9 agosto - Il Sole

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L'imbrunire che faceva da sfondo alla collina aveva colori mistici: andavano dal rosa al viola e dal viola al blu della notte dove già qualche stella stava iniziando ad uscire allo scoperto.

Io e Shirai eravamo su quel prato che ormai era diventato il nostro posto. Quel vecchio albero era stato il testimone del nostro primo bacio, ma avevo come la sensazione che lo sarebbe stato anche quando ci saremmo detti addio.

Shirai si riprese, anche se il suo aspetto non era cambiato di una virgola. Anche se non sapevo se fosse un bene o un male riuscire a vedere la sua natura da Angelo della Morte percepivo nell'anima che non avevo più un qualcosa simile a nostalgia.

Quella volta, non gli posi alcuna domanda. Semplicemente lo ascoltai parlare.

E come se avesse letto la prima domanda -che volevo fargli da tempo- nella mia mente, rispose senza che io potessi chiedergli niente, era intenzionato a farmi sapere tutto, ogni cosa.

«Il tuo cuore ha smesso di battere l'otto luglio, il giorno in cui mi hai visto per la prima volta. In realtà, come ti ho detto, ci eravamo già visti in precedenza... ma non sono mai riuscito a prenderti l'anima completamente, questo ha causato gli squilibri del tuo essere e hanno reso possibile ai tuoi occhi vedere la mia immagine». Non ebbi il tempo di domandargli il perché le persone attorno a me mi vedessero che mi rispose nel suo discorso. «Ho creato l'illusione per farti credere di essere ancora viva, ma mi è costata la mia eternità», non sapevo cosa volesse dire quell'ultima frase, ma aspettai a chiederglielo.

«Non ho mai creato l'illusione di un cuore ed ero restio a farlo, io non sapevo provare alcuna emozione, non sapevo come dovesse battere il cuore di qualcuno che è felice, triste, che ha paura. Non ho mai simulato l'onda delle emozioni, i loro cambiamenti», e allora perché con me l'hai fatto? «Ad ogni modo ho messo alla prova me stesso, ho fatto un patto con il Tempo», si leccò le labbra e guardò verso il basso, dove le sue mani dalla tonalità pallida e viola giacevano.

«Io ho deciso di farti vivere il più a lungo possibile, in cambio dovevo darti un pezzo della mia eternità». Si, ma perché l'hai fatto? «Era la prima volta che mi capitava di mettere alla prova me stesso in una corsa contro il tempo, ma alla fine credo abbia vinto lui. Sembra che questa mia decisione abbia accelerato di molto l'eterno ciclo della mia esistenza, e il Tempo me la sta portando via, per questo riesci a vedere la mia vera forma, quella che ho cercato di nasconderti per tanto tempo».

Il sangue che non batteva più nelle mie vene cominciò a ribollire, forse era rabbia, forse tristezza, forse tutto quanto insieme, Shirai aveva creato l'illusione più scadente che possa esistere di un cuore. Senza accorgermene mi alzai, indietreggiai di qualche passo con la sua figura che si alzava da terra, ma senza muoversi di un millimetro. La bocca dello stomaco mi si chiuse all'improvviso Shirai stava apparendo sfocato e tremava dietro il filtro delle mie lacrime.

«Tu... che cosa hai fatto?! Tu lo sapevi che sarebbe finita così! Perché hai fatto una cosa del genere?! Perché hai rinunciato a te stesso per me?!» Per qualcun altro poteva sembrare una folata di vento che cercava di sradicare quell'albero.

Io ero diventata ormai il nulla, lui lo era sempre stato.

«Dimmelo! Perché l'hai fatto?» Avevo la voce frantumata dalla rabbia, le guance tagliate dalle lacrime e il petto bucato dal senso di nausea. «Come hai potuto?! Perché non mi hai lasciata andare prima?!».

Urlavo, facevo solo quello, ma nonostante io urlassi sapevo che dall'altra parte nessuno mi avrebbe ascoltato. Shirai portava via l'anima delle persone ogni giorno, l'ha fatto per quasi trecento anni, quindi perché proprio io? Perché dovevo essere io la ragione per cui lui ha messo in gioco tutto quanto?

«Tu hai chiesto il mio nome».

In quel momento volevo fermare il mondo, e penso di esserci riuscita. Tutto si fermò, persino i miei pensieri, il mio respiro inesistente, il mio cuore inesistente, il vento, i fili d'erba non svolazzavano più e non mi solleticavano le caviglie, o forse lo stavano facendo, ma non sentii nulla, non sentivo nulla, non vedevo nulla, non percepivo nulla.

E forse era giusto così, perché ho vissuto per un mese dentro un'illusione, che però devo dire essere stata la più bella.

«Eh?», dalle mie labbra poté uscire solo quello.
«Tu mi hai chiesto come mi chiamo, mi hai regalato un libro, hai ascoltato della musica insieme a me, mi hai fatto tirare a canestro», fece una pausa, ma sapevo che non aveva finito. «Tu mi hai insegnato a raccogliere un fiore».

Cominciai a piangere di nuovo, non per la rabbia, ero triste, profondamente triste tanto che volevo finirla lì invece che rimanere in quel limbo angosciante. «Mi hai fatto sentire vivo, sentivo che più il tempo passava e più le tue emozioni si trasmettevano a me e non me n'ero accorto, tu sei riuscita a farmi provare emozioni, e ti ringrazio davvero tanto per questo». Si avvicinò a me, mi tese una mano. Quel gesto mi fece smettere di piangere immediatamente. «Potessi tornare indietro nel tempo ripeterei tutto daccapo. Preferirei trascorrere un altro mese così che vagare su questo luogo consapevole della mia eterna condizione disumana».

Quella mano non gliela presi mai, mi gettai direttamente su di lui e gli circondai il busto con le braccia piangendo sommessamente sul suo petto caldo. E lui mi circondò con le sue braccia e le sue ali facendomi sentire al caldo nonostante sapessi che il mio corpo era freddo.

Fermai il mio respiro e spalancai gli occhi quando sentii il suo sussurrare sopra la mia testa che faceva crollare le basi di tutto quello che mi disse poco poco prima.

«Diventa eterna con me».

•.*𝐿'𝒶𝓈𝓈𝒶𝓈𝓈𝒾𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝓁𝓊𝑔𝓁𝒾𝑜*.• [Dabi x oc]Where stories live. Discover now