[1]- Caitlin

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La vita è strana. Sembra riservare tutto il male solo al alcune persone, come se gli altri non esistessero. Quando mio padre morì, pensai che la vita mi odiasse e che quindi si fosse portata via il mio punto di riferimento, come per punirmi per qualcosa che non sapevo nemmeno di aver fatto. Fu difficile superarlo, ma ce la feci, mia madre no. Lei entrò in un vortice da cui ancora oggi fatica ad uscire. Dal giorno della sua morte, ormai 12 anni fa, iniziò ad odiarmi per cose di cui non avevo colpe e, più tardi, anche a picchiarmi. La casa non era pulita? Era colpa mia; la cena era diventata fredda? Era colpa mia; ogni minima cosa, ogni minimo sbaglio era divento colpa mia. Iniziai a sentirmi soffocata da quelle mura piene di odio e amore allo stesso tempo: adoravo quella casa perchè mi ricordava di mio padre, ma la odiavo per la prigione che era diventata dopo. Appena compiuti i 18 anni, cercai subito un lavoro così, uniti agli orari dell'università, sarei dovuta stare a casa il minor tempo possibile e questo significava meno dolore fisico, ma non mentale. I pensieri e il dolore che tenevo dentro mi seguivano ovunque come promemoria: non potevo scappare per sempre. Succedeva spesso che, anche una volta tornata a casa da lavoro, trovassi mia madre ad attendermi, pronta ad incolparmi per la piega che la sua vita aveva preso, come se fosse colpa mia. Coprire i lividi e nascondere il dolore erano diventate le due cose che sapevo far meglio, ma alcune volte mentire era difficile. Fingere che tutto andasse bene, che il dolore non esistesse, era complicato semplicemente perchè alcune persone sanno leggere tra le righe, riescono a capire quando menti e quando dici la verità...e non esiste cosa più brutta di essere beccata a mentire. Un giorno mentre ero a lavoro, entrò nel bar una signora molto elegante, di classe; mentre preparavo il suo ordine, continuava ad osservarmi, come se volesse capire cosa si nascondesse dentro di me. Cercai di non far capire niente, di non far trasparire il dolore, ma lei aveva già capito tutto, aveva compreso il mio dolore. Non disse niente però, prese il suo ordine e se ne andò. Tornò più tardi e mi fermò.
"Scusi come si chiama?", mi girai confusa verso di lei
"Mi chiamo Caitlin signora, perchè?" mi sorrise
"Vorrei farti una proposta interessante...saresti disposta a farmi un favore? Se lo farai, soddisferò ogni tuo desiderio" il cipiglio sul mio viso si allargò, stranita da quella richiesta
"Mi chiusi signora, ma penso di non capire..."
"Saresti disposta ad un'accordo matrimoniale?"
"Signora mi dispiace sembrarle scortese ma non accetterò mai la sua proposta. Non sono un oggetto da poter usare e buttare. Se accetto, dopo la fine di questo contratto cosa mi succederà? Verrò buttata via? Non permetterò mai a nessuno di poter usufruire di me in questo modo. Quindi, la ringrazio per la proposta ma no." Finisco il discorso
"Sapevo che eri la persona giusta...ti prometto che non verrai usata e buttata, anche tu otterrai qualcosa. Devi solo firmarti di me..."
Finì di pronunciare la rase e allungò verso di me un contratto.
Pensai che poteva essere una soluzione a tutti i miei problemi e, incoscientemente firmai...senza sapere di aver appena firmato per l'inizio della mia nuova vita.

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Spazio autrice✍🏻
Questo è l'inizio della nostra avventura. Sono Lucia e sono l'autrice di "Forced Marriage". Ho iniziato a scriver questa storia perchè questa è sempre stata la mia passione. Adoro leggere e scrivere è ciò che riesco a fare meglio. Spero che la storia possa veramente piacervi, siamo solo all'inizio ma ho in serbo per voi lettori molte cose!!!
Un saluto a tutti, Lucy!!

《Forced Marriage》Where stories live. Discover now