Some days, you're the only thing I know

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Nell'anello di Calum c'era una pasticca, che il suo medico prese e gliela mise in bocca. Cal era né impaurito né preoccupato, era vuoto. A differenza degli altri ragazzi nella stanza, lui era lì da più tempo. Era quasi abituato a quei macchinari, a quei bip che erano diventati la sua musica, a quei camici bianchi svolazzanti. Aveva quasi perso le speranza di tornare alla sua vita... Ma ormai era andata così, si ripeteva spesso. Prese un grande respiro e aspettò di affrontare una nuova missione.

La pasticca cominciò a fare effetto : chiuse gli occhi e si risvegliò,con uno scatto della testa, in una stanza illuminata di giallo. Anche il ragazzo era vestito in bianco e nero. Aveva visto quei colori fin troppo spesso.

Vicino al muro, Calum vide il suo medico, vestito di nero, occhiali neri e le sue mani erano ricoperte da roccia. Sembrava un bodyguard, solo che non era lì per proteggere lui. Gli occhiali neri puntarono quelli del ragazzo, che annuì con la testa, capendo cosa doveva fare, non appena notò di avere un cubo di roccia, legato con una catena, al suo piede.

Doveva liberarsi.

In quel momento cercò di eliminare i pensieri superflui dalla sua mente e pensare solo alla missione. Era un ragazzo forte, sua madre glielo diceva sempre.

Cominciò a camminare sperando di spostare il masso, ma era troppo pesante.. continuando a spingerlo, si fece solo male alle mani.

Mise un piede sul cubo di pietra e tirò la catena per cercare di staccarla: Niente. Il suo sorvegliante lo osservava con attenzione mentre camminava vicino al muro di quella stanza. Gli stava ricordando quando la prof girava per i banchi durante le verifiche... Ma Calum non doveva farsi travolgere dai ricordi, aveva pianto abbastanza.

Le luci da gialle diventarono verdi. Poi si spensero del tutto e la cavia rimase al buio. No quello non gli aveva mai fatto paura, ma saliva l'ansia, e il desiderio di liberarsi dal masso.

Strinse i denti innervosendosi e iniziò a spostare il masso da tutte le parti. Usò tanta forza , quasi la esaurì, ma quei tentativi andarono in fumo. Ma una dannatissima pietra non poteva fermarlo.

Rivolse lo sguardo verso sinistra e nell'angolo della stanza notò un basso appoggiato alla parete. Era lo stesso che suonava prima di finire in quel posto... La musica era tutta la sua vita, ma non era lì di certo per essere suonato.

Ansimando dalla fatica ,si stese per terra fino a raggiungerlo. Lo prese e si alzò tornando al cubo di pietra. Un' altra missione stava per essere risolta, sarebbe stata l'ultima?

Impugnò per bene il basso e con quest'ultimo colpì il masso che iniziò ad avere qualche crepa. La rabbia invase il suo corpo e purtroppo perse il controllo dei suoi pensieri, che tornarono da lui, dopo essere stati messi in un angolino della sua mente.

Lo colpì varie volte , immaginandosi il male che lo aveva portato via dalla sua vita. La chitarra a quattro corde finì in frantumi per i colpi dati, ma così forti e utili che il cubo si era diviso in due e la catena spezzata.

Così, anche l'ultimo esperimento riuscì.



ANGOLO AUTRICE:

EIII ciaoo ecco la penultima parte di questa storia

ebbene sì, la prossima sarà la fine... quindi ditemi se vi piace!!!

bene siete curiosi di sapere come va a finire??


Martina Irwin

TEETH ||5SOS||Where stories live. Discover now