L'Eclissi

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L'arco celeste rimaneva immobile davanti la terra. Pareva un'immagine ritagliata nella linea del tempo, separata dal continuo divenire delle cose, con una cornice tutta per sé, era unica e mai nessuno la guardava senza provare a scorgere qualcosa oltre i punti bianchi luminosi che macchiavano il blu fumoso della notte.

La luna faceva capolino sopra le sue stelle e brillava come non mai, era accesa di mistero e piena di magia. Rendeva la notte romantica, degna di essere scritta nelle poesie, di essere cantata, suonata, guardata.

La notte aveva quel qualcosa che faceva provare alla gente un senso di nostalgia nel petto, lo faceva appesantire e alleggerire allo stesso tempo, rendeva il cuore più vivo e i pensieri più morti; la notte era piena di pensieri morti, chissà quante persone avevano raccontato segreti che solo la luna poteva sapere, quante persone avevano dedicato a lei le loro riflessioni più profonde, quanti l'avevano maledetta o venerata.

Quanti l'avevano amata.

Shirai si sentiva parte del paesaggio oltre l'aria, anche se era sdraiato su dei fili d'erba che accarezzavano la sua pelle con delicatezza, che tremavano e gli solleticavano la pelle che non esisteva.

La guardava senza battere ciglio, la luna, la ammirava e la invidiava. Era certo che dietro di lei si nascondesse la verità sulla forza che dettava il caos nell'universo, che posizionava le stelle, che le faceva cadere, che rendeva la luna così bella davanti al sole.

Sbatté le palpebre dopo minuti, forse dopo anni, o decenni, ormai non sapeva più come scorreva il tempo, con lui forse non era forse mai passato, o non era mai esistito. Molto probabilmente era nascosto da qualche parte, silenzioso nel suo scorrere, la capacità fondamentale per rendere ogni secondo passato più vivo del precedente.

Sentirsi vivi era un lusso che Shirai non poteva permettersi e non sa come, ma quello che provava guardando la luna e le stelle gli smosse qualcosa nell'animo assente. Yura era sparita fra le sue braccia lasciandogli i residui delle sue emozioni che lui sentiva sotto la pelle, nel respiro, dietro gli occhi.

Quelle iridi di ghiaccio si sciolsero sotto la luna, i suoi desideri percorsero la sua pelle come una stella cadente percorreva la volta celeste sparendo quasi subito. Ma ciò che non sparivano erano le emozioni che gli erano state lasciate.

Vivere in eterno non permetteva di provare certe cose, non dava la possibilità di sentirsi cullati dalla nostalgia innata dell'essere, di sentirsi pervasi il cervello di sensazioni che forse erano momentanee, ma erano sensazioni che Shirai non aveva mai provato prima.

Quando si è in punto di morte emerge tutto, dalla prima all'ultima emozione, tutte quante mischiate insieme e che lasciano in silenzio la testa e un gran baccano nel cuore. Lo sentiva però, che quelle emozioni gliele aveva lasciate Yura prima di andarsene. La sua anima era stata assimilata con tanto desiderio che si era trovata fin troppo bene vivendo dentro un corpo inesistente come quello di Shirai.

Yura non voleva vivere in eterno, non voleva permanere in un altro limbo sapendo che le sensazioni di cui era fatta la sua anima sarebbero state represse dal concetto di eterno. Perché ciò che è eterno non è la presenza, ma i segni che questa lascia.

Yura ha lasciato un bel segno nell'essere inesistente di Shirai, che mai si era sentito così in tutta la sua peregrinazione sulla terra, mai poteva pensare che qualcuno nato morto come lui avesse potuto provare talmente tante cose insieme che non sapeva se volesse piangere, ridere, urlare, vomitare o tutto quanto insieme.

Shirai aveva ora la certezza che ciò che le aveva detto era vero, anche se forse non era amore nel vero senso della parola, ma l'amore ha molte forme, come l'anima. Poi, è stata lei a dirlo no? Se due anime sono legate nella vita perché non dovrebbero esserlo anche nella morte? Qui dentro è racchiuso il concetto di eterno.

Tutto è eterno quando gli si da un particolare valore, Shirai stava dando un valore a tutto quello che stava provando, perché si rese conto solo in seguito che la luna brilla perché c'è il sole dietro che la illumina. Shirai non avrebbe avuto modo di splendere senza il suo sole, e quel sole era proprio Yura.

I suoi occhi si chiusero beati dal vento, una lacrima piena di emozioni gli rigò il volto e i fili d'erba accompagnarono chissà dove la sua esistenza. La luna guardava quel vento soffiare su quella collina e scendere giù per il pendio senza fretta, passava fra i ciuffi verdi della terra, fra le fronde del salice piangente e tornò su per raggiungere di nuovo la luna e andare anche oltre per far parte di quell'eternità serena che caratterizzava lo scopo dell'esistenza.

E mai la Morte si era sentita così nella sua solitaria eternità, mai avrebbe pensato che il posto in cui avrebbe voluto andare era proprio lì, vicino al suo sole.

Aveva il desiderio di dipingere insieme a lei la più bella eclissi che il cielo avesse mai visto.

Perché anche se per poco tempo, Yura era stata tutta la sua vita.

•.*𝐿'𝒶𝓈𝓈𝒶𝓈𝓈𝒾𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝓁𝓊𝑔𝓁𝒾𝑜*.• [Dabi x oc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora