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«Andiamo. Vuoi?» mi propone dopo un po', quando ormai siamo già passati anche al secondo giro di cocktails, questa volta alla frutta e le nostre labbra hanno ormai fatto confidenza, intrecciandosi ripetutamente in un gioco di magici intrecci.

«Andiamo?» mi ripete in un sussurro, mentre le sue labbra sono ancora vicine al mio orecchio. Le fa scorrere sulla mia guancia, segue il profilo della mia mandibola e le avvicina alle mie, schiuse in un mezzo sorriso ebete.

Sono preda della sua bocca, del suo gioco sul mio viso, del calore che irradia forte dal suo petto.

Ho la testa ottenebrata da lui, dal suo fascino seduttivo, dal suo profumo delizioso che inebria le mie narici rendendomi dipendente.

Gli passo una mano dietro la nuca e giocherello con i suoi capelli, mentre le sue labbra si avvicinano sempre di più alla mia bocca e mi stuzzicano con un altro meraviglioso bacio che non fa che accrescere il mio desiderio per lui, la voglia di strappargli quella t-shirt aderente e vedere quei pettorali guizzanti che premono forte contro il mio seno abbondante.

«Veramente... Sono con delle amiche» gli rispondo. Improvvisamente, mi ricordo anche di loro. E mi sento pure un po' in colpa per averle abbandonate.

Oddio, ho lasciato Giulia che stava andando a caccia del biondino, Alessia che stava cercando di accalappiare il commesso della H&M e Valentina che cercava di attirare l'attenzione dei palestrati nell'altra pista.

Bell'amica che sono!

Mi è bastato cadere ai piedi di Alessandro per dimenticare tutto. Neanche avessi preso una botta in testa e perso la memoria!

Dory, non sei più sola. Ora siamo in due, penso riferendomi all'omonimo cartone animato.

Alessandro ha avuto il potere di ottenebrare la mia mente e di farmi scordare persino di loro. Da quando l'ho visto, non sono più padrona di me stessa, dei miei gesti. Mi sento un piccolo automa, preda di lui, del suo meraviglioso profumo, del suo sguardo intenso, di quel suo modo di fare seducente, da uomo vissuto.

Mi sento una bambina rispetto a lui e dentro di me percepisco che qualcosa non va, che non mi dovrei lasciar andare, ma la mia mente ormai ha smesso da un pezzo di ragionare in modo coerente.

«Meglio così» commenta lui con la bocca sempre vicina al mio orecchio. Sembra stia dando conferma ai miei pensieri giustificando la mia poca razionalità. Invece mi torna in mente la risposta che gli ho appena dato e cioè che sono venuta alla festa con le mie amiche.

«Potrai chiedere a loro di riportare a casa la tua macchina» si spiega meglio, notando il mio accenno di perplessità.

«Veramente, ci ha portate qui Alessia» spiego, come se sapesse a chi mi sto riferendo.

«E quindi non sei venuta con la tua macchina?»

«No.» E accompagno la risposta con un cenno della testa.

«Allora andiamo un po' a casa mia, si ti va, così potremo stare un po' più tranquilli e poi ti riaccompagno io.»

La sua voce leggermente roca è ipnotica e non riesco a connettere lucidamente. Molti pensieri affollano la mia mente mentre cerco di fare una veloce valutazione.

Non dovrei accettare la sua proposta, non porterà a nulla di buono.

Dovrei prendere le distanze da lui e dirgli di no. Il fatto di essermici scontrata alla fermata dell'autobus e di averlo rivisto al supermercato non significa che lo conosca e che mi possa fidare di lui. Non so nulla infatti, eppure ancor prima di aver finito di elaborare le mie tesi mentali, la mia bocca ha già pronunciato ciò che sente il mio cuore.

«Va bene.»

Quando me ne rendo conto, rabbrividisco al suo della mia stessa voce. "Oddio, cos'ho detto?" Tento una strenua resistenza in extremis. «Però stiamo poco.»

«Certo, Elena. Quando vuoi me lo dici e ti riaccompagno a casa.»

Mi sento un po' più tranquilla, come se le sue parole mi autorizzassero a fidarmi di lui.

Ci dirigiamo verso la pista principale, in cerca delle mie amiche per avvisarle del mio improvviso cambio di programma. Riesco a scorgere Valentina che sta ballando sinuosamente. Un tipo la sta cingendo da dietro strusciandosi su di lei, ma a lei non sembra dar fastidio, anzi sembra coordinare i suoi movimenti a quelli del ragazzo. Mi avvicino al suo viso e la informo che torno a casa con Alessandro. Lei accosta la sua bocca al mio orecchio e mi sussurra in modo da non farsi sentire nonostante la musica assordante copra ogni rumore: «Io invece mi sto divertendo un mondo con Luca» mentre il suo amico resta incollato alla sua schiena.

«Penso ti stia facendo vedere le stelle» commento con un po' di ironia e mi riavvicino al suo orecchio «o che te le stia facendo sentire...»

«Mmmmh!» è il commento complice della mia amica.

Ok, ci ho azzeccato.

Recupero giubbotto e borsa dal guardaroba mentre anche Alessandro si fa dare il suo, un imbottito di colore nero. Lo guardo ammirando il suo stile meno formale, completamente diverso da quello che aveva il primo giorno che l'ho visto.

Nel parcheggio del Garden House, ci dirigiamo verso il suo suv e mi fa accomodare vicino a lui. Mi chiede dove abito, anche se ormai almeno in linea di massima dovrebbe saperlo e mi dice che lui invece vive ad una trentina di chilometri dal locale. La radio sta trasmettendo "Animals" dei Maroon 5 e mi lascio andare al ritmo della musica mentre Alessandro è rilassato e perfettamente a suo agio al punto da canticchiare qualche parola in inglese.

Raggiungiamo casa sua, un appartamentino essenziale ed ordinato, per essere quello di un uomo.

«Vivi da solo?» gli chiedo.

«Sì.» La sua risposta mi conforta. Non rischiamo intrusioni non gradite da parte di coinquilini o di familiari. Mi conduce in salotto ed accende la lampada appoggiata sul tavolino posizionato tra due divanetti chiari ad angolo. Una luce dai toni caldi, aranciati si diffonde nella stanza creando un'atmosfera intima.

«Puoi toglierti il giubbotto, se vuoi. Ti prendo qualcosa da bere?» La sua voce è una carezza.

«Ho già bevuto abbastanza» commento.

«Dai, una Coca, un'aranciata o un Martini...»

«Ok, vada per il Martini.» La proposta mi stuzzica e contraddice quanto ho appena affermato, ma chi se ne frega? La serata è meravigliosa e sta procedendo alla grande. Voglio festeggiare con lui, brindare e la Coca certo non si presta allo scopo.

Alessandro torna in salotto reggendo in mano due coppe di Martini rosso ghiacciato. Me ne porge una.

«A te, deliziosa Elena e alla nostra splendida serata.»

"Oh, ancora quel nomignolo! Che dolce!"

«A noi.» Alzo il bicchiere facendolo tintinnare con il suo ed accosto le labbra bevendone un lungo sorso. Il fresco del liquido scarlatto lascia il posto al calore che scende in gola e raggiunge il mio stomaco, liberando in me un calore che si aggiunge a quello della stanza e a quello del mio corpo, impaziente di riavere Alessandro al mio fianco.

Si avvicina a me, beve anche lui, poi mi toglie dalle mani la coppa e la adagia insieme alla sua sul tavolino. Con la mano mi accarezza la nuca, la insinua tra i miei capelli ed avvicina il mio collo al suo viso. Le sue labbra fresche ed impazienti sono sulle mie e la sua lingua si crea un varco nella mia bocca accendendo in me una tensione incontrollabile.


Mia deliziosa Elena (completa)Where stories live. Discover now