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Era notte, buio pesto se non fosse per l'unico lampione ancora in funzione nel mio quartiere.

"Allora? Mi rispondi eh?" queste parole mi vennero urlate in faccia prima di chiudere gli occhi per un istante e trovarmi col sedere a terra, proprio in una pozza d'acqua formatasi poco prima a causa della pioggia.

L'uniforme di pallavolo appena lavata... pensai

"Non ho ancora capito cosa tu pretenda da me Kaito." dissi a voce fioca al ragazzo di fronte a me, a questa figura che non riuscivo neanche a guardare negli occhi.
Era il mio ragazzo.
Ed era spregevole.

"Allora ci stavi provando con quello del mini market o no eh? puttana!" urlò l'ultima parola, quasi sputandomi addosso.

"Gli ho chiesto solo un aiuto" dissi decisa, alzando lo sguardo. Ero stanca.

"T'aspetti che io ti creda eh?" Si abbassò alla mia altezza e mi prese per il colletto guardandomi con aria feroce.
Sulla sua fronte c'era una vena che pulsava, i suoi denti sfregavano tra di loro e della bava gli scendeva dalla bocca.
Mi distrassi un secondo guardando dei fuochi d'artificio poco distanti da dove eravamo noi.

Stava caricando un pugno, quando chiusi per un secondo gli occhi.
No... non avevo chiuso gli occhi... quell'unico lampione funzionante si era spento, e in quell'attimo non sentii più nulla, ne clacson e ne i grilli cantare, quasi come un black-out.

Qualche attimo dopo la luce si riaccese.
Kaito era ancora di fronte a me, ma tutto intorno a noi era così stranamente silenzioso, e anche lui se ne accorse.
Si alzò e si guardò attorno.
La signora anziana che di solito è sul balcone vicino casa mia non c'era più.
Decisi di alzarmi anche io, e camminare qualche metro più avanti, come per avvicinarmi al centro.
C'erano due biciclette a terra, le riconobbi, erano le bici dei due gemelli che abitavano poco distanti da me.
Alzai un sopracciglio.

"Che strano..." sussurrai

Kaito non disse nulla, si stava limitando a seguirmi.
Poco più avanti c'erano delle macchine, vuote.
Una era quella di mio padre, a quest'ora di solito tornava dal lavoro.
Mi affacciai ai finestrini, e notai che dentro c'erano diverse bottiglie di birra, che come al solito avrebbe bevuto a casa, dopo una stancante giornata di lavoro, come faceva sempre.

"Cosa è successo?" Kaito parlò
Io mi limitai a scuotere piano la testa
"Non ne ho idea".

Arrivammo dopo un po' alla stazione di Shibuya, fino a quel momento non avevamo visto anima viva, lì ci parve di vedere dei ragazzi, tre per l'esattezza.
Uno di loro non riusciva a camminare a dovere, doveva essersi fatto parecchio male.
Stavo per andare da loro, quando Kaito mi prese il polso e mi portò in un vicolo.

"Saeko" pronunciò il mio nome
"non permetterti di andare da quelli lì siamo intesi? Non ci possiamo fidare di loro"

"E se sapessero il motivo per il quale siamo qui? Se sapessero perché non c'è più nessuno a Tokyo?" Mi mise una mano sulla bocca per zittirmi, lo fissai per un attimo, quando un esteso complesso di appartamenti venne illuminato improvvisamente.

Io e Kaito ci guardammo, lui mi levò la mano dalla bocca.
"Dovremmo... andare lì?" chiese
Il suo tono terrorizzato.

Io annuii, prima di guardare quei palazzi.
Credo che avremo delle risposte.

Iniziai ad incamminarmi, il mio ragazzo subito dopo di me. Lo odiavo, lo avrei lasciato lì se non fosse per questa strana situazione.
Non ho paura, sono solo stranita, forse un po' preoccupata.
Dove è finita tutta Tokyo?

Mentre cammino, passo dopo l'altro, cerco di togliere la terra di quando Kaito mi spinse, dai pantaloncini da pallavolo, erano fastidiosamente corti, blu e bianchi.
Misi poi le mani nel tascone frontale della mia felpa, dei medesimi colori, i colori della mia squadra.
Sciolsi i capelli, avevo freddo, e i calzettoni blu alti quasi fino alle ginocchia non aiutavano molto.

Poco dopo sentii delle mani sui miei fianchi, sobbalzai.

"Sei cosi sexy con questi pantaloncini Saeko..."
Kaito sussurrò avvicinandosi pericolosamente a me, iniziando a baciarmi il collo.
Provai a dimenarmi "cazzo smettila..." dissi con cautela, ma lui non voleva saperne. Una delle sue mani finì sul mio fondoschiena "dobbiamo andare là Kaito." dissi sull'orlo della disperazione.

"Si.. pronuncia ancora il mio nome così.." sussurrò infilando una mano sotto la mia felpa, e lì non ci vidi più.
"cazzo!" lo spinsi via.

"Devi smetterla, hai capito?" dissi affannata
"Dobbiamo arrivare là! Non sappiamo cosa sta succedendo qui, non vedi che non c'è anima viva?"

Lui non disse nulla, si limitò a guardarmi.
Allora girai i tacchi e mi diressi verso i palazzi, non troppo distanti da dove eravamo in quel momento. Kaito mi seguì.

Arrivammo all'entrata e finalmente vidi delle persone, le raggiunsi.

"Salve.. noi vorremmo sapere cosa sta succedendo.. qualcuno di voi sa qualcosa?" dopo questa domanda sentii uno strano bip.

"hai semplicemente segnato la tua condanna a morte" uno strano tipo col cappello parlò.

"cosa intende?" sussurrai, ma lui non mi rispose

"Le ha chiesto cosa intende brutto idiota" intervenne Kaito, con il suo solito fare.

"Ve l'ho già detto, non c'è molto da spiegare."
Sbuffai.
La maggior parte delle persone lì erano esattamente come noi, ignare di tutto.

Poi c'erano il tipo col cappello, che pareva avere molti segreti, altri due tipi che non avevano spiccicato parola tutto il tempo, e un ragazzo dall'aria strana, con il cappuccio e appoggiato al muro, scrutò me e Kaito per qualche istante, poi tornò a fissare il pavimento.

"Chiediamo se qui c'è un medico..." sentii dire.
Altri due ragazzi ci raggiunsero.

"Non puoi fidarti di loro, ti rallenteranno" disse uno dei due, era biondo decolorato, abbastanza alto e... ma certo! erano due dei tre ragazzi che avevo visto alla stazione di Shibuya!

Feci per andare da loro quando Kaito mi bloccò. "Ho detto di no Saeko" mi sussurrò in tono severo, pungente.
"Ma loro potrebbero sapere..." dissi piano
Lui mise il suo indice sulle mie labbra
"Ora sta zitta"

Distolsi lo sguardo da lui, portandolo dalla parte opposta dell'ingresso di quei palazzi.
Quel ragazzo incappucciato ci stava guardando.
Notai solo ora i suoi occhi felini.

"I simboli ci dicono il tipo di game... mentre i numeri i gradi di difficoltà..." sentii dire dal tipo col cappello ai due ragazzi della stazione

"game?" sussurrai "cosa sono questi game?"

"Non ascoltarli..." Kaito mi porse uno dei cellulari che erano a nostra disposizione su un tavolino "a cosa serviranno.."

"Le iscrizioni sono terminate"
Una voce robotica fece zittire tutte le persone presenti in quel momento, gli schermi dei cellulari si illuminarono

"game: oni e umani"
guardai le persone attorno a me.
che strano...

"regole: ognuno di voi deve scappare dall'oni.
obiettivo del game: trovare la zona sicura in una delle stanza del palazzo entro lo scadere del tempo."
alzai lo sguardo, quante stanze c'erano...

"a quel punto il game sarà superato, tempo limite, 20 minuti."
guardai Kaito, era fisso sul cellulare, io deglutii, era inquietante.

"passati i 20 minuti la bomba a orologeria nascosta all'interno del palazzo esploderà."

"cosa?" sussurrai
"deve essere uno scherzo" Kaito parlò "io non gioco" disse, facendo per uscire, quando uno dei due ragazzi della stazione lo fermò.

"non puoi uscire!... morirai."

shattered || chishiyaWhere stories live. Discover now