Primo settembre

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Capitolo 21

Il primo settembre, Hazel spalancò le palpebre all’alba, ritrovandosi ancora totalmente immersa nella penombra che avvolgeva tutta la sua camera da letto. Non poteva crederci, dopo tutti quegli anni di attesa quel momento tanto atteso era finalmente arrivato ma lei non riusciva affatto a sentirsi felice. 

Erano stati giorni parecchio intensi quelli appena trascorsi, passati quasi tutti a sistemare le ultime cose per la partenza di Janus e a fare i conti con quel passato che sembrava voler tornare a torturarla. 

Con un sospiro scontento Hazel si allungò verso la lampada appoggiata sul comodino alla sua destra, accese la luce e si guardò intorno. Viveva in quella casa da pochi mesi e questo lo si poteva notare lontano un miglio: le quattro pareti che formavano la sua camera da letto erano bianche e spoglie, non c’erano fotografie e nemmeno oggetti d’arredamento ad abbellire le superfici dei mobili che puzzavano ancora di nuovo. Tutto, intorno a lei, sembrava quasi dare l’impressione di ritrovarsi in una anonima e fredda stanza d’albergo. 

Con un altro sospiro, Hazel si alzò dal letto e si stiracchiò, voltandosi poi verso la finestra spalancata da cui si poteva vedere un cielo che si stava man mano schiarendo sopra di lei. Si affacciò, poggiando entrambi i gomiti sul davanzale, dando uno sguardo alla strada deserta sottostante e poi alle stelle che brillavano ancora ferendo il manto oscuro. Nonostante Sirius glielo avesse spiegato milioni di volte, non aveva mai imparato a trovare quella stella di cui lui portava il nome ma, quella mattina, le sarebbe piaciuto poterla osservare di nuovo. Dopo tutti quegli anni, per quanto fosse dura da accettare, lui le mancava ancora, soprattutto nei momenti importanti come quello. 

Hazel si voltò verso il letto, immaginando come sarebbe stato poterlo guardare mentre se ne stava lì disteso, magari ancora mezzo addormentato, sdraiato sul lato sinistro ma con il viso nascosto nel cuscino come faceva sempre quando le prime luci dell’alba lo infastidivano svegliandolo. Era stato così difficile abituarsi a dormire senza averlo al suo fianco quando lui l’aveva lasciata, e ancora adesso le capitava spesso di trovare quel vuoto nel suo letto assolutamente dilaniante. 

Non sarebbe dovuta andare così, lei ne era certa; sapeva che erano destinati a stare insieme. Eppure lui non c’era più, se ne era andato via, non esisteva, non era rimasto neppure più il suo corpo. 

In quei giorni, a quel dolore già difficile da sopportare, si era poi aggiunto quello che aveva provato nel momento in cui aveva finalmente conosciuto il piccolo Teddy Lupin, qualche giorno prima. Anche lui, come Janus, somigliava al padre tanto da farla star male, ma con quell’atteggiamento frizzante che era tipico di Dora. 

Si sentiva così vuota.  

Hazel sbuffò, si portò una mano al volto e poi raccolse le forze per uscire da quella stanza, dirigendosi verso il bagno. La casa era immersa nel più surreale silenzio e, proprio come la sua camera da letto, appariva fredda e poco accogliente, così diversa dall’appartamento in cui lei e Janus avevano vissuto a New York, che invece appariva proprio come un posto nel quale abitavano persone felici. 

Varcò la soglia del bagno e accese la luce. Appoggiò entrambe le mani al bordo del lavandino e alzò lo sguardo, scontrandosi con il suo riflesso. Complice l’ansia per l'imminente partenza di suo figlio, non aveva dormito molto bene e questo lo si poteva notare dal viso un po’ gonfio di sonno arretrato e dalle occhiaie sotto gli occhi scuri. 

Non aveva più l’aspetto da ragazzina di un tempo ma, in compenso, era certa di essere migliorata con l’età adulta. I suoi capelli castani, una volta crespi e senza forma, adesso apparivano ordinati e curati, e ricadevano sulle sue spalle con piccole onde dall’aspetto setoso. Aveva acquisito sicurezza, un certo modo di fare che, secondo suo fratello Chris, la rendeva affascinante. Hazel si lasciò scappare un sorrisetto amaro: da quando l'aveva conosciuto, Chris le aveva fatto incontrare ogni suo amico, organizzando una quantità svariata di appuntamenti mai andati a buon fine. Dopo la morte di Sirius, era come se il suo cuore si fosse raggrinzito e, quelle poche volte in cui si era sentita attratta da qualcuno, il tutto era finito nel giro di una notte. Non si dava il tempo né la possibilità di innamorarsi nuovamente e si convinceva di non averne bisogno.

Lascia che ti racconti la storia | Sirius BlackWhere stories live. Discover now