saltarmi in braccio o a lamentarsi dei modi scostanti dei nonni.
Varcai l'ingresso, chiusi la porta e avanzai lentamente. «Fratellino?»
Niente.
«Ti ho portato dei nuovi ditali.»
Mi guardai intorno, tentando di capire dove si fosse nascosto. «Flacco?» continuai a chiamarlo, mentre andavo verso lo studiolo del nonno.
«Tuo fratello è in camera» esclamò lui, ancor prima che potessi salutarlo «Ora smetti di gridare.»
M'immobilizzai sulla soglia. «Sta male?»
«Niente affatto» il nonno posò il papiro che stava leggendo e si voltò verso di me «Tuo fratello, a quanto sembra, non sopporta i cambiamenti.»
«Non capisco.»
«Ho ricevuto stamani una lettera da vostro padre.»
«Anche Flacco studierà a Cremona?» ipotizzai «Hai accettato di...»
Il nonno scosse la testa e m'intimò di tacere con un cenno della mano. «Tuo fratello si accontenterà dei vostri campi» ribadì perentorio «Non intendo farmi carico di tutta la prole di Stimicone. Nondimeno, m'impegnerò per mantenere i miei discendenti in una posizione onorevole.»
«C... ci sono notizie della mamma?»
Il nonno non disse niente e tese la lettera verso di me. «Avanti, prendila» esclamò, vedendomi indugiare «Tuo padre desiderava che la leggessimo insieme.»
"Perché non mi hai aspettato?" non pronunciai quella domanda a voce alta, ma lui intese i miei pensieri e distolse lo sguardo.
«Volevo capire per quanto ancora avrei dovuto ospitare Flacco» si giustificò, come se il suo comportamento richiedesse una motivazione diversa da ero preoccupato per mia figlia e non ho resistito.
Evitai di replicare e afferrai il papiro, cercando di regolarizzare i battiti del cuore. "Dei, vi prego, fate che siano buone notizie" la mamma era svenuta due volte in una settimana e, dalla nostra partenza per Cremona, non ne avevamo saputo più nulla. Avevo paura. Così paura che, per qualche istante, rimasi a osservare le parole incapace di comprenderne il senso.
«Ebbene, ragazzo?» la voce ferma del nonno mi fece sussultare «Non dici nulla?»
«Ehm...» il bisogno di ubbidire spazzò via i timori. "Leggi in fretta!" mi ordinai "Salve Magio... and Andes... Maia... la Dea Strenia ci ha portato un dono inatteso..." «Come!?»
Il nonno aggrottò le sopracciglia.
«La mamma aspetta un figlio?» mormorai incredulo. Era una bella notizia e non c'era da stupirsi, considerata l'età dei miei genitori; eppure, mi sembrava assurdo. Non riuscivo a immaginare la nostra famiglia con un componente in più, e non riuscivo a immaginare che quel nuovo fratello mi avrebbe conosciuto a stento. "Io sarò qui, poi a Milano, e poi a Roma" pensai "E lui mi considererà un estraneo".
«Si può sapere cosa ti passa per la mente, Virgilio?» il nonno tese la mano per farsi riconsegnare la lettera «Mi auguro che tu sia abbastanza maturo da vivere questo evento con gioia e compostezza. Ho già sopportato le rimostranze di tuo fratello: posso accettarle da un bambino indisciplinato, ma un giovane...»
«Sono solo un po' sorpreso» lo interruppi «E anche Flacco smetterà presto di lamentarsi. Tra un paio di giorni sarà entusiasta.»
«Non voglio vederlo in giro prima di allora.»
«Nemmeno per cena?»
«Sono stato fin troppo paziente» nel gergo del nonno era un "no": mio fratello doveva accontentarsi di qualche avanzo che gli avrei dato di nascosto.
«Vado da lui, con permesso» aspettai di essere congedato e mi diressi verso la camera da letto, ancora scosso dalla notizia. "La mamma è incinta" continuavo a ripetermi "Questo inverno saremo in cinque". Chissà come avremmo celebrato i Saturnalia. Dopotutto, stando alla lettera di mio padre, il bambino in arrivo era un regalo della Dea Strenia, concepito proprio in quei giorni di festa.
«La odio!» furono le parole che mi rivolse Flacco, appena entrai in stanza.
«Qualcuno qui è forse geloso?» scherzai io, facendogli il solletico.
«Smettila!»
«No.»
«Non è divertente.»
«Sì, invece» afferrai Flacco da sotto le ascelle, lo sollevai in aria e lo feci roteare.
«Mettimi giù!»
«Stai per diventare anche tu un fratello maggiore» esclamai senza fermarmi «E scommetto che sarai il migliore dell'intera Repubblica! Insegnerai moltissime cose a nostro...»
«Non voglio insegnare niente a uno stupido bambino! Non voglio che lo facciano nemmeno mamma e papà. E non voglio che tu gli racconti le storie che inventi per me.»
Lo strinsi più forte. «Non sarai meno importante a causa di questo bambino. Al contrario» mi lasciai cadere sul letto, trascinando Flacco con me «Avrai dei ruoli nuovi: diventerai una guida e un esempio, oltre che il mio fratellino preferito da coccolare.»
«Lo odio» ripeté lui brontolando.
«Cambierai idea.»
«Mai.»
«Io scommetto di sì» mi avvicinai al suo orecchio e abbassai la voce «Hai ascoltato la lettera di papà fino in fondo? Viene a prenderti alle Idi di Aprile. Torni a casa, Flacco, e lo farai in groppa a un cavallo tutto tuo.»
NdA:
Grazie per essere arrivati fin qui e BUON COMPLEANNO VIRGILIO (anche se pubblicherò il capitolo a tema compleanno la prossima settimana... eh vabbè...)!!
E ora che conoscete tutti i parenti degni di nota di Virgy (per il momento... tra un po', salterà fuori un'altra parte della famiglia), posso dire che i Saturnalia erano un crossover tra Natale e Carnevale, in cui la Dea Strenia era un Babbus Natalus ante litteram. Ci sarà modo di parlarne meglio più avanti (ma, se a qualcuno interessa, potrei valutare uno speciale-Natale a casa Virgilio... o di qualcun altro di quell'epoca).
In tutto ciò, sì, Flacco era storicamente il fratello minore di Virgilio (è alquanto strano chiamarlo così per distinguerlo dal fratellino, visto che erano Publio Virgilio Marone e Flacco Virgilio Marone Y_Y). Non aggiungo altro per non fare spoiler!
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Acheronta Movebo
Historical Fiction"I poeti canteranno gli eroi, consegnandoli all'Immortalità" Ecco ciò che mi hanno insegnato. E io ho consumato la vita per cercare parole con cui glorificare Roma. Però, mentre varco la soglia dell'Ade, non è all'Eneide che penso. Sono altre le dom...