Sostituto

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Capitolo 27

Verso sera, la Tana si era svuotata. Gli unici rimasti, a parte Janus e sua madre, erano i tre figli maggiori di Molly e Arthur: Bill e Fleur, con la loro prole al seguito, che vivevano in Francia e che sarebbero rimasti lì fino a capodanno, Charlie, che era tornato a casa per star vicino ai suoi genitori già da qualche anno, e Percy, insieme a Molly e Lucy, che non poteva di certo smaterializzarsi a Londra con due bambine di sette anni.

Janus era stato sistemato in una camera dalle pareti arancioni, che la signora Weasley gli aveva detto essere quella in cui, molti anni prima, aveva dormito Ron e, a fianco ad essa, c’era quella in cui avrebbe dormito sua madre. Il giovane non sapeva dove avrebbe dormito Percy, ma una cosa era certa: lui lo avrebbe tenuto d’occhio. 

Sì, Janus sarebbe rimasto sveglio tutta la notte, per controllare che non si avvicinasse nemmeno per sbaglio a sua madre, con le orecchie ben appizzate, pronte a captare ogni singolo passo fuori da quella stanza. 

Verso mezzanotte però, i suoi occhi avevano cominciato a farsi pesanti, così decise di mettersi a leggere, tanto per tenersi occupato. Lesse, cercando di concentrarsi sulla storia, finché alla fine non crollò con la faccia premuta sulle pagine del suo libro e, la mattina dopo, il giorno della vigilia di Natale, aprì gli occhi, confuso e ancor più stanco della sera precedente. 

Sdraiato nel letto una volta appartenuto a Ron, rimase fermo a fissare il soffitto arancione per qualche minuto, prima di voltarsi su un lato. Sotto la finestra chiusa, da cui però filtrava abbastanza luce da illuminare tutta la stanza, era stato abbandonato il suo baule, mentre su una sedia c’erano i vestiti che avrebbe indossato quel giorno. 

Dopo aver raccolto ogni briciola di forza di volontà che aveva in corpo, il giovane si mise a sedere, pur rimanendo a contemplare il vuoto per un’altra manciata di secondi.

Da fuori alla porta arrivavano i rumori della Tana che si svegliava: Janus sentì la voce di sua madre, alcuni passi e poi la voce di Percy, che gli provocò una dolorosa fitta allo stomaco. 

Lo odiava. 

Odiava tutto di lui, ma la sera prima aveva fatto del suo meglio per trattenersi dal gridargli contro ogni volta che apriva bocca. Odiava che avesse sempre le sembianze di uno che si aspettava un invito dal presidente degli Stati Uniti da un momento all’altro, anche mentre indossava il pigiama, odiava il suo modo di parlare e soprattutto odiava tutta quella complicità che aveva con sua madre. 

Percy lo aveva sostituito su tutti i fronti: Hazel andava con lui alle mostre o a teatro, guardava insieme a lui i suoi film preferiti e dal modo in cui si rivolgevano uno all’altra si poteva notare lontano un miglio il fatto che avessero ormai molta confidenza. Sua madre non era mai stata così con nessuno, mai. 

Chissà cosa avrebbe pensato suo padre se li avesse visti insieme… 

Come colto da un’illuminazione, Janus si alzò in piedi, raggiunse il baule, lo aprì e tirò fuori la vecchia scatola in cui conservava tutti i biglietti che Sirius aveva scritto per lui prima di andarsene. Ce n’era uno per ogni situazione, anche per la più strana o improbabile, dunque doveva aver scritto qualcosa anche nell’evenienza in cui Hazel si fosse rifatta una vita. 

Come previsto, infatti, Janus si ritrovò tra le mani una busta da lettera con su scritto “per quando conoscerai il nuovo fidanzato di tua madre”. La aprì con cura, ben attento a non strappare o stropicciare troppo la carta, posando gli occhi sulla calligrafia ormai conosciuta di suo padre. Come al solito si trattava di poche righe, quasi scritte di corsa: 

Quindi tua madre si è trovata un uomo, eh. In questo caso ho una sola parola da dirti: uccidilo (ovviamente sto scherzando, anche se… )  

Lascia che ti racconti la storia | Sirius BlackWhere stories live. Discover now