4. Non parlare di Pokémon

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Nicola richiuse la bocca

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Nicola richiuse la bocca.

Passarono uno, due, tre, quattro secondi.

"Saliamo?" Chiese prima di arrivare a cinque. La gente odiava quando il silenzio arrivava fino a cinque.

Aveva completamente ignorato la mia uscita su Cucciolo, quindi decisi che fosse il caso di fare altrettanto.

Ci arrampicammo sulle scalette, e io diedi prova della mia forza erculea fallendo nel tirare su la valigia. Nicola rimase a terra a vedermi lottare con le mie braccine da spaghetto finché non ebbe pietà di me e mi chiese se avevo bisogno di aiuto.

Non l'aveva detto con tono allegro, ero abbastanza sicuro che fosse solo infastidito dal fatto che stessi bloccando la porta. Bene. Mi odiava.

"Ce la faccio." Mentii e sorrisi tutto insieme, che era una cosa molto difficile e fastidiosa.

Ma quando fallii di nuovo, Nicola si fece avanti, sollevandosi sul primo gradino e afferrando il manico della mia valigia dalle mie mani. La tirò su come se non ci fosse niente dentro e la appoggiò sul pavimento del treno. Poi tornò indietro a recuperare il suo bagaglio e fece lo stesso lavoro anche con quello.

"Grazie."

Nicola mi fissò.

Era orribile quando avevo bisogno di sapere che cosa pensava la gente, ma non avevo nessuna idea di come capirlo. Mi odiava? Gli stavo simpatico?

Aveva sorriso prima, ma ora no. Però non mi stava guardando male, almeno non mi pareva. Mi aveva aiutato, quindi forse gli piacevo. Oppure forse aveva trovato fastidioso dovermi aiutare.

Se almeno quella ragazza mi avesse dato qualche informazione in più... Nicola doveva pur essere... qualcosa! Era un persona scontrosa o amichevole? Affettuosa o testarda? Mi avrebbe odiato oppure no?

Non poteva essere completamente neutrale! Nessuno era mai neutrale nei miei confronti. O mi adoravano o mi odiavano, non c'era via di mezzo.

"Gioele?"

Alzai la testa. Mi ero perso nei miei pensieri mentre mi fissavo le scarpe. Nicola mi stava tenendo aperta la porta, e ci avrei scommesso che la stava tenendo aperta da un po'.

"Ci sono."

Lui fece una faccia strana. Non sapevo cosa volesse dire.

Prendemmo posto giusto in tempo per sentire il messaggio che avvisava eventuali accompagnatori di scendere dal treno.

Io avevo il 5A e Nicola aveva il posto di fronte, entrambi sul lato finestrino. Io ero in direzione di marcia, e lui no.

Dopo aver incastrato la valigia nel portabagagli, appoggiai l'ape sul sedile accanto e strinsi il mio Bulbasaur contro lo stomaco. Quella massa morbidosa aggressivamente spermuta contro di me mi fece sentire un po' meglio.

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