20. Tum Tum

298 48 109
                                    

La bici di Nicola cigolava -crii, crii, crii- ad ogni giro che compivano le ruote

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La bici di Nicola cigolava -crii, crii, crii- ad ogni giro che compivano le ruote.

Aveva voluto accompagnarmi a casa, e poi da lì sarebbe ritornato indietro con la bicicletta. Gli avevo detto che non aveva alcun senso, perché potevo arrivare a casa da solo e lui avrebbe dovuto fare strada in più senza ragione. Ma lui non mi era parso affatto contento quando l'avevo detto, così avevo aggiunto che, in verità, forse non mi ricordavo bene la strada per tornare a casa.

Invece di prendere la via principale, Nicola mi guidò lungo questi sentierini nascosti che puzzavano di marijuana, ma senza nemmeno una singola persona in vista. Il sole si era nascosto durante il pomeriggio e le nuvole grigie sovrastavano ogni cosa. Era molto silenzioso, c'erano alberi da un lato e campi non coltivati dall'altro. Mi piaceva.

Pioverà? Il mio cuore batteva forte a quella possibilità. Io avevo il mio ombrello arcobaleno nel mio zaino, come sempre. Ma Nicola si sarebbe bagnato tornando a casa. E poi non era sicuro pedalare sotto la pioggia.

Pioverà?

Crii, crii, crii...

Con la pioggia sarebbe successo qualcosa di importante. Quel pensiero non aveva alcun senso logico, ma sentivo che era vero, lo sentivo con la stessa sicurezza con cui da piccolo credevo a Babbo Natale e a Gesù.

"Oggi non è andata tanto male, ma penso che ci vorrà ancora qualche giorno di pratica per essere sicuri che la prova vada bene. Che ne dici di ripetere domani?"

Annuii, ancora intento a guardare il cielo e pregare che cadessero le prime gocce.

"Gio? Sei strano."

"L'hai notato solo ora?"

"Intendo più strano del solito."

Mi fermai, e il crii, crii, crii si fermò con me. Inclinai la testa di lato. 

"Sta per succedere qualcosa di importante," sussurrai. "Penso che pioverà."

Nico guardò in alto, guardò me. Strinse le mani sul manubrio della bici. "Gio, tu... non hai proprio niente da chiedermi?"

Ci fu un tuono in sottofondo, pareva molto lontano.

"Che cosa dovrei chiederti?"

Nicola strinse più forte le dita attorno al manubrio. Le guardò. "Non so... hai scoperto che sono gay. Non hai proprio nessun commento da fare?"

Sentii una gocciolina sulla guancia. Credevo avessimo già esaurito l'argomento. Cos'altro dovevo dire? Ripassai mentalmente tutto il mio repertorio di risposte standardizzate: congratulazioni, mi dispiace, davvero interessante... qual era quella giusta?

"Gio..." Le labbra di Nico si strinsero in una linea stretta. "È tutto il giorno che ti comporti in modo strano! Sei distratto, intendo più distratto... ti perdi ad ogni parola che dico. So che stai rimuginando su qualcosa e se quel qualcosa riguarda il fatto che sono gay, beh... lo voglio sapere."

Plic PlicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora