8. l'immagine è importante

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Era purtroppo arrivato il giorno di tornare in ipm, era passato cosi velocemente il tempo.

Gaia non voleva proprio saperne di scendere dal letto, stava bene persa in quelle enormi e pesanti coperte.

Se non fosse, che entro 30 minuti doveva trovarsi nella sua suite.

<Gaia,alzati, tra trenta minuti devi essere la.
E ci vogliono venti minuti per arrivare, muoviti>urlò sua madre aprendo le finestre per far entrare luce.

Gaia all'udire del poco tempo a disposizione, cadde quasi dal letto.
Prima di tornare lì voleva almeno godersi una bella doccia calda a casa sua.

Purtroppo in cinque minuti dovette darsi una sciacquata e vestirsi.
Il tempo volava.
Preparò la borsa portando con sé altre nuove cose che i suoi genitori non le avevano portato, e dopo aver girato maliconicamente per la casa era entrata nella macchina per tornare in quel brutto postaccio.

<lo so che sei triste, ma pensa positivo.
Stai con tuo fratello.
E poi per l'anno nuovo esci>disse suo padre guidando cercando di consolarla.
Ma in tutta risposta gli fece solo un sorrisetto per non abbasare l'umore anche a lui.

Se solo sapesse che in quel posto aveva fatto un patto con un camorrista le avrebbe fatto fare persino la latitanza.

Dall'altro canto, anche Ciro viveva quella routine malinconica.
Era sempre brutto dover rientrare in quel posto dopo uno o massimo due giorni di pace.
Anche se nei suoi giorni di permesso era sempre in giro per affari sporchi.
A volte nemmeno di notte tornava.

I due ragazzi più Carmine, arrivarono nello stesso momento.
Tutti e tre si scambiavano diversi sguardi a vicenda.

Entrarono nell'istituto mentre tutti i ragazzi erano nei campetti per l'ora d'aria.
Salirono nei dormitori per posare i loro borsoni e le loro cose personali.

Una volta giù, Ciro che aveva notato il piecoro dirigersi dal barbiere, lo raggiunse trovandoci anche il chiattillo.

<Buongiorno Gigì>

<Buongiorno Ciro, oggi c'è un po d affollamento, c'è da aspettare> disse in panico io barbiere alla vista del ragazzo.

<se vuoi ti lascio il posto Ciro>disse intimorito Filippo.

<ma quand mai chiattì, aspett>disse Ciro voltandosi poi verso il barbiere.
<fa na cos Gigì, oggi i capelli al chiattilo glielo faccio io> disse sicuro di sé.

<ma tu sei pazzo?! Mica ti posso dare la forbice in mano> provò a giustificarsi il barbiere.

<ma qualo forbic>
<rasoio elettrico> aggiunse prendendo il rasoio mostrandolo agli occhi di Gigì, che in tutta risposta gli afferrò il polso ricevendosi un occhiataccia.

<ma tu sei impazzito! Si m ver o comandant m fa na capa tant!>continuò lui.

<e il comandante non ci deve vedere> rispose lui continuando a fissarlo seriamente facendolo zittire e togliere dal mano dal suo polso.

<va bene>sussurrò sconfitto.

Ciro si voltò verso Filippo azionando il rasoio.

<famm vre nu poc chiattì.
So lungh eh? Dobbiamo taglià> disse iniziando a copiare il suo taglio.
Una linea laterale.

<com'è chiattì?
T piac?> chiese una volta finita la sua arte.

<non è il mio stile.
Mi ci devo abituare>rispose lui, anche se non si sarebbe mai abituato a quel taglio.

<non è il tuo stile?...
Hai visto il mio chiattì?
L'immagine è importante, fa capì subt chi sei, dove ti collochi.
Accussi nun si chiu nu chiattill, e nemmeno una guardia> iniziò con il suo discorso filosofico camorristico mentre osservava Filippo attraverso lo specchio.

Patto col diavolo//Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora