Capitolo VI

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Le sirene della polizia si stavano allontanando velocemente dalla scuola, illuminando la strada di rosso e blu. Lo sceriffo Galpin era accorso sulla scena del delitto in men che non si dica insieme ai suoi sottoposti.

Un omicidio alla Nevermore. Magari sarebbe stata la volta buona che quella scuola di pazzi chiudesse i battenti.

Le prove che avevano raccolto erano compatibili con quelle ritrovate nelle altre scene del delitto, tranne per un particolare. La stanza era cosparsa da quello che sembrava essere sangue, ma del corpo di Adelaide non c'era nessuna traccia.

Chi aveva ucciso quella ragazza in un modo così atroce da farle perdere litri e litri di sangue?

Tornò a casa con suo figlio Tyler al seguito. Il più giovane sembrava confuso e triste.

«La conoscevi?»

Tyler sembrò rinsavire dal suo stato di calma. Annuì.

«Era mia amica. Chi può averle fatto questo?»

Lo sceriffo appoggiò una mano sulla spalla di suo figlio e gli promise che lo avrebbe scoperto. Costi quel che costi. Non avrebbe accettato un altro Gomez Addams nella sua carriera.

La mattina successiva Mercoledì venne trascinata di peso da Enid nella stanza di Adelaide e Yoko. La lupacchiotta aveva pensato che quest'ultima avesse bisogno di cambiare aria. Sapeva quanto la vampira fosse legata alla sua compagna di stanza.

Sperava che la ragazza dagli occhiali spessi declinasse l'invito di venire a vivere da loro e le sue preghiere furono esaudite.

Yoko stava già sistemando le sue cose e disse loro che la Weems le aveva già trovato un'altra sistemazione.

Mentre Enid e Yoko continuavano a parlare, gli occhi neri di Mercoledì si focalizzarono su un punto nella stanza.

Nel muro dove Adelaide era solita appendere i suoi disegni c'era il segno di un artiglio. Di un artiglio? Guardò meglio e si accorse che i tagli erano troppo precisi per essere stato un mostro.

«Sono stati fatti con un coltello» disse attirando l'attenzione delle due studentesse nella stanza con lei.

«Per quale motivo avrebbero dovuto emulare degli artigli?» chiese Enid.

«Per far ricadere la colpa sul mostro»

Mercoledì non le guardò neanche per un secondo e andò dritta nello studio della preside Weems. Non bussò neanche alla porta, la spalancò e trovò la Weems intenta a parlare con la professoressa Thornhill.

«Mercoledì, è il modo di entrare?»

«Non c'è tempo per questo. Devo parlarle» guardò di sottecchi la Thornhill «In privato»

La professoressa di botanica si congedò e Mercoledì disse alla Weems quello che aveva visto.

«Mercoledì, la polizia ha comparato i tagli nel muro di Adelaide con quelli lasciati nelle altre scene del delitto-»

«Quanto sarebbe comodo che il mostro fosse proprio di questa scuola per i normali?» sospirò «Ci sono due assassini a piede libero e uno di questi sta per passarla liscia»

La preside Weems le promise di tenere gli occhi aperti sugli studenti e suoi vari visitatori. Mercoledì uscì dal suo studio.

Non sapeva dove andare, con chi parlare. C'erano stati troppi attacchi negli ultimi giorni, troppe vittime, ma tutti erano stati ritrovati.

Tranne Adelaide.

Cosa era successo al suo corpo?

Da lontano vide la figura di Xavier. Aveva gli occhi arrossati e la faccia di chi non aveva dormito neanche per un secondo la notte precedente.

«Potrei avere delle novità su-»

Su cosa? L'omicidio, la scomparsa? Cosa era accaduto ad Adelaide? Non ebbe il tempo di rifletterci.

«È stato quel mostro, Mercoledì. Per favore, lasciami andare. Non voglio parlare con te»

Fece per allontanarsi, ma Mercoledì gli gridò dietro «Non è stato il mostro»

Voleva attirare la sua attenzione e a quanto pareva c'era riuscita. Xavier si girò verso di lei, aspettando che continuasse a parlare.

«Ci sono dei segni di coltello in camera sua. Chiunque sia stato è umano»

Per la prima volta provò pietà per qualcuno. Una pietà buona, non di derisione. Xavier era distrutto dalla perdita di Adelaide, il suo volto era lo specchio del suo cuore. Spento e privo di qualsiasi emozione.

«Ho letto abbastanza casi di omicidio per saper distinguere un serial killer da un delitto passionale» continuò Mercoledì «Chiunque le abbia fatto del male, la conosceva. Non si riduce così qualcuno che non conosci»

«E come l'hanno ridotta? Hai visto il corpo per caso?» la attaccò Xavier «Sono stanco, Mercoledì. Sono stanco di te, di me, di questa scuola» prese un respiro profondo e abbassò il tono della sua voce «Voglio andarmene. Ho già chiamato i miei genitori e sono d'accordo con la mia scelta»

«Non puoi andartene adesso. Chi ha ucciso Adelaide-»

«Perché ti importa così tanto?» le urlò contro.

«E perché a te non importa più?»

Xavier le dedicò un'ultima occhiata malevola e fece per andarsene, quando sull'atrio della scuola videro comparire una figura che Mercoledì non aveva mai visto.

Era una donna di mezza età, con lunghi capelli corvini e il volto pieno di cicatrici che ne deturpavano la bellezza. Da giovane doveva essere stata davvero bella.

Portava un abito nero e aveva uno sguardo furibondo. Uno dei professori appena la vide le sussurrò qualcosa all'orecchio e la accompagnò al piano di sopra, probabilmente nell'ufficio della preside Weems.

«Chi è quella?» chiese Mercoledì attonita.

«Quella» disse Xavier indicando il punto dove prima stanziava la donna «Quella è la madre di Ade»

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora