Faccia a faccia

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Capitolo 34

La mattina del primo settembre, Hazel aprì gli occhi più stanca di quanto non fosse stata la sera prima, ritrovandosi nella sua camera da letto, ma senza il corpo di Percy steso al suo fianco, cosa che le ricordò per quale motivo avesse dormito così male. 

Ormai lo sapeva bene: ogni volta che Percy partiva per questioni lavorative passando una o più notti fuori, o quando partiva lei per lo stesso motivo, riposare diventava più faticoso del solito. E pensare che per anni aveva dormito da sola senza sentire la necessità di nessuno che la stringesse forte quando faceva un brutto sogno, cosa che ultimamente le accadeva molto spesso, proprio come durante quegli anni di guerra. 

Percy c’era sempre, durante quelle sue crisi notturne: c’era quando vedeva di nuovo il corpo di sua madre steso sul pavimento, c’era quando Bellatrix arrivava per uccidere suo figlio, c’era quando gli auror arrestavano Sirius per portarlo di nuovo ad Azkaban, lontano da lei e dal loro bambino, che in quei sogni era ancora un innocente neonato.  Lei ovviamente c’era per lui, quando si svegliava con gli occhi pieni del terrore della battaglia e il cuore gonfio di sensi di colpa per la morte di Fred. 

Hazel si stiracchiò e poi si voltò verso il telefono abbandonato sul comodino accanto a letto. Lo afferrò e guardò l’ora. Erano le otto in punto. 

Si alzò dal letto con un piccolo lamento sommesso, attraversò la stanza e uscì, ritrovandosi nella penombra del corridoio silenzioso. Proprio davanti a lei, la porta della cameretta di suo figlio era appena accostata. Hazel la aprì silenziosamente del tutto e poi rimase ferma sulla soglia, osservando Janus che dormiva ancora, tutto raggomitolato nel lenzuolo leggero. Sembrava di nuovo un bambino quando dormiva, con quell’espressione insolitamente rilassata e i capelli scuri e spettinati che gli ricadevano sulla fronte. 

Hazel detestava ogni dannatissimo primo settembre da quando Janus aveva iniziato la scuola, perché voleva dire che il suo bambino andava via per tre lunghissimi mesi e lei sentiva ogni anno la sua mancanza, senza mai farci l’abitudine. 

Silenziosamente, si avvicinò al letto del ragazzo, sedendosi sul materasso. 

In quello stesso momento, Janus aprì gli occhi. - Mamma… - Mormorò assonnato. 

- Scusa, amore, non volevo svegliarti. - Sussurrò Hazel. - Dimentico sempre che hai il sonno leggero come tuo padre. - 

Janus sbadigliò e si mise seduto. - Che c’è, non riesci a dormire senza Percy? - Chiese.

- Anche, sì… - Ammise Hazel. - Ma sono le otto. Dobbiamo iniziare a prepararci. - 

Il giovane annuì, scrutando l’espressione triste della madre. - Mamma, guarda che torno per Natale, come tutti gli anni. - Le ricordò, come se le avesse letto la mente.  

- Lo so, ma è comunque difficile lasciarti andare, lo sai. - 

- Stanotte vai a dormire alla Tana, non restare qui da sola, che ti deprimi. - Disse Janus, alzandosi dal letto. - Oppure perché non chiedi a Dora di uscire? - 

- Sì, probabilmente lo farò. Non preoccuparti. - Lo rassicurò Hazel. - Comunque, a proposito di quando tornerai, immagino che Sirius vorrà passare le feste con te. - 

Lui, ancora confuso dal sonno, la guardò come se sua madre avesse parlato in un’altra lingua. - Non ci penso nemmeno. - Tagliò corto. - Se mi costringerai ad andare da lui giuro che quest’anno rimango a scuola. - 

- Ne parleremo poi, ho capito. - Sospirò Hazel. - Forza, alzati, andiamo a fare colazione. - 

Al piano di sotto, Neo stava dormendo beatamente sul divano, ormai a suo agio con i suoi nuovi padroni. Janus gli diede un rapido buffetto sulla testa e poi raggiunse la cucina.

Lascia che ti racconti la storia | Sirius BlackWhere stories live. Discover now