tutto è enorme e dannatamente d'oro

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Proseguirono sul ponte dorato per quasi un'ora di cammino, in cui l'Empusa canticchiava strani motivetti, e di tanto in tanto cambiava il suo aspetto, alterando la vecchietta alla sua vera forma, Medea era subito dietro di lei, a seguire gli altri semidei

la figlia di Ecate restava in allerta e pronta a scagliare un incantesimo in qualsiasi momento, l' Empusa non poteva toccarla, ma comunque non si fidava, nessuno poteva garantirle l'incolumità dei suoi amici

"quanto manca?" domandò Calipso alla creatura "poco, poco" gracchiò, Leo al suo fianco sbuffò,  camminare nell'oscurità più profonda, l'unica luce che avevano era il ponte su cui poggiavano i piedi che risplendeva come se fosse cosparso di lampadine.

l'Empusa si fermò all'improvviso, e si voltò così velocemente che Medea nemmeno si rese conto di quello che stava succedendo "perché ti fermi?" le chiese cercando di mantenere la calma "siamo arrivati al castello" rispose "non c'è nessun-" iniziò Leo ma un enorme castello d'oro si materializzò davanti a loro

"ma ancora non hai capito come funziona?" gli sussurrò Calipso mentre si avviavano con gli altri verso l'entrata del palazzo.

Quello era una luogo sontuoso e imponente, era interamente d'oro sia dentro che fuori, ogni cosa era in quel metallo prezioso e per tutto il castello c'erano state ritraenti ogni genere di creatura, alcune sconosciute ai semidei

"lì dentro c'è il Re" mormorò l'Empusa che da quando erano entrati nella struttura aveva assunto un comportamento docile e tranquillo, in netto contrasto con quello quasi bimbesco avuto fino a quel momento.

Entrarono nella sala del trono e videro proprio davanti alle porte d'accesso un enorme, maestoso e ovviamente dorato trono, su di esso sedeva un uomo, basso e grassoccio che indossava una corona decisamente troppo grande per la sua testa tozza "che volete da me?"

"salve Maestà" salutò Medea "siamo semidei giunti al suo cospetto per sapere come trovare l'arco di Artemide" il vecchio la squadrò per un secondo prima di rispondere "perché dovrei aiutarvi?" nessuno rispose, e il re si mise a sbefeggiarli, si interruppe solo dopo aver visto Calipso

"meravigliosa creatura" le disse, lei lo guardò trattenendo il disgusto, Leo al suo fianco invece lanciò un occhiatataccia al re "vi invito a restare qui nel mio meraviglioso castello, sarete mia ospite d'onore, dopo vi indicherò la strada per l'arco" le disse in tono smielato, per poi lanciarsi in un lungo elogio al suo palazzo senza lasciare il tempo né a Calipso né a nessun altro di parlare

Medea si guardò intorno, tutto quell'oro per poco non l'accecava, che bisogno c'era poi di usare lo stesso metallo per tutto, il risultato era tutto tranne che elegante e sontuoso come invece sosteneva il Re, vide poi Jason sgranare gli occhi all'improvviso e spingere a terra la titanide che stava per ricevere un baciamano dal vecchio

"come osate spingere questa creatura" le urlò contro il Re "allontanatevi da lui, subito" disse invece il figlio di Zeus ai suoi amici "che succede?" domandò Medea al suo fidanzato mentre aiutava Calipso ad alzarsi "guardatevi attorno, la sala, il castello, e le statue fin troppo realistiche, per fino il ponte su cui abbiamo camminato, perché è tutto d'oro?"

Per la  figlia di Ecate fu come svegliarsi dopo un lungo sono, era come se la nebbia nel suo cervello si fosse completamente dissolta, trattenne il fiato e aumentò la presa sulla sua amica, guardò il re con terrore prima di sussurrare "lui è Re Mida"

Medea e Giasone || Jason Grace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora